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Jorge Lorenzo ha detto basta e Valentino Rossi non vuole smettere. La spiegazione: Chicho non è Graziano!

16 giugno 2021

Jorge Lorenzo ha detto basta e Valentino Rossi non vuole smettere. La spiegazione: Chicho non è Graziano!
Jorge Lorenzo, in una recentissima intervista ad Antena3, ha raccontato che la sua carriera è stata contraddistinta più dall’amore per la vittoria, che gli ha inculcato suo padre con metodi “da Hitler”, che da quello per la moto. Ecco perché adesso dice di godersi la vita molto più di prima e di essere felice più di quando correva. E viene in mente Valentino Rossi che, invece, sembra felice solo quando può correre, al di là delle effettive possibilità di successo

“Vincere è l’unica cosa che conta” – E’ un vecchio motto calcistico, ma a quanto pare è anche il modo con cui Chicho Lorenzo ha educato suo figlio Jorge quando, da piccolissimo, lo ha messo in sella alle minimoto. Il padre del cinque volte campione del mondo, come è noto, ha una scuola in cui “alleva” giovani piloti e la prima “cavia” del suo metodo è stato, chiaramente, proprio suo figlio Jorge. “Molti piloti – ha raccontato proprio Jorge Lorenzo ad Antena3 – amano visceralmente la moto e la velocità, io se devo essere sincero penso di aver amato visceralmente la vittoria e l’idea della vittoria”. La moto e la velocità, dunque, solo come un mezzo e un modo per raggiungere l’unica cosa che gli interessasse davvero: vincere. Una ossessione che, come riconosce il cinque volte campione del mondo, lo ha portato a togliersi soddisfazioni immense, ma anche a privarsi di molto, conducendo una vita da perfetto professionista, sempre attendo ad ogni minimo dettaglio e a come potersi migliorare.

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“Mio padre – ha aggiunto Lorenzo con un pizzico di ironia – è stato come un sergente, una specie di Hitler. Mi ha insegnato tanto, ma ha preteso anche tanto, trasmettendomi valori come la disciplina, il rigore, l’importanza del lavoro continuo e costante. Ho imparato anche ad essere egoista, perché in gara e quando si compete bisogna esserlo, ma ricordandomi sempre che una volta scesi dalla moto finisce tutto e si deve cambiare atteggiamento. Per me contava solo vincere e basta e dopo averlo fatto per anni, concludendo gare con venti secondi di vantaggio, mi sono ritrovato ad arrivare ultimo con dieci secondi di svantaggio dal penultimo. Lì ho detto basta, senza poter vincere sarebbe stato meglio godersi la vita. Ed è quello che sto facendo”.

Parole, quelle di Jorge Lorenzo, che svelano un animo, ma anche un modo di intendere lo sport e le corse in moto nello specifico che si è rivelato fruttuoso. Non c’è, evidentemente, un “più giusto” o un “più sbagliato”, ma semplicemente c’è diversità nei percorsi. Ed è proprio dai racconti di Jorge Lorenzo che, inevitabilmente, viene in mente Valentino Rossi. Lui, nove volte campione del mondo e un nome consegnato alla leggenda, probabilmente non può più vincere, ma ha scelto di esserci ancora. Evidentemente perché la sua motivazione non è la vittoria, ma la competizione, con la moto e la velocità che non sono un modo e un mezzo per raggiungere qualcosa, ma per essere pienamente felici, facendo ciò per cui si sente di essere nati. Oppure, per dirla con una battuta, Chicho Lorenzo non è Graziano Rossi!

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