Fabio Quartararo campione del mondo a Misano Adriatico, dopo una brutta caduta di Francesco Bagnaia che stava tirando come un forsennato in prima posizione per mettere nel sacco più punti possibili. Poteva andare peggio? Sì e c’è andata! Perché Marc Marquez, il rivale storico di Valentino Rossi, l’acerrimo nemico dal 2015, ha pure vinto la gara. Sul peggiore dei teatri, quindi, e nella più tremenda delle sceneggiature, la Francia vince il primo titolo mondiale della storia della MotoGP e lo fa con un ragazzo che s’è caricato sulle spalle la responsabilità di essere quello che doveva prendere in mano la Yamaha del più grande di sempre. L’ha presa e ci ha vinto, da protagonista del mondiale dalla prima all’ultima gara, senza picchi di eccellenza che ricorderemo per sempre, ma con una costanza e una determinazione che non hanno avuto eguali nella storia recente delle corse in moto.
Al popolo giallo, accorso in massa al Marco Simoncelli World Circuit, non è rimasto altro da fare che applaudire e congratularsi con un Fabio Quartararo così. Ha meritato il titolo e, al di là del giorno in cui lo ha vinto (rovinando di fatto quella che doveva essere solo la festa di Valentino Rossi), non gli si può recriminare nulla. Era partito dalla quindicesima casella e mentre Pecco là davanti inanellava giri veloci su giri veloci, lui non s’è perso d’animo, mantenendo la concentrazione e rifuggendo quel nervosismo che in passato gli era costato carissimo. Primo sorpasso, poi via via tutti gli altri come birilli (Ducati comprese, che forse un minimo di gioco di squadra di più avrebbero potuto farlo), arrivando fino a sfiorare il podio. Una gioia in più a cui ha dovuto rinunciare in favore di Enea Bastianini, letteralmente fenomenale nell’attaccarlo all’ultimo giro andandosi a prendere il terzo posto.
Poi la bandiera a scacchi e le telecamere che hanno inevitabilmente puntato i loro obiettivi verso il nuovo campione del mondo, mentre i fumogeni gialli prendevano i toni del blu, quello che identifica l’anima racing di Yamaha. Una Yamaha che due anni fa ha in qualche modo voltato le spalle a Valentino Rossi, tirandosi dietro non poche critiche, ma a cui oggi, con un titolo mondiale riportato nel box, non si può dire assolutamente nulla. Anche se è vero, vero ai limiti dell’inconfutabilità, che questo è stato il mondiale di Fabio Quarataro e non certo della Yamaha, con il francese che in più di una occasione, come ha ammesso anche Lin Jarvis, ha dovuto guidare ben sopra i problemi. Lo ha fatto anche oggi, dopo aver dovuto fare i conti per tutto il fine settimana, con una M1 che già alla prima goccia di pioggia del venerdì s’è rivelata la prima avversaria, e non certo una alleata, verso la conquista del sogno.
E Misano? Misano è stata a guardare, con una più che piacevole (da raccontare) gioia verso Fabio Quartararo e i soliti fischi (ma questa volta neanche tanti) all’indirizzo di Marc Marquez. Un altro che qui, al Marco Simoncelli World Circuit, ha voluto togliere la scena a quello che doveva essere l’unico protagonista: Valentino Rossi. Marquez, infatti, è passato sotto la bandiera a scacchi sventolata da Khaby Lame facendo il segno della forza sul suo braccio destro, rischiando anche la caduta nel tentativo di dare gas con il braccio opposto. Ma, alla fine dei giochi, è stata una festa di Valentino Rossi solo “semi rovinata” e non certo dai successi, del mondiale e della gara, di Fabio Quarataro e Marc Marquez, quanto, piuttosto, dal brutto epilogo che ha avuto il sogno di Francesco Bagnaia e di Ducati. Una caduta, per uno degli eredi designati di Valentino Rossi, che non ci voleva e che ha per un attimo ammutolito i circa 35000 del Marco Simoncelli World Circuit, ormai consapevoli che quell’unica sbavatura che è costata la gara a Pecco si sarebbe tradotta in uno scenario del tutto diverso da quello che ognuno si sarebbe aspettato.