Joan Mir ha già vinto due titoli mondiali, eppure a pensarlo in HRC sembra di vedere un ragazzo che fino a ieri giocava con gli aquiloni pilotare un jet dell’esercito. Non che gli manchi il talento, tutt’altro. Ma trovarsi in quella squadra, con quei colori e col ghigno di Marc Marquez ad un paio di metri non sarà certo rilassante: “Penso che un po’ di ansia ci sia sempre”, ha raccontato alla presentazione. “È normale avere un po' di paura di fallire, non solo in questa squadra. La verità è che sono molto fiducioso nelle mie capacità, so cosa posso fare, mi fido di questa squadra e credo che avremo una moto competitiva per poter lottare. Una volta che saremo lassù ce la caveremo e, si spera, arriverà presto il giorno in cui sia io che Marquez lotteremo per vincere una gara”.
Ammesso e non concesso che Honda riesca a restituire ai suoi piloti una moto competitiva, avere un pilota in grado di battere Marc Marquez sarebbe una vicenda del tutto inedita per Honda: non ci è riuscito Pedrosa, né tantomeno Jorge Lorenzo o Pol Espargarò. “Non mi sono fermato a pensare a cosa è mancato a loro per avere successo in questa squadra”, ha risposto Mir a proposito. “Penso che da professionista cercherò di avere tutto sotto controllo, seguire gli allenamenti al 100%, dare il massimo di quello che sono e di quello che penso di poter dare”. Va detto poi che tra Joan e Marc c'è sempre stato un certo attrito: Mir ha vinto il 'primo senza Marquez' nel 2020, si è presentato in MotoGP come il nuovo che avanza e i due si sono trovati più volte a discutere in pista. In tutto questo fanno sorridere le scelte stilistiche dallo spagnolo, che erano saltate all’occhio già dai test di Sepang quando la RC 213 era ancora completamente nera: colori Repsol, cerchi rossi, giallo sulle carene e completo Dainese ricordano senza grandi esercizi di fantasia il Valentino Rossi del 2003, quello che dominava la MotoGP degli inizi sulla Honda 5 cilindri. Magari gli porterà fortuna.