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Il vero motivo per cui Hamilton non ha ancora firmato (e ci ricorda un po' Valentino Rossi)

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

4 febbraio 2021

Il vero motivo per cui Hamilton non ha ancora firmato (e ci ricorda un po' Valentino Rossi)
Un veto sulla scelta del compagno di squadra potrebbe essere il vero motivo (parola di Damon Hill) del ritardo nella firma del contratto Hamilton-Mercedes. Una notizia che fa infuriare i tifosi, ma che ci ricorda tante altre storie nel mondo del motorsport, compresa quella di Valentino Rossi

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Continua il botta e risposta sul contratto tra Lewis Hamilton e la Mercedes nonostante manchi sempre meno all'inizio della nuova stagione. Sembrava impossibile che la trattativa si prolungasse oltre la fine del 2020 ma, a febbraio inoltrato, tra le due parti non sembra ancora chiaro quali siano i tempi e gli accordi economici definitivi. 

Spunta ora una nuova ipotesi sul motivo di tanto ritardo: il campione del mondo del 1996 di Formula 1, Damon Hill. ha infatti parlato di un contratto biennale con veto sulla scelta del compagno di squadra. Secondo quanto rivelato da Hill infatti Mercedes e Hamilton sarebbero ora vicinissimi all'accordo dopo l'inserimento di questa clausola sull'altro membro del team F1. 

E a pensarci bene, potrebbe quindi essere stato questo - fin dall'inizio - il vero nodo cruciale della questione: non il valore economico, non gli anni di contratto, ma il compagno di squadra. Questo per Lewis potrebbe infatti essere l'ultimo accordo in Formula 1 prima del ritiro, quello fondamentale per vincere l'ottavo titolo iridato e diventare il pilota più vincente al mondo.

Avere accanto un collega come Bottas, che avrà il sedile nel 2021 ma che secondo molti verrà sostituito da George Russell nel 2022, per Hamilton è stato fondamentale in questi anni: un secondo pilota mai davvero pericoloso per la lotta al titolo e ben consapevole del suo ruolo da gregario. 

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La stessa cosa non potrebbe certo succedere con George Russell, giovanissimo rampollo della Williams, che alla prima occasione in Mercedes - in Bahrain lo scorso anno - ha rischiato di vincere la gara sulla monoposto dell'allora assente Hamilton. Uno smacco che il britannico potrebbe aver letto come un campanello di allarme in vista 2022: perché rischiare di chiudere la carriera facendosi battere da un campione della nuova generazione di Formula 1? Da qui quindi l'ipotesi del veto sulla scelta del compagno di squadra per il 2022. 

La notizia ha fatto sorgere una serie di critiche nei confronti di Hamilton, che non vorrebbe quindi mettersi a confronto con un giovane dall'enorme potenziale come Russell. Ma dove sta il dramma? E' più che normale che un numero uno assoluto abbia il potere di "pretendere" che la sua squadra si concentri su di lui, sulle sue prestazioni e sui suoi risultati, senza la preoccupazione di perdere punti, e anche credibilità come campione, con un ragazzo che - speriamo - avrà poi le sue occasioni in pista. 

Il veto sul compagno di squadra nel mondo del motorsport non è certo una novità, in Formula 1 come in altre categorie, basti pensare a Valentino Rossi e Jorge Lorenzo in Yamaha nel del famoso "muro" messo tra i due team tra il 2008 e il 2009. 

Un blocco totale tra le due parti, con i piloti "nemici in casa" e il team Yamaha completamente spezzato dalla rivalità dei due, entrambi alla ricerca del titolo. Due prime donne la cui competizione ha fatto la storia, e forse anche scuola per gli anni successivi, con tutte le scuderie alla ricerca di una soluzione per evitare le stesse dinamiche. Lo stesso Valentino, anni dopo, disse che il muro in Yamaha fu uno suo errore, peraltro completamente inutile nel tentativo di bloccare il passaggio di dati.

Guardando la storia del motorsport è quindi ancora così strano pensare che Hamilton voglia avere voce sul suo futuro compagno di squadra? Per evitare situazioni di rottura, come quelle già vissute con Rosberg nel 2016? 

La razionalità della scelta di Mercedes-Hamilton non toglie però la delusione del sapere che, con ogni probabilità, non vedremo mai in pista quella tanto sognata lotta generazionale dei due britannici della Formula 1. 

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