“Valentino Rossi, il tiranno gentile” è il titolo scelto da Marco Ciriello per il suo ultimo lavoro, dedicato, manco a dirlo, al nove volte campione del mondo di Tavullia. Il giornalista e scrittore ha concesso, oggi, una intervista a Il Fatto Quotidiano, raccontando un po’ del suo libro, ma provando anche a rispondere alla grande domanda che tutti gli appassionati si fanno ancora: quale è la vera ragione per cui uno che ha vinto tutto, che è diventato leggenda e che ha consegnato per sempre il suo nome alla storia dello sport sta ancora lì a combattere (e ultimamente anche a prenderle) con dei ragazzini che hanno la metà dei suoi anni? “Gira a vuoto – si legge in una delle risposte affidate ad Andrea Romano - per stancare la sua ferita. Quella che è stata aperta dalla morte di Marco Simoncelli. Con lui, Valentino ha fatto cose che non aveva mai fatto con nessun altro, gli ha dato i suoi segreti. Simoncelli era l’evoluzione italiana che rispondeva ai nuovi della Francia e della Spagna, era una barriera. Con Simoncelli se n’è andato il suo erede, quindi Valentino è costretto a essere ancora imperatore”.
Una spiegazione che attiene alle emozioni più che al business, all’umanità più che alla performance sportiva, magari anche alla psicologia più che alla semplicità del fatto che Valentino possa correre ancora semplicemente perché si diverte. Con Rossi che, per Ciriello, diventa una sorta di personaggio epico, ma contemporaneo, in una definizione che, ci si perdoni il gioco di parole, è definitiva e riportiamo integralmente: “E’ un Achille – risponde Ciriello - Nel libro faccio un paragone con Renzo Pasolini, che correva per la bellezza del correre, non per la vittoria. Successo e sconfitta sono due bugie della stessa medaglia. Marc Marquez ha detto che non potrebbe mai correre per il quindicesimo posto, Rossi lo fa ed è un gesto da Ettore. Lui sta occupando militarmente la MotoGP, sta portando i ragazzi della sua Academy. Ha cambiato strategia, è l’amministratore delegato della sua gloria. Mentre tutti pensano che stia perdendo, lui sta vincendo. È come Baggio che passa al Brescia, è il Chinaglia al Frosinone di Rino Gaetano. Rossi è il Barone Rampante di Calvino: se non lo strappano dalla moto lui non se ne va”.
GP di Germania al Sachsenring: primi metri sull'ultima spiaggia
Intanto, al di là delle “definizioni definitive”, Valentino Rossi continua a fare il pilota, in attesa di fare chiarezza nella sua mente, nella sua vita, e, in una parola sola, nel suo futuro. Si è dato del tempo, una sorta di ultimatum dell’anima, per capire se avrà o meno la forza di esserci ancora un anno in più, di continuare ad essere l’unica cosa che è sempre stato e che ha sempre e solo voluto essere: un pilota di moto da corsa. Nel prossimo fine settimana arriveranno i primi metri di quella che, per continuare a usare il linguaggio dell’epica, si potrebbe definire “ultima spiaggia”. Perché nella pausa estiva bisognerà prendere una decisione e prima della pausa estiva ci saranno solo due gare. Una, domenica, in Germania e l’altra, ironia dell’epica, ad Assen, quel luogo magico che, nonostante i cambiamenti degli ingegneri, è ancora l’Università delle Motociclette.
Due fine settimana per rimettersi in gioco, per provarci e per provarsi e, soprattutto, per regalare una speranza a tutti quelli – e sono tanti almeno quanti sono i novelli haters di Rossi – che proprio non lo saprebbero immaginare un motomondiale senza il 46. "Abbiamo fatto un buon test in Catalunya – ha detto Valentino nelle dichiarazioni del martedì diffuse da Yamaha Racing - abbiamo provato alcune impostazioni che volevamo guardare e il mio passo era buono. Ero nella top-ten e il feeling era positivo. Spero che possiamo continuare così in Germania e avere un buon fine settimana, così che la nostra gara possa andare come ci aspettiamo. È una pista molto diversa dalle altre, con molte curve a sinistra e questo rende il Sachsenring un circuito piuttosto complicato, a volte può essere molto difficile, ma ho avuto delle belle battaglie in passato lì, specialmente nel 2009! Non vedo l'ora di tornare lì dopo che non abbiamo potuto correrci l'anno scorso".