Guardami in faccia, e poi dimmi quale speranza / consentir mi potrebbe questa protuberanza? / Io non m'illudo, no! Talor certo, m'avviene / d'intenerirmi anch'io nelle notti serene…./….E mi esalto, poi m'oblio... Quand'ecco all'improvviso / l'ombra del mio profilo su pel muro ravviso!
E’ un pezzo, forse anche mal ricordato, di Cyrano de Bergerac, il guascone-spadaccino-poeta-nasone “cantato” da Rostand. Ma che c’entrano le motociclette? Niente, verrebbe da dire. E ancora meno c’entra Valentino Rossi, che di certo non è uno che non ha visto riconosciuto il suo talento, che ha dovuto fare i conti con il pregiudizio e, tantomeno, che ha dovuto mendicare la compagnia o l’amore di una donna.
Però Valentino Rossi è vecchio esattamente come Cyrano era nasone. E quel naso così ingombrante del personaggio di Rostand evoca un po’ gli anni di Vale: messi sempre avanti, come prima questione, come qualcosa che lo precede quanto il naso precedeva Cyrano. L’età, ormai, è la protuberanza di Vale! E sembra che non gli si voglia riconoscere il diritto di “illudersi o intenerirsi nelle notti serene”. Quelle notti serene che per un pilota di motociclette sono in verità pomeriggi, al limite giornate. Pomeriggi e giornate in cui le cose vanno bene, in cui tutto gira come dovrebbe e ci si esalta. Fino, come accaduto ieri al Montmelò, a “l’ombra del profilo” che riporta alla realtà. Cyrano la vedeva sul muro, Valentino, ieri, l’ha vista sulla ghiaia di quella maledetta curva.
E allora giù in tanti, soprattutto sui social, persino nei gruppi che portano il suo nome e che dovrebbero essere fatti di suoi tifosi, a dargli del bollito. Un “bollito” letto e riletto ieri e che ha fatto tornare in mente proprio Cyrano, il guascone-spadaccino-poeta-nasone, costretto a fare i conti con quella protuberanza che lo precedeva. Ci sta, gli anni non si negano come non si nega il naso e non li nega Valentino Rossi esattamente come Cyrano non negava di avercelo enorme …il naso. Eppure quel nasone era il più abile, di spada e di parola: unico non per il naso, o non solo, ma per la capacità di andare oltre il suo limite. E’ esattamente quello che ha provato a fare ieri Valentino Rossi. E chi vede nella caduta del GP di Catalunya la prova che il dottore è bollito, altro non è che un Visconte di Valvert!
Chi è? E’ uno che a Cyrano non aveva saputo dire null’altro se non che aveva il naso molto grande, per deriderlo. Pensando di ferirlo. E che da Cyrano ha avuto, prima della stoccata finale, l’ultima lezione. Perché è facile dire a un nasone che è nasone, come è facile dire a Valentino Rossi che è “vecchio”. Ma anche a volersi concentrare sull’ovvietà si potrebbe essere più profondi, o comunque meno banali. Lo spiega (in versi) Cyrano al Visconte di Valvert, elencando quante e quanto più originali e fondate se ne potevano dire sul suo naso, così come Valentino Rossi lo ha spiegato ieri nelle interviste del post gara ai tanti, troppi, Visconti di Valvert delle motociclette. “Ho fatto una cappella – ha affermato – Sentivo di averne, stavo bene, mi sono fatto ingolosire dalla possibilità di vincere e ho spinto al limite, cadendo per aver osato troppo”.
C’è qualcosa di diverso (in questa spiegazione) dalla narrazione della caduta che è costata la stagione a Marc Marquez? Anche lui, anche il giovane fenomeno spagnolo, aveva sentito nell’aria l’odore dell’impresa, aveva percepito una sorta di stato di grazia personale e aveva osato, fino al botto sulla ghiaia. Allora perché Marquez quel giorno è stato grandioso e Valentino, ieri, ha dimostrato d’essere un bollito? Dai su, dirgli che è vecchio è come dire a Cyrano che era nasone. Ma quello che è accaduto ieri al Montmelò, casomai, prova esattamente il contrario, o qualcosa di molto simile al contrario: il problema non sono affatto gli anni. Anzi, il problema è che Valentino Rossi, magari, non se li sente gli anni e ieri, al netto delle antipatie e del tifo, l’ha dimostrato proprio provandoci fino all’errore. “Sapevo che la gomma di Quartararo avrebbe potuto cedere verso la fine e non volevo prendere troppo distacco, per stare lì, per essere pronto se fosse accaduto. Non volevo nemmeno far avvicinare troppo le Suzuki, che sapevo sarebbero state in crescita proprio negli ultimi giri” – ha raccontato Valentino Rossi, dopo aver dimostrato ieri, proprio con quella caduta, a se stesso e agli altri, che può ancora stare lì a giocarsela, che ha ancora l’animo di rischiare, di non agire in conserva, di non tenersi nulla in tasca. Di non dire la frase tipica degli anziani: "Ci accontentiamo! Si tira avanti". E la caduta è stata solo una virgola messa male dentro un romanzo che continua, che non lo vedrà più eroe assoluto (e lui ne è perfettamente consapevole), ma sempre e comunque protagonista. E continua! Con buona pace dei Visconti di Valvert, che dovrebbero arrendersi, o almeno trovare argomenti meno ovvi e costrutti meno banali, prima di ritrovarsi a fare i conti con l’ennesima lezione di Vale.
Ecco, ecco, a un di presso, ciò che detto mi avreste / se qualche po' di spirito e di lettere aveste. / Ma di spirito, voi, miserrimo furfante, / mai non ne aveste un'oncia, e di lettere tante / quante occorrono a far la parola: cretino! / Aveste avuto, altronde, l'ingegno così fino / da potermi al cospetto dell'inclita brigata / servirmi tutti i punti di questa cicalata, / non ne avreste nemmeno la metà proferito / del quarto d'una sillaba, ché, come avete udito, / ho vena da servirmeli senz'alcuna riserva, / ma non permetto affatto che un altro me li serva.