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Addio a Mario Sconcerti,
che ha raccontato il passaggio
dal calcio romantico al "format tv
dove alla fine vincono i più ricchi"

  • di Giada Tommei Giada Tommei

14 febbraio 2021

Addio a Mario Sconcerti, che ha raccontato il passaggio dal calcio romantico al "format tv dove alla fine vincono i più ricchi"
Lutto improvviso nel mondo del giornalismo sportivo. All’età di 74 anni scompare Mario Sconcerti, una delle più grandi firme italiane, attualmente al Corriere della Sera, ma che ha raccontato 50 anni di sport attraverso varie quotidiani e anche in tv. Vi riproponiamo un articolo di quando, pochi mesi fa con l’arrivo della Superlega, ci spiegò il suo sconcerto per il calcio di oggi solo con le "migliori", l'assenza di spettatori allo stadio che favorisce la trasformazione in format tv e anche gli atteggiamenti dei giocatori (allora la rissa Ibrahimovic-Lukaku su tutti) che diventano "a favore di telecamera". Ecco cosa sarebbe diventato il calcio secondo un grande osservatore venuto a mancare

di Giada Tommei Giada Tommei

Si è spento oggi il giornalista Mario Sconcerti, 74 anni, storico editorialista del Corriere della Sera e di tanti altri periodici, oltre che commentatore tv di lungo corso. Era ricoverato da qualche giorno in ospedale per alcuni accertamenti di routine e nulla aveva fatto immaginare il peggio. Sconcerti è stata una delle firme storiche del giornalismo sportivo italiano, già direttore del Corriere dello Sport e del Secolo XIX, nel corso della sua lunga carriera cinquantennale era stato anche direttore generale della Fiorentina. Lo scorso anno, in epoca Covid, ci aveva spiegato che cosa sarebbe diventato il calcio secondo il suo occhio attento e che aveva seguito il passaggio dal gioco romantico degli anni '70 al "format tv di oggi". Vi riproponiamo la sua lucida analisi, nel salutarlo, visto che suona come una profezia. 

“In era Covid, il calcio ha perso brillantezza: non solo in Italia ma in tutto il mondo”. A dirlo, è Mario Sconcerti: giornalista, scrittore e autorevole commentatore sportivo. Eppure, pandemia o non pandemia, a preoccupare Sconcerti pare ci sia dell’altro: in particolare, la sempre più concreta trasformazione del calcio in uno spettacolo dal valor di milioni, più che uno sport. Uno show destinato a diventare mastodontico con il progetto della Superlega Europea, accantonando così Champions ed Europa League per creare un’unica grande manifestazione composta da 18 potenti squadre a discapito di quelle considerate non idonee ad ottenere il lasciapassare per accedervi. Un format ancora in stand-by, questo della Superlega, dal quale Mario Sconcerti prende le distanze esprimendo il suo disaccordo per un sistema che colpisce fortemente l’uguaglianza calcistica: quella parità tra squadre intensa come diritto a giocare, seppur in diverse competizioni, che per Sconcerti è una delle bellezze del calcio. Un calcio che, a quanto pare, sembra essere molto cambiato rispetto al passato e dove la ricerca di un’ottima esibizione del giocatore diventa centrale non solo per il risultato finale delle partite, ma per l’andamento del mercato alle sue spalle.

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Il calcio è ormai un format tv

Esibizioni sportive senza pubblico, quelle di ieri, la cui assenza tra gli spalti a seguito delle normative anti-contagio ha certamente inflitto un duro colpo. Secondo il commentatore sportivo del Corriere della Sera, senza spettatori i giocatori perdono una componente fondamentale che non solo li incita, ma li avverte di ciò che intorno a loro accade tramite urla e commenti: non è un caso, dunque, che una situazione così surreale abbia favorito più errori delle difese.  Certo è che, se il tifo dal vivo è scomparso, quello dei talk show televisivi e dei commenti sui social è attivo più che mai (per inciso, “tifosi” per Sconcerti sono stati anche i professori dell’università di Perugia che con ingenuità da fan hanno contribuito al “caso Suarez”). Per Mario Sconcerti, lo sbarco delle partite in tv è stato il vero artefice del cambiamento: se prima si vedeva la squadra del cuore solo allo stadio, oggi basta un click per fare scorpacciate di partite. Un’attitudine che l’opinionista sportivo non definisce però come del tutto negativa, avendo creato non solo lo spettacolo di cui parla ma anche una schiera di seguaci che di calcio non solo sono amanti, ma anche sempre più competenti. Il calcio oggi puoi impararlo dallo schermo, grazie anche alle figure autorevoli (tra giornalisti e cronisti) che sanno davvero raccontarlo.

Nel 2021, il calcio europeo è il centro del mondo; Italia, Gran Bretagna, Francia e Spagna hanno egemonizzato la scena mondiale, ma per Sconcerti non è solo questione di bravura: le squadre vincenti, per lui, sono quelle più ricche. Più alto è il margine di spesa, più alta è dunque la possibilità di comprare la bravura, acquistando giocatori trionfanti. Ed ecco che torna la necessità di far show, con giganti del pallone che rendono grandi le squadre e, a volte, mostrano al pubblico anche altro oltre al gioco: le risse, ad esempio, come quella tra Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku il cui scontro Sconcerti si è goduto, ammettendosi divertito a guardare sapendo che niente di grave avrebbe potuto succedere. Fortuna che esistono gli arbitri, dice: una lobby ben selezionata che costituisce un mondo a parte. E su questo campionato? Per Mario Sconcerti, il miglior giocatore è Nicolò Barella. Sui pronostici dello scudetto, in testa alla sua classifica personale troviamo il Milan per capacità di gioco. Per gli Europei, mantenendo la rapidità che spesso l’Italia vanta le sue previsioni sono ottimistiche, anche se gli avversari battuti fino ad oggi sono, a suo dire, non dei più difficili. E così non possiamo che rimanere in attesa, salutandoci con una espressione latina assai indicata all’evoluzione di questo calcio. “Ad maiora”: verso cose più grandi. 

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