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Toto Wolff intervistato dalla figlia Rosa: dalle frecciatine sul clima al disinteresse per i motori. L'intervista che solo una figlia può fare al padre

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

30 marzo 2023

Toto Wolff intervistato dalla figlia Rosa: dalle frecciatine sul clima al disinteresse per i motori. L'intervista che solo una figlia può fare al padre
Quando si ha a che fare con personaggi del calibro di Toto Wolff anche i giornalisti più esperti possono cadere nell'errore del mostrare un certo timore reverenziale, evitando così le domande più scomode. Questo non succede quando, davanti al cospetto del team principal più vincente della storia della Formula 1, si presenta la figlia Rosa. Ecco com'è andata

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Una chiacchierata informale, quella tra Rosa Wolff e il padre Toto, team principal più vincente della storia della Formula 1 e numero uno di casa Mercedes. Un'intervista che è un confronto generazionale tra due persone che si conoscono da sempre, che si ascoltano e si scoprono davanti a una telecamera. Un incontro che non assomiglia a nessuna delle altre interviste che in passato ha realizzato Toto Wolff proprio perché, a porre le domande, non c'è un giornalista ma c'è la giovanissima figlia Rosa, avuta da Toto nel corso del primo matrimonio. 

L'irriverenza di una ragazza che sa fin dove può spingersi con il proprio padre e la dolcezza di un uomo d'affari, visto nel paddock come estremamente politico e influente, che davanti agli occhi della figlia perde un po' della patina dell'irraggiungibile del personaggio pubblico e si trasforma in un padre come tutti, anche lui. 

L'intervista, online su Acker Magazin, tocca i temi delle start up e degli investimenti "Se dovessi aprire oggi una start-up mi concentrerei sul mondo delle nuove tecnologie perché in quest'area non importa dove ti trovi nel mondo: puoi costruire un'azienda globale da qualsiasi luogo" ma anche i consigli che Toto darebbe a un giovane che vuole cimentarsi nel mondo imprenditoriale "Gli direi: impara il più possibile. Guarda dove sono i leader del settore e prova a trovare un lavoro lì. E se scopri di sapere abbastanza su tutto, allora crea la tua start-up e lasciati ispirare dalle persone che hanno successo nel settore. Siediti dove tutto accade e goditi il ​​viaggio". 

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Un tema importante, di cui si è a lungo parlato nel corso dell'intervista tra i due, è quello del cambiamento climatico: "Alla fine della sua carriera, Sebastian Vettel ha affrontato il fatto che le corse automobilistiche sono oggi un problema per crisi climatica - ha detto Rosa al padre - Nico Rosberg ha anche chiesto alla Formula 1 di passare ai veicoli elettrici per non pesare sul riscaldamento globale. Quali viti puoi si possono ancora stringere in Formula 1 per far diventare il campionato più sostenibile?".

Una domanda complessa, a cui Wolff risponde con estrema franchezza: "Se parli di Formula 1 e provi ad associare la protezione del clima, allora è controintuitivo: guidiamo inutilmente in tondo in auto da corsa, voliamo con grandi aerei cargo in tutto il mondo e trasportiamo molte persone in pista. Ma la verità è che con questa presenza globale possiamo influenzare le cose. Abbiamo un miliardo di spettatori ogni anno. Se è possibile ridurre le nostre emissioni sviluppando una tecnologia sostenibile che possa essere utilizzata nelle auto in futuro, allora è importante farlo! Stiamo già guidando con un biocarburante. Entro il 2026 avremo un motore al 50% elettrico e al 50% a combustione, alimentato al 100% da carburante sostenibile. Questo è importante perché riguarda la transizione energetica. Anche se guideremo sicuramente con l'elettrico nelle città, ci saranno ancora oltre 1,5 miliardi di veicoli nel mondo che funzionano con carburante convenzionale. Se riusciamo a dare un primo impulso al fatto che questo carburante non è solo più sostenibile, ma anche conveniente e offre anche prestazioni corrispondenti, allora avremo dato un contributo importante".

Rosa a questo punto dà voce a una polemica che insegue la Formula 1 negli ultimi anni: "Ma perché le gare non sono pensate all'interno del calendario in modo cronologicamente sensato? Nel 2022 sei volato dall'Arabia Saudita all'Australia, da lì a Imola e infine a Miami". Toto risponde alzando le spalle: "Hai assolutamente ragione. Anche qui stiamo lavorando a un concept per poter correre gare più compatte nei prossimi anni senza saltare da un continente all'altro inutilmente".

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Da qui uno scambio divertente tra i due, tipico di una conversazione tra padre e figli. Rosa lo incalza: "Tu appartieni alla Generazione X, che ha una grande responsabilità per gli effetti della catastrofe climatica...". Toto ride e risponde: "Bene, grazie". E Rosa continua "... io invece appartengo alla Generazione Z, che dovrà convivere con le conseguenze ancora per molto tempo. Cosa vorresti dire alla mia generazione?".

A quel punto il team principal risponde: "Credo che la generazione prima di me, che ha plasmato la forte crescita industriale, abbia probabilmente contribuito in gran parte al fatto che ora dobbiamo fare le cose meglio. Ma non si può biasimare quella generazione perché l'incremento industriale riguardava anche la prosperità e ha reso possibile la bella vita che viviamo tutti oggi. Tuttavia, la generazione X è la prima generazione che deve sforzarsi di ottimizzare questa impronta di CO2 industriale in modo tale da poter trasmettere alla generazione successiva qualcosa che migliori l'equilibrio climatico nel miglior modo possibile".

La conversazione tra i due a questo punto passa a un livello più privato: "Per te è sempre stato molto importante che io facessi sport. Perché era così importante? E avresti sostenuto una mia eventuale carriera nel motorsport?".

"Mi hai chiarito molto presto che non eri interessato a una carriera nel motorsport - ha spiegato papà Toto - Continuavo a trascinarti sulla pista di go-kart ma non ti è mai piaciuto. Tuo fratello a sei anni diceva: "farò tre giri sui kart e poi me ne tornerò al parco giochi". E così è andata. Per quanto riguarda lo sport in generale, per me è sempre stato molto importante che i bambini fossero consapevoli dei loro limiti. Lo sport è molto onesto in questo: quando corri puoi vedere subito se sei abbastanza veloce rispetto agli altri o no".

Almeno il figlio più piccolo avuto da Wolff insieme alla seconda moglie Susie, sembra essere un grande appassionato di motorsport: "Sei contento che Jack invece mostri un grande interesse per il motorsport?" chiede Rosa. "Mi fa piacere e mi preoccupa allo stesso tempo - spiega Toto - La preoccupazione è molto maggiore perché il karting e il motorsport sono pericolosi. Ho visto incidenti orribili e, come genitore, posso capire quell'orrore. Ecco perché il mio istinto di base è in realtà che non voglio che lo faccia, non voglio che entri nel mondo dei motori. Tuttavia, come sai, Jack è molto competitivo. Con lui si tratta sempre di chi vince e di chi è più veloce. Preferirei però che lui gareggiare sugli sci. Se decide di fare uno sport, in un modo o nell'altro, ovviamente sarei competitivo quanto lui e cercherei che avesse l'occasione di farlo nel miglior modo possibile".

Il problema adesso per papà Toto è la patente della figlia Rosa: "Il mio primo pensiero quando l'hai presa è stato che da quel momento sarei stato più preoccupato, perché ti so per strada. Ma da questo punto di vista hai molto in comune con me, guidi davvero bene (ride). Sei sicura di te e allo stesso tempo non sei troppo esuberante in mezzo al traffico. Credo anche che avresti avuto il talento per avere successo come pilota da corsa".

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