Come Max Verstappen che spinge Esteban Ocon, dopo l'incidente che gli costò la vittoria in Messico, nel 2018. Come Michael Schumacher a Spa che si lancia, furioso, nel box di David Coulthard, nel 1998. Come la scazzottata vera, quella di Nelson Piquet e Eliseo Salazar, a Hockenheim 1982.
Così, come tante immagini rimaste leggendarie nel mondo della Formula 1, anche l'episodio che ha colorato il Gran Premio di Imola questo weekend. Un incidente spaventoso al Tamburello, tra Valtteri Bottas e George Russell, concluso certo non nel più pacifico dei modi: il britannico, uscito dai rottami della sua Williams, si è diretto a grandi falcate davanti alla Mercedes di Bottas, ancora seduto dentro una monoposto dilaniata, e lo ha colpito sul casco.
"Uno schiaffo" hanno scritto i giornali, più un buffetto, ad essere onesti. Un colpo, comunque, un gesto di stizza esternato subito, buttato fuori insieme all'adrenalina. Il finlandese non ci ha pensato due volte a rispondere, alzando il medio in un messaggio che - invece - certo non può essere frainteso.
E da lì, la pioggia di critiche. Toto Wolff, in conferenza stampa post gara, ha dichiarato che Russell a Imola si è dimostrato "un po’ più vicino alla Renault Clio Cup e un po' meno alla Mercedes", sui social nel frattempo si è parlato di antisportività inaccettabile, e di sanzioni che dovevano essere prese, per il rispetto di tutto il circus.
Ma dentro il gesto di Russell (e dentro la risposta di Bottas, ovviamente) c'è la sincerità di uno sport che chiede di dare tutto e che in occasioni come questa, mostra una faccia che non siamo abituati a vedere.
Aggressività, foga, adrenalina, bisogno di primeggiare. Russell sarebbe potuto andare a punti per la prima volta con la sua Williams, regalando alla scuderia la gioia di una rinascita. Bottas dall'altra parte cercava, a tutti i costi, di mantenere la dignità in pista: mentre Hamilton, là davanti, lottava per la vittoria, il finlandese provava di non farsi superare da una monoposto decisamente meno competitiva guidata - come se non bastasse - proprio da Russell, che secondo la maggior parte dei tifosi si meriterebbe il posto occupato da Valtteri nel top team tedesco.
C'era tutto, in quel gesto di stizza. C'era la delusione per aver fallito e la rabbia per averlo fatto così, buttando via ogni possibilità, e rischiando tantissimo. Per un attimo li abbiamo visti dentro, fatti di agonismo ed egoismo, leoni messi all'angolo. Niente marketing, strategie, conferenze stampa programmate.
Veri, nell'imperfezione di un momento in cui - nessuno di noi - si sarebbe rivelato migliore di così.