Michael Rinaldi vince Gara 1 a Misano piegando uno straordinario Jonathan Rea (autore di un salvataggio miracoloso) e porta a casa la prima vittoria col team ufficiale. Un risultato importantissimo dopo un inizio di stagione difficile, ancor più considerando che la vittoria è arrivata a Misano, davanti al pubblico di casa. Sarà per questo che nel giro d’onore Michael si è fermato, ha affidato la moto ai commissari di gara ed è andato dal pubblico - i famosi 5.007 spettatori - a cui ha lanciato i guanti. E per un momento è sembrato di vedere Pierfrancesco Chili, in quella splendida gara a Monza. Lui, oltre ai guanti, lanciava anche tutto il resto. Così lo abbiamo contattato per farci raccontare di quei tempi, delle sue gare, di come vive oggi le corse. Dalla spiaggia dei Bagni Romina che gestisce assieme alla moglie. Ecco cosa ci ha raccontato.
Come stai Frankie?
“Sto bene, so che si scrive tanto del mio problema sui social (che ci aveva raccontato qui) perché mi è scappato in un’intervista, ma tutto sommato sto bene, lo sto affrontando, cerco di non pensarci”.
Sei già ai Bagni Romina?
“Si, sono in spiaggia! C’è un po’ di gente - poi si scusa, appoggia il telefono e chiede un ombrellone - l’anno scorso tutto sommato ce la siamo cavata, abbiamo coperto le spese e sono contentissimo”.
Michael Rinaldi ha vinto in Superbike e ha lanciato i guanti, tanto che anche i telecronisti hanno cominciato a dire ‘Come Chili!’ Tu però arrivavi al parco chiuso in mutande…
“Quello era un mio pensiero personale per tutto il pubblico. Infatti chi mi faceva le tute mi diceva ‘te continua a vincere, poi lancia via quello che vuoi che te ne faccio altre’ negli anni ho cominciato a lanciare prima il casco, poi casco e guanti, ad un certo punto ho aggiunto anche gli stivali e alla fine ho lanciato anche la tuta, arrivando nel paddock con paraschiena e mutande”.
Ti è piaciuto Michael?
“Ho pensato tanto a lui, speravo di incontrarlo prima della gara per dirgli due parole, ma lui è riuscito a fare quello che serviva anche senza".
È stato bravo, anche perché nel team ufficiale è tosta.
“Era quello che volevo dirgli, di dimenticarsi di essere in un team ufficiale per non avere nessun tipo di pressione. Ho sentito che Domenicali nel dopogara diceva che un italiano che vince proprio a Misano con la Ducati è perfetto… Ma nel 2004 quando vinsi io (ride) non erano così contenti!”
Pensi che il mondiale sia già finito? Rea ha già 31 punti di vantaggio sul secondo, che è Toprak Razgatlioglu.
“Il mondiale non è finito finché non lo dice la matematica. Lo scorso anno in MotoGP, alla prima gara, sembrava che Marc Marquez avrebbe vinto un altro titolo. Poi si è fatto male ed ora sta perdendo due anni”.
… E si è detto lo stesso di Quartararo, che aveva vinto le due di Jerez.
“Esatto, così come Vinales qualche anno fa, nel 2017. Jonathan Rea sicuramente è forte e costante, ha fatto un salvataggio alla Marquez che però dovremmo chiamare alla Rea. Succedeva anche a me di fare quei salvataggi, ma forse le telecamere non mi stavano inquadrando. Io, Edwards… Succedeva di tenere la moto dopo che era scappato l’anteriore, però magari non eravamo inquadrati e passava tutto inosservato. Quando hai il controllo della moto fai queste cose. Poi dopo è anche fortuna, la tenacia di non mollare”.
“Una critica che faccio a tutti questi nuovi regolamenti è che così i piloti possono fare cose che ad un certo punto vengono sanzionati. Riporterei tutto ad un livello più naturale: vernice bianca che grippa, il cordolo con vernice normale e dopo il cordolo l’erba. E diventi tu giudice di te stesso, perché quando sei nell’erba chiudi il gas”.
Fai presto ad andare più piano… A proposito, il discorso di Quartararo con la tuta aperta come lo giudichi?
“Onestamente ha fatto alla vecchia maniera, non aveva il tempo di tirare su la tuta e pazienza. Io ho fatto una gara senza la visiera, alla fine avevo due occhi che sembravano due fanali! Eppure l’ho fatta. Bisogna tornare un po’ più ai livelli umani più che avere tutti questi ingegneri che si permettono di giudicare. Per carità, Spencer e Capirossi in moto hanno fatto cose egregie, però non penso che siano giusti questi regolamenti, in cui vengono date delle concessioni e poi delle punizioni. Ti permettono di usare il verde ogni tanto e poi basta. Se c’è l’erba chiudo io il gas, e se sono un mago tengo aperto. È diventato tutto troppo politico, come tutto il resto mondo, e io mi sono un po’ distaccato dalle corse perché non sono più naturali come una volta”.
Cosa pensi della situazione di Valentino Rossi?
“Secondo me non si sta divertendo, uno come lui per divertirsi dovrebbe lottare almeno per il podio. Lo dico da ex pilota, io ho continuato finché c’è stata la possibilità di lottare, ma all’ultimo anno ho avuto tanti problemi, mi ero rotto il bacino e avevo un’artrosi all’anca e non riuscivo più a guidare come si doveva e basta. Ero arrivato alla frutta, prendevo un secondo e mezzo dagli altri… Mi sono detto ‘eh, ma così sto dormendo’”.
Tra l’altro tu ti sei ritirato a 42 anni, l’età di Valentino.
“Si, 42! Non mi vorrà battere anche quel record? (ride) Vale è un’icona, ha portato il motociclismo a tantissime persone, la sua capacità di trasmettere le gare è stata pazzesca. Però non riesce più a fare podi e vittorie, a tutto c’è una fine”.
Chi vedi meglio in Ducati? Zarco, Miller, Bagnaia…
“Zarco secondo me è il più equilibrato. Bagnaia è il più istintivo, e Miller è un bel pilota. Ha fatto una bella doppietta e un bel podio all’ultima gara, ma l’ho visto un po’ meno aggressivo, controllato. Mi piace il modo di affrontare le gare di Pecco. E poi se cadi, cadi. La storia è questa. Io davo il massimo col cuore, e io non dirò mai di un pilota che avrebbe dovuto accontentarsi”.
Tra quelli che non si accontentano c’è anche Marc Marquez, che non ha smesso di provarci nemmeno dopo quell’anno così complicato. Che idea ti sei fatto della sua situazione?
“Tutti dicono che smetterà, ma lui ha bisogno di ritrovare la fiducia. L’ignoranza ce l’ha ancora, se pensiamo a Le Mans… Era davanti, è andato in testa, è caduto, si è rialzato ed è caduto ancora. L’ignoranza non gli manca. Deve ritrovare la fiducia e il podio. Dopo ti dimentichi di tante cose”.
Magari al Sachsenring le cose potranno tornare a girare bene per lui.
“Io gli auguro tutto il bene del mondo. Per me lui è stato - a parte quello che ci hanno voluto far credere i tifosi di Valentino - un fenomeno che ha portato via la scena a Vale. È uguale a Valentino ma 15 anni più giovane. Valentino è sempre stato abituato a mettere in difficoltà i propri avversari, anche mediaticamente. Così ha fatto con Stoner, Gibernau, Lorenzo, Biaggi… E ha trovato uno che con i suoi stessi sistemi gli ha fatto gli scherzi che lui ha fatto agli altri. Questo forse ha dato più fastidio a Vale”.
Se fossi Team Manager dell’Aprilia che piloti vorresti sulle moto?
“Allora, intanto non toglierei Aleix Espargarò, perché sta facendo un ottimo lavoro e guida sempre col cuore. Che un altro pilota possa fare meglio è tutto da dimostrare. Io ci penserei due volte prima di prendere un altro pilota dicendo che Espargarò non va abbastanza forte”.
Una dinamica simile a quanto successo in Ducati in passato.
“Si, io sinceramente non so cosa sia successo. L’anno scorso con Dovi erano in difficoltà a manetta e invece quest’anno stanno facendo bene. Non vorrei che si fosse rotto qualcosa - ma è così - tra Dovizioso e Dall’Igna e che abbiamo sacrificato un campionato solo per cambiare tutto come hanno fatto. Comunque nella MotoGP di oggi dal primo all’ultimo c’è un secondo e mezzo. Vuol dire che tutti sono in grado di guidare elettronicamente il mezzo. Dopo la differenza la fa la preparazione dell’elettronica e le piccolezze tecniche, come l’abbassatore. Io sono fuori da un po’ e non saprei giudicare il valore di un pilota. Una volta era più facile, adesso è tutto più costruito”.
La soluzione qual è? Limitare l’elettronica?
“Non è possibile, con i cavalli che hanno te la tireresti in testa subito. Togliere cavalli poi è impossibile… Ora si stanno lamentando per la sicurezza e credo che la modifica di cui parlavo prima potrebbe già cambiare le cose. Adesso cominciano la curva dal cordolo esterno, tagliano l’interno e poi escono sull’altro cordolo. E già così aumenti la pista di un metro. Ma non solo, perché fuori dal cordolo c’è il verde e il pilota rischia di più. Tanto c’è il verde, che gliene frega. Limitando questa cosa si amplificherebbe la differenza tra i piloti”.
Perché per andare più forte bisognerebbe davvero rischiare molto.
“Esatto, quando al limite dell’asfalto c’è la possibilità di cadere vedi subito il pilota col pelo sullo stomaco. Adesso invece male che vada c’è il verde. E allora non è più lo spettacolo che mi piace”.