L'Italia del calcio in tv, quella seduta in poltrona con Peroni gigantesca, frittatona di cipolle e rutto libero, non passa più sui canali di mamma Rai, l'emittente nazionale. “All'armi, siamo giornalisti”: a lanciare il grido è il comitato di redazione di Rai Sport, ovvero i colleghi giornalisti che raccontano, tra una tele e una cronaca, le gare e gli avvenimenti sportivi che costellano il pianeta sport. La Rai non compete sui diritti per la Coppa Italia, passando de facto la palla alla concorrenza: la Coppa “sarà di nuovo esclusiva Mediaset, unitamente ai diritti della Supercoppa”, si legge infatti nella nota diffusa oggi ai media dal Cdr di Rai Sport. E oggi più che mai il mondo dello sport è regolato da un'unica divinità: il dio denaro. Ecco perché, sempre nella, si mette l'accento sull'aspetto pecuniario: “Cologno Monzese porta a casa il pacchetto offrendo praticamente il triplo (56 milioni contro 20). Una sconfitta annunciata”. No Football, Don't Rai. “Anche la Coppa Italia di calcio resta fuori dalla Rai. È una vera e propria manovra a tenaglia quella in atto sull'azienda di servizio pubblico. Da una parte la si impoverisce tagliando il canone (le compensazioni provenienti dalla fiscalità generale non cambiano la sostanza della questione), dall'altra la si inaridisce editorialmente, privandola di contenuti”.
La nota è stata firmata sia dal cdr di Rai Sport che dalla fiduciaria di Milano. “Lo sport rischia di sparire dai canali Rai. Il calcio, ormai, lo è di fatto, Nazionale e Serie C a parte. Dopo aver perso la Serie A e la Champions, la Coppa Italia - ricorda il cdr di Rai Sport - è nuovamente fuori dai palinsesti di Viale Mazzini. Per il triennio 2024-2027 sarà di nuovo esclusiva Mediaset, unitamente ai diritti della Supercoppa. Il gruppo di Cologno Monzese porta a casa il pacchetto offrendo praticamente il triplo (56 milioni contro 20). Una sconfitta annunciata che preoccupa tutta la redazione di Rai Sport. Il nostro è un grido d'allarme rivolto a governo e Parlamento, istituzioni che hanno in mano il destino della Rai servizio pubblico”.