È il tema di questa settimane, un improvviso colpo di cannone che non hai idea di quando impatterà sulla roccaforte del calcio, ma sai perfettamente che quando lo farà saranno ca**i. Stanno giungendo a diluvio, perchè a pioggia sarebbe riduttivo, novità e comunicati ufficiali sulla SuperLega. Dal punto di vista giornalistica il peggio, o meglio, viene fuori con le dichiarazioni ufficiali. Come quelle del probabile presidente del nuovo campionato e attuale numero uno del Real Madrid Florentino Perez che, forse anche troppo serenamente, ha lanciato dardi infuocati verso la Uefa sostenendo che, con l'attuale sistema della Champions League, il calcio fallirà nel 2024. E ancora, l'iconico "presidentissimo" ha affermato una scomoda verità: "Se noi grandi generiamo profitti ne beneficeranno tutti, anche i club minori".
Un'idea che nonostante i chiari dubbi etico-sociali, affascina non poco. Dopo Igor Protti, Sergio Pellissier e Dario Hubner ne abbiamo parlato con altri tre grandi attaccanti del passato che però, hanno speso pareri tutto sommato favorevoli sulla SuperLega. A partire da Nicola Amoruso, capitano della Reggina ee puro numero nove che ci ha spiegato come l'idea sia accattivante: "Anche se è stato guardato l'interesse di pochi a scapito di quello di tanti che vengono trascurati, dal punto di vista dello spettacolo non possiamo dire assolutamente niente - ci ha detto l'ex attaccante di Juventus e Napoli - L'idea mi piace perchè è una super Champions League ma non vedo la fattibilità del progetto, è stato lanciato un guanto di sfida alla Uefa bisognerà capire come medieranno con gli organi di governo e soprattutto come faranno gli altri club ad andare avanti".
Sullo stesso filone è poi Fabrizio Ravanelli, mediare con Uefa e Fifa dovrà essere il primo punto sulla lista dei club d'elite iscritti alla SuperLega. Un eventuale accordo gioverebbe non solo alle casse dei club ma potrebbe anche migliorare il calcio in generale. Tutto quello che dovremmo fare, secondo "Penna Bianca" è aspettare prima di giudicare in maniera frettolosa. Spazio poi al polverone sollevato da tifosi, che hanno aspramente disapprovato la scelta dei propri club, e quella delle società escluse. Fabrizio Ravanelli non le condanna, anzi: "Le critiche sono lecite, fanno parte del gioco, senza quelle non si può crescere e quando è costruttiva aiuta sempre a migliorare le idee”.
Dulcis in fundo Pasquale Luiso, che condivide quanto detto dai colleghi di reparto. Una scelta anormale e sempre più orientata sul denaro, ma che dovrà prendere piede con calma per essere fattibile: "Una competizione del genere con squadre mischiate indubbiamente è molto bella, chiaro che vedere un Barcelona-Milan avrà la precedenza rispetto ad altre, è una grande idea e sinceramente, mi affascina". Ma il calcio è questo, è divisivo, lo è sempre stato. Da una parte lo spettacolo delle grandi squadre che si sfidano a cadenza settimanale, dall'altra le lacrime di nostalgia per un mondo che si sta evolvendo non proprio come volevamo.