E se il problema fosse Brad Binder? Detta così può sembrare una affermazione poco onesta, oltre che assolutamente confutabile con i risultati, ma è quello che in qualche modo sono arrivati a sostenere sia Pol Espargarò che Jack Miller. Non perché Binder si comporta male in pista o ha qualche limite nei rapporti interni alla squadra, ma perché, paradossalmente, va troppo forte. La velocità dimostrata da Binder e i risultati messi nel sacco, in estrema sintesi, finiscono per mascherare i limiti di una moto che in molti ritengono quasi perfetta e che, invece, è ancora molto lontana dalle Ducati.
“O mi metto a dieta a base di lattuga o troviamo la potenza! – ha detto senza mezzi termini Jack Miller al termine del GP di Thailandia – Ogni volta soffro con le gomme, non riesco a trovare un modo per guidare in maniera performante. Non era così, per me, in passato. È un momento da grattacapo. Mi manca un po' di velocità massima e non sono riuscito ad avvicinarmi nemmeno a una Yamaha, eppure io non ho commesso alcun errore, ma appena la gomma si è consumata un po’ non riuscivo più a spingere. Brad riesce a farlo e questo maschera gli effettivi problemi: ho provato anche io a guidare come lui, ma niente. Sinceramente sono un po’ demoralizzato”.
Ancora più duro e diretto, invece, è stato Pol Espargarò: “Questa moto è cambiata troppo, in Thailandia non si riusciva a guidare e anche Augusto Fernandez e Jack Miller hanno avuto problemi”. Insomma, l’unico che sembra capace di andare forte con la KTM è Brad Binder e per Pol Espargarò questo fatto potrebbe confondere ancora di più il lavoro dei tecnici. Lo spagnolo, però, ha anche il dente avvelenato per altre ragioni e non lo nasconde. L’essere stato messo alla porta per fare spazio a Pedro Acosta gli brucia.
“In KTM – tuona – non è tutto dorato come sembra. Sono duri, non sono come i giapponesi che non ti dicono mai di no. Sono molto diretti. Quando sono arrivato ho smesso di usare i social media a causa loro perché mi controllavano e mi dicevano 'l'altro giorno stavi facendo questo e avresti potuto fare quest'altra cosa’. Altri piloti come Zarco sono stati distrutti in meno di sei mesi, sono tostissimi”. La stessa durezza che gli austriaci hanno dimostrato negli anni anche con piloti portati in MotoGP per una sola stagione e poi fatti fuori senza avere avuto neanche il tempo di dimostrare il loro effettivo valore. “A me dispiace – ha concluso Pol Espargarò – parlare in questi termini del marchio che mi paga, ma c’è qualcosa da rivedere nella gestione. Abbiamo discusso più volte di questo aspetto e hanno molte carenze contrattuali o di gestione del pilota: era chiaro che Pedro Acosta sarebbe arrivato in MotoGP e non ci si doveva ritrovare con quattro piloti tutti sotto contratto. E’ andata così, ma per quanto mi riguarda, se mi impegno avrò altre opzioni in MotoGP per il 2025, oppure posso sempre andare a gareggiare altrove. L’idea di vedere questa moto, che ho visto nascere vincere, un titolo mondiale, mi farà tanto piacere quanto rabbia".