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Martinelli, manager di Cairoli: “Ho rivisto il miglior Tony di sempre. Vale? Forse avrebbe dovuto lasciare la moto a Morbidelli. Ducati salvagente di Dorna”.

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

15 giugno 2021

Martinelli, manager di Cairoli: “Tony non correrebbe mai per fare presenza. Vale? Forse avrebbe dovuto lasciare la moto a Morbidelli. Ducati salvagente di Dorna”.
Alberto Martinelli racconta il ritorno di Tony Cairoli in pista, per puntare al 10° titolo: (“Corre per vincere, non per fare presenza. Bellissimo rivederlo così sulla moto”). Poi parla di motomondiale, dalle scelte di Aprilia: (“Prenderei dei giovani evitando i più ‘vecchi' della categoria”), di Ducati: (“Un salvagente per la Dorna”) fino a Valentino Rossi: (“Gli avrei suggerito una scelta più romantica, ma non sono d’accordo con chi lo attacca”)

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Tony Cairoli, dopo 9 titoli mondiali, è ancora lì per vincere. Alla prima gara della stagione, nonostante un errore sul finale di Gara 2 - pagato carissimo  - ha spiegato a tutti di essere ancora competitivo. Con un podio in Gara 1 e tanta consistenza. Meglio dell’anno scorso, quando comunque aveva festeggiato i 35 anni in cima alla classifica della MXGP. Ne abbiamo parlato con il suo manager Alberto Martinelli (che lo segue dal 2009) con cui abbiamo parlato anche di Valentino Rossi, Marc Marquez, Aprilia e Ducati. Ecco cosa ci ha raccontato.


Ciao Alberto! Abbiamo visto un Tony Cairoli spettacolare in questo inizio di campionato.

“Siamo sul pezzo, sono molto contento a prescindere dalla caduta in Gara 2 ad un paio di giri dalla fine. Ho rivisto il miglior Cairoli: veloce, consistente… sono molto sereno. Da quando è rientrato è molto più fluido, dritto con le spalle, mi rasserena molto. Sono dispiaciuto che abbia lasciato sul campo 23 punti, perché un secondo posto avrebbe potuto portarlo a casa. Un errore ci può stare, lui comunque era molto arrabbiato con sé stesso. Una sbavatura gli è costata carissima, perché ha rotto il braccialetto della frizione e piegato il manubrio, quindi ha dovuto ritirarsi. Veramente un peccato. E non ce lo aspettavamo, non credevo fosse così in forma da reggere due manche da 30 minuti, invece ho visto che è andato fortissimo. Gajser ne aveva un po’ di più, ma era davanti a Herlings, Prado, Seewer”.

È bello che lui sia ancora lì a giocarsi il decimo titolo e non a fare presenza.

“Beh, non lo farebbe mai, lo dico sinceramente. Se dovesse correre per fare presenza starebbe a casa, me lo ha sempre detto. Chiaramente prima della gara non potevamo sapere a che livello sarebbe stato. Era anche possibile che facesse un po’ peggio, invece è andato subito bene e mi è piaciuto molto come guida, stando bene fisicamente è un altro Cairoli. Speriamo che spari bene le ultime cartucce”.

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Il 27 si torna in pista, poi il 4 luglio c’è Maggiora…

“Si, saranno gare tese e combattute. L’anno scorso Tony ha pagato gare così attaccate, non essendo così a posto con il ginocchio e la spalla ha pagato queste sei gare alla settimana, però adesso quantomeno è a posto fisicamente e con tempi di recupero un po’ più lunghi gli facciano tirare un attimo il fiato”.

Come fa Tony a tenere così alta la motivazione?

“Ti dico la verità, io credo che la grande forza di Cairoli sia in una sola parola: passione. Lui ama guidare la moto e quando lo fa è felice di farlo. È l’unica vera motivazione per uno come lui. Grazie alla passione riesce ad affrontare sacrifici, impegno e stress. Dopo una vita insieme mi chiedo ancora dove trovi la forza. E vederlo andare così, stiloso come una volta, è uno spettacolo”.

Tolta la caduta era contento?

“Si, non sapeva nemmeno lui a che livello sarebbe stato. Voglio dire una cosa, nonostante abbia visto la gara dallo streaming e non dal vivo. Jeffrey Herlings mi è sembrato un po’ sottotono, così come Jorge Prado, e anche se la pista non permetteva magie li ho visti male. Gajser invece… ha una moto che fa paura. Quella Honda ha una trazione spaventosa, Rispetto agli altri, che guidavano forte ma avevano una moto più scorbutica, faceva tanta differenza. La Honda ha fatto un grande passo in avanti. Poi Tim guida benissimo, ma tecnicamente mi ha stupito molto la moto. Una fionda, una fucilata. E sempre stabile”.

Ad ogni modo non vedremo mai Tony su di una Honda, giusto?

“Giusto. Bisognava farlo qualche anno fa, c’era stato un avvicinamento però è andata così, ha deciso di chiudere la sua carriera in KTM e condivido questa scelta. È anche giusto che questa collaborazione porti dei frutti che vadano oltre alle semplici corse, e sia lui che la casa hanno dato tanto l’uno per l’altra”.

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Parliamo di motomondiale. Se tu fossi Team Manager dell’Aprilia in MotoGP a che piloti daresti una sella nel 2022? Cercheresti di prendere Dovizioso?

“Allora, premesso che non ce ne sono in giro molti di buoni… Intanto non prenderei Dovizioso, non è una scelta che farei anche considerato il modo in cui si stanno sviluppando le gare. Tutta la fascia dei senatori, a cominciare da Petrucci, non li prenderei. Andrei a cercare dei giovani meritevoli, il problema è che in questo momento scarseggiano. Quelli buoni davvero sono già accasati, come Martin o Gardner. In questo momento un pilota - se devo dire un nome - potrebbe essere Enea Bastianini. Non cercherei un pilota esperto, ed Espargarò lo terrei solo senza alternative, ma se potessi scegliere senza vincoli prenderei dei giovani come ha fatto qualche altra casa. I vecchi - fra virgolette - hanno dato, ed è il momento di dare spazio ai giovani anche perché il modo di guidare è completamente cambiato rispetto a qualche anno fa. Tutta l’esperienza che serviva ora con tutta questa elettronica non è più così rilevante”.

Parlando dei senatori non possiamo tralasciare Valentino Rossi: che idea ti sei fatto sulla sua situazione?

“È un argomento molto complesso e ho letto tante risposte semplici e dirette. Io non credo sia così facile da valutare. A mio modo di vedere oggi Valentino sta occupando una moto ufficiale che, tra virgolette, non sta dimostrando di meritare coi risultati, a differenza di Morbidelli. Per quello che dicevo prima, i giovani stanno spingendo. Non banalizzerei tutto dicendo che dovrebbe stare a casa, ma avrei gestito diversamente le sue scelte. Io mi sarei aspettato da lui una scelta politica, anche se dall’esterno è facile parlare: Valentino Rossi quest’inverno avrebbe potuto lasciare la moto ufficiale a Franco Morbidelli dicendo che Franco viene dalla VR46, è il futuro e se la merita. E nel frattempo prendersi l’altra, farsi un altro anno o due per il piacere di divertirsi e fare le sue gare. Ne sarebbe uscito da galantuomo e, se avesse chiuso dodicesimo, nessuno gli avrebbe dato del bollito. Così avrebbe potuto godersi le gare senza la pressione di cercare un risultato per forza. E tutti lo avrebbero amato per questa scelta, avrebbe chiuso con stile. Io personalmente gli avrei suggerito questo, ovviamente però era una mossa da fare quest’inverno d’accordo con Yamaha. Certo, poi è solo la mia idea”.

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Valentino Rossi e Franco Morbidelli

È sicuramente una delle risposte più ragionate in merito alla sua situazione. C’è anche da dire che forse, ad inizio stagione, aveva delle aspettative diverse. Certo che se avesse fatto così sarebbe stato bello.

“Una bella storia romantica. E gli avrebbe tolto tutte le pressioni. Perché sono i soliti discorsi delle corse, quando vinci sei un Dio e quando non vinci più cominciano ad attaccarti. Ad ogni modo non sono molto d’accordo con chi è così violento nei suoi confronti. È normale che l’età avanzi per tutti e che sia difficile rimanere competitivi, poi l’elettronica ha ristretto il gap ed ora il talento conta meno rispetto a qualche anno fa. Poi ci sono le gomme da interpretare, il set up della moto… Ed è chiaro che Valentino ha anche tanta motivazione, ma forse umanamente ha un po’ meno fame rispetto ad uno come Quartararo. Ma è normale, è il ciclo della vita. Proprio per questo avrei fatto quella mossa in termini di comunicazione. Anche perché sinceramente non credo che lui si aspettasse di vincere il mondiale… Guarda la fatica che sta facendo Marquez”.

A proposito, pensi che Marc riuscirà a tornare quello di un tempo prima che ci sia un altro cambio generazionale?

“Se me lo avessi chiesto prima del rientro ti avrei dato un’altra risposta, bisogna essere onesti: non mi sarei mai aspettato che avrebbe fatto quella fatica. Facile dare risposte secche, come per Valentino. Lui non è a posto fisicamente, ma secondo me sta soffrendo più un gap tecnico che di guida. Credo che la Honda abbia perso la direzione, finché l’aveva in mano lui riusciva a fare cose pazzesche, ora fa fatica. Ma sono convinto che tornerà ad andare forte anche se si è rotto quell’equilibrio magico che gli poteva permettere di tutto. Non vedo più un Marquez che vince a mani basse come in passato, ma sarà lì a giocarsela. Anche perché sono già cambiate le gomme”.

È difficile capire dove finiscono i problemi di Marquez e cominciano quelli della Honda.

“Tornerà protagonista, ma non credo che rivedremo il mattatore delle scorse stagioni. Però rispetto a Valentino lo vedo ancora nella condizione di vincere delle gare e lottare per il titolo. Se ci stupirà poi io sono felice, non mi piacciono gli schieramenti: io sono appassionato del motociclismo”.

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Chi vince il mondiale?

“Quartararo al momento mi sembra quello più a posto, almeno ad oggi. Vinales ha dei momenti down, non è sereno. Bagnaia è molto performante ma la Ducati è un po’ più delicata nella messa a punto, la Yamaha invece mi sembra sempre e ovunque ad un bel livello con Fabio, con le gomme e tutto il resto”.

La Ducati ha dei bei piloti e l’anno prossimo mette otto moto in pista. Non si rischia uno strapotere politico in Dorna?

“Io dico di no, anzi. Fanno una cortesia a Dorna riempiendogli la griglia perché senza Ducati farebbero fatica. Suzuki è sempre molto restia ad aprire un team satellite e l’Aprilia non è nelle condizioni di farlo. Io la leggo al contrario, non hanno troppo potere politico, aiutano il mondiale ad avere una bella griglia e sono un salvagente per l’organizzatore”.

Dei piloti Ducati 2021 chi vedi meglio?

“Vorrei dire Bagnaia, ma Zarco sta facendo molto bene. Non sono un suo tifoso sfegatato, ma in Pramac ha trovato un buon equilibrio. Anche merito di Francesco Guidotti, che ha un’ottima gestione dei piloti. Poi non lo so, Johann non mi piace da vedere sulla moto, ha le spalle infossate… Chiaramente lo rispetto, ma Pecco mi piace molto di più da vedere. La condizione psicologica del Team Pramac però può farà la differenza”.

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