Se siete deboli di cuore, non leggete questo pezzo. Nemmeno se siete calciofili malati, fermi non fatelo. Ecco, state andando avanti. La bomba di giornata è stata la volontà dei club più prestigiosi di creare la SuperLega, che scavalcherà inevitabilmente le competizioni europee. La Uefa e la Figc si sono dette contrarie e in Italia anche il premier Mario Draghi. Una scelta frutto inevitabilmente del dio denaro e noi, abbiamo intervistato chi, fortunatamente, non crede in questa divinità. Un tridente che faceva (e fa) sognare, che quando leggevi il loro nome nelle formazioni sapevi già che un gol contro te lo facevano. Igor Protti, Sergio Pellissier e Dario Hubner, bandiere del calcio di provincia e idoli incontrastati del nostro amore per il pallone.
Facciamo però un passo indietro. Un fulmine a ciel sereno ha colpito una normale domenica di calcio. È stata lanciata, tramite comunicati ufficiali e congiunti, l’adesione dei top team europei alla SuperLega. Un progetto che il presidente della Juventus Agnelli covava da tempo e che, da ieri, si sta materializzando. Sostanzialmente si parla di un campionato d’Elite che scavalcherà le competizioni Uefa (Champions ed Europa League). Una competizione che, al momento, vede partecipare sei squadre inglesi (Manchester City e Utd, Chelsea, Liverpool, Tottenham e Arsenal), tre italiane (Juventus, Inter, Milan) e tre spagnole (Barcelona, Real Madrid e Atletico Madrid). L’obiettivo sarà però quello di coinvolgerne altre otto portando il totale a venti squadre. Il formato è piuttosto semplice. Due gironi da dieci, partite andata e ritorno. Le migliori quattro faranno i quarti di finale incrociati con la prima che andrà a sfidare l’ultima delle qualificate. Nell’attuale Champions League ogni squadra gioca al massimo 13 partite, nella SuperLega si arriva a 23 e soprattutto, tutte di altissima qualità.
Ma perché tutto questo? Per soldi, ovviamente. È chiaro che vedersi sfidare le migliori squadre in circolazione ha più appeal rispetto a un Chelsea-Ludogorets di turno, con tutto il rispetto per la squadra bulgara. A incentivare la SuperLega poi ci sarà la JP Morgan, la multinazionale americana di servizi finanziari che ha già confermato di sostenere l’operazione con 3.5 miliardi, sì miliardi, di euro. A niente sono servite le minacce di Uefa e Fifa di bannare le squadre e impedire ai tesserati di giocare in Nazionale, probabilmente la SuperLega si farà.
Noi però siamo amanti del calcio di strada, di provincia. Quelli che esultano per un pareggio con la Juventus e fanno i caroselli sotto il diluvio per una vittoria in casa contro il Milan, proprio come è successo a chi sta scrivendo questo pezzo. Siamo quelli delle favole, del ChievoVerona che fa i preliminari di Champions League, del Livorno Calcio che si qualifica ai sedicesimi di Coppa Uefa con un gol all’ultimo secondo del portiere Marco Amelia. Ecco perché abbiamo contattato chi ha formato generazioni di attaccanti (e di difensori), i signori delle reti, chi ha preferito la gloria eterna al vil denaro.
A partire da Sergio Pellissier, attaccante che ha conosciuto soltanto una maglia, quella del Chievo che ci ha detto come il calcio perderebbe ancora di più la sua magia: “Credo non sia giusto nei confronti delle altre società che convivono con un calcio sempre più dispendioso, si rovinerebbe ancora di più, non credo che sia giusto. Si sta distruggendo.” – ci ha detto lo storico numero dieci - Il calcio ti dà entusiasmo, la voglia di tifare una squadra, poter parlarne e commentare i risultati, ci sono talmente tante cose belle dietro allo sport che però devono essere limitate, quando non ci sono regole si rischia di fare più danni che altro. Dovrebbero esserci più severe e regolamentate. Questa nuova lega non darebbe più la possibilità alle piccole di ambire a palcoscenici importanti dopo grandi stagioni”.
Da numero dieci a numero dieci, a fargli eco poi è un’altra leggenda del nostro calcio romantico, Igor Protti: è chiaro che quando ci sono delle novità rimaniamo titubanti, per me il calcio è di tutti ed è difficile pensare ad una competizione con l’Elite, non so faccio fatica sinceramente a pensare a una cosa di questo genere – ha detto l’ex calciatore di Livorno, Lazio e Bari – Bisognerà anche pensare anche ai settori giovanili indipendentemente dalle questione economica, devono essere la priorità delle squadre, deve essere improntato per creare uomini da immettere nella nostra società. Questo pesante concetto di arricchire i ricchi ed escludere le società più piccole è sbagliato, credo che i tifosi dovrebbero boicottare questo sistema non comprando abbonamenti o magari non andando alle partite, il calcio è proprietà loro”.
Igor Protti condivide con un altro bomber di provincia il record di capocannoniere nelle tre divisioni italiane. È Dario Hubner il nostro ultimo, meraviglioso, attaccante che ci fa scendere la lacrima facile. “Esiste la Champions e l’Europa League non trovo il senso, magari ci saranno altre cose che non sappiamo, sicuramente è una cosa di particolare. Bisognerebbe sapere le motivazioni delle società, se fanno le cose così probabilmente c’è dietro una questione esclusivamente economica, per risolverla magari potrebbero diminuire i contratti dei calciatori – ha detto l’attaccante friulano – Noi però parliamo da tifosi e non mettiamo le mani dentro le società. Le decisioni di Uefa e Fifa di escludere i tesserati dalle loro competizioni? È capibile, penso che questa bomba qua li abbia destabilizzati, poi alla fine si metteranno d’accordo ma non so quale giocatore rinuncerà alla Nazionale per fare la SuperLega, dovremmo chiederlo a loro”. Appese le scarpe al chiodo, i tre bomber di periferia non si sono certo dimenticati come si fa gol, come cogliere il nodo centrale di una decisione sicuramente atipica. Perché il calcio è di tutti e di chi lo ama, e questa SuperLega, per il momento è un ovosodo in pancia che non va né su né giù e che difficilmente potremmo digerire.