Niccolò Canepa è tornato in moto dopo un brutto infortunio. E non lo ha fatto in una gara qualunque, ma alla 24 Ore di Le Mans, prima tappa di quel campionato mondiale endurance che è stato il primo italiano a vincere. Conquistando la pole prima e lottando per la vittoria poi, finche dopo 11 ore di gara un guasto meccanico l’ha costretto al ritiro. Così lo abbiamo raggiunto al telefono per farci raccontare le sue sensazioni sul rientro, il campionato e la MotoGP. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Niccolò! Come è stato tornare in in gara per la 24 Ore di Le Mans?
“È stato bellissimo perché erano passati tanti mesi dall’ultima gara. Sai, quando c’è un infortunio di mezzo hai sempre molti punti interrogativi. Un conto sono i test, ma quando devi affrontare una gara con il caldo e così stressante fisicamente… Era un bel punto interrogativo e devo dire che sono contento dal punto di vista fisico, sono tornato veloce e in forma mi sento bene”.
Avete fatto anche la pole, quindi piano non andavi di sicuro...
“Esatto! (ride) No, sono contento che abbiamo girato forte, abbiamo migliorato di un secondo il passo rispetto all’anno scorso e la moto che è abbastanza simile, quindi i passi avanti ci sono stati e questa è la cosa che stavamo cercando”.
Poi si è rotta una valvola?
“Sì, sinceramente non so esattamente che cosa si sia rotto però è veramente un peccato, soprattutto perché la 24 Ore è… A parte il prestigio della gara e il fatto che stavamo lottando per la vittoria …. Sono tanti punti che abbiamo perso perché in campionato ci sono poche gare e la 24 Ora ha un peso importante. Siamo parecchio indietro e come ogni anno dopo questa gara cerchiamo di ripartire. Cambiamo strategia, si attacca e basta. Si attacca per vincere il più possibile”.
Hai scritto che eravate pronti ad attaccare nella notte, come Diabolik. Raccontaci un po’ della strategia che viene fatta in una gara di endurance come la 24 Ore.
Allora, ogni gara fa storia a se e questa settimana abbiamo faticato un pochettino con le gomme. Nel mondiale endurance la Bridgestone offre due tipi di gomma, uno per le alte e l’altra per le basse temperature, diciamo attorno ai 10 gradi, che usiamo di notte. Siamo riusciti a far funzionare particolarmente bene la moto con le gomme, quindi al mattino ho girato a 3 decimi dalla pole e ho dato qualcosa come 6 decimi a tutti quanti… Nel turno di notte uguale, andavamo fortissimo. Di giorno, con il caldo, facevamo un pochino più di fatica ma eravamo allineati con gli altri. Quindi la strategia era quella di spingere dall’inizio al tramonto ma senza esagerare per non correre troppi rischi. Volevamo dare lo strappo di notte, con le gomme da basse temperature. Poi in realtà abbiamo spinto tutto il tempo quando faceva caldo, perché la Suzuki andava veramente forte e per non perdere troppo tempo abbiamo corso molto al limite”.
La prossima gara?
“All’Estoril, tra circa un mese. Corriamo il 17 luglio”.
È un circuito che ti piace?
"L’anno scorso abbiamo vinto la 12 Ore, era la prima volta ed è stata una gara molto combattuta, però siamo riusciti a vincerla quindi arriviamo da una vittoria e cercheremo di ripartire da quelle sensazioni. A me piace moltissimo l’Endurance (ride)”.
Parliamo di MotoGP: che impressione hai avuto dopo queste prime sei gare?
“Mah essendo un pilota Yamaha è davvero bello vedere come Fabio (Quartararo) sia riuscito ad andare così forte. È in forma e senza i problemi tra tuta e avambraccio… Avrebbe vinto veramente tante gare già , quindi questo vuol dire che la moto funziona, che forse hanno risolto un po’ di problemi rispetto agli anni passati. Sarebbe bello vedere di nuovo un mondiale vinto dalla Yamaha.
Eh, manca dal 2015. Con chi pensi se la dovrà vedere Fabio?
“Quartararo è quello un pochino più costante. Ducati una volta funziona con Miller, una volta con Zarco, un’altra con Bagnaia. È più difficile da mettere a posto. Non sono così costanti nei risultati come Fabio secondo me, anche se in ogni caso sono molto competitivi. Una cosa bella della MotoGP degli ultimi anni è che veramente ci sono tanti piloti che possono vincere, le gare sono belle da vedere quindi è sempre un po’ un terno al lotto beccare chi vince”.
Rimanendo in tema Yamaha è impossibile non parlare di Valentino Rossi. Tu cosa vedi, cosa pensi di lui, cosa dovrebbe fare o come la vivi questo suo momento un po’ difficile?
“Io sono cresciuto con il mito di Vale, penso che sia veramente il più grande di tutti i tempi. La cosa più bella è che che lui è uno di quelli che si può permettere di scegliere quanto, come e dove correre. Quella secondo me è una cosa bellissima e se l’è guadagnata negli anni. Poi nessuno meglio di lui sa fino a quando continuare e quando invece sarà ritirarsi. Quando fai la cosa che ti piace di più al mondo e hai la possibilità di farlo perché smettere?"
Marc Marquez invece, come l’hai visto?
“Sarebbe bello vederlo tornare in forma, rivedere il Marquez di sempre. Fa un po’ peccato vederlo così e sapere che è stato un infortunio a togliergli la possibilità di vincere. Questo purtroppo lo mettiamo in conto, quando si corre in moto è così”.
Sì, poi lui ha sempre rischiato tanto. Detto questo pensi che potrebbe tornare quello di prima?
"Spero per lui di sì. Purtroppo la situazione è abbastanza strana… Non è che ci siano tantissime notizie, anche noi piloti, non sappiamo come sta realmente e come sta davvero evolvendo la cosa. Io mi auguro che possa tornare quello di prima, ma quando comincia a passare più di un anno dall’infortunio e ancora sei a combattere con queste cose è dura, sicuramente non è facile. Io nel mio piccolo mi sono rotto la gamba, sono passati più di tre mesi e non sono ancora del tutto a posto. Però il recupero è andato bene, sto riacquisendo tono muscolare e non ho grossi fastidi o dolori, sono tornato in moto quello che ero prima”.
Parliamo di sicurezza: ogni pilota rischia tanto, però ognuno ha la sua visione. Tu come la vivi?
“Io ho 33 anni, ma è davvero da tanto che faccio questo sport. E più passano gli anni più sto attento a queste cose, anche quando c’è da andare in Safety Commission io ci sono sempre. Migliorare la sicurezza è un aspetto che mi sta particolarmente a cuore. Ma è chiaro che quando uno ha 17 o 18 anni e corre in Moto3 a queste cose non ci pensa”.. Purtroppo penso che dopo la tragedia del Mugello bisognerà dare un po’ una strigliata questi ragazzini, dovrebbero stare un po’ più calmi. A volte si prendono dei rischi totalmente inutili anche dal punto di vista della performance. Magari io rischio per vincere una gara , loro spesso lo fanno gratuitamente. Invece le gare sono lunghe, fare delle strategie intelligenti ha più senso che rischiare di ammazzarsi ad ogni giro”.
Assolutamente. Tu però come la risolveresti? Punizioni più severe?
"Li puniscono anche tanto, è anche quello il discorso. Ogni volta c’è qualcuno che parte dalla pit lane, altri che partono ultimi o che vengono penalizzati, alla fine li si penalizza, non è che non facciano niente. Non lo so, forse bisognerebbe cercare del buon senso… Alla fine uno può vincere le gare anche senza fare il matto, no?”