L’Impero televisivo di Mediaset è il grande elefante nella stanza della politica italiana. È probabilmente il mezzo, il sismografo più accurato nel registrare i “sintomi” delle tensioni politiche che attraversano i corridoi dei palazzi del potere. Da ultimo, lo scazzo Giorgia Meloni-Mediaset per la vicenda di Andrea Giambruno e la proposta di Matteo Salvini di tagliare il canone Rai. All’interno della coalizione di governo, Fratelli d’Italia sembrerebbe essere sempre più in contrasto con Forza Italia, che seppur orfana del Cavaliere parrebbe non essere poi così disposta a deporre le armi ai piedi del Presidente del Consiglio. Abbiamo dunque voluto fare due chiacchiere con un personaggio che proprio attraverso la televisione ha in qualche modo plasmato concretamente lo zeitgeist della politica italiana, dal suo ingresso in Rai nel 1985 sino ad oggi. Stiamo parlando di Marco Giusti, critico cinematografico, autore televisivo e padre di creature come Blob, Fuoriorario, Stracult e tanti altri notissimi programmi televisivi, oltre all’ultimo documentario da lui diretto su Roberto D’Agostino, che è stato presentato ieri sera al Roma Film Festival. Chi meglio di lui, dunque, per analizzare dall’interno cosa potrebbe accadere nella maggioranza dopo lo scandalo che ha visto coinvolto il compagno di Giorgia Meloni?
L’affaire Giambruno-Ricci-Mediaset ha tutta l’aria di essere un “non-nuovo” in forma nuova. Già in passato il triangolo scandalistico Fini-Tulliani-Gaucci ebbe modo di dimostrare quanto chi controlla l’informazione, abbia il coltello dalla parte del manico quando si tratta di esercitare pressione politica. Pare scontato, ma ad oggi è un ritorno in grande stile della televisione e di tutti i suoi cliché, alla faccia dei social network, che almeno in questo emblematico caso mediatico, non si sono più dimostrati i protagonisti che credevamo. Che analogie e differenze ci sono tra il caso Giambruno-Ricci e l'affaire Fini-Tulliani-Gaucci?
Anzitutto Fini non è nella stessa posizione di potere che ha Giorgia Meloni, uno. Due, è un uomo e non una donna e dunque, si capovolge tutto. Sono state fatte analogie con il caso Lario-Berlusconi, quando venne attaccata lei e non lui in quanto traditore. Da tutto questo emerge chiaramente quanto il controllo dei media sia importante per il potere.
La riduzione del Canone Rai sarebbe dunque una vendetta di Salvini, insieme con Meloni, contro Mediaset?
Sicuramente qualcosa bolle in pentola. Vi è una guerra in corso. Abbiamo visto per troppo tempo in televisione Game of Thrones con i suoi giochi di potere, i tradimenti, le donne, gli amanti, per non capire che in politica oggi è esattamente la stessa cosa. Inoltre, Giorgia Meloni si è sempre presentata come un personaggio a metà tra Tolkien e Game of Thrones (bionda, con gli occhi azzurri) dunque è normale che vi sia un ritorno sui social e quant’altro. Quello che stupisce è che il vecchio fuori onda, inventato trent’anni fa proprio da Ricci, torni a colpire. Siamo tutti adulti ormai, e ancora si fanno questi sbagli? E mi riferisco a Giambruno. Significa allora che, come dicono a Roma, “se la sentiva calda”, ovvero che non gliene fregava niente di nessuno e credeva di essere potente, di poter fare tutto quello che voleva. In questo a mio avviso si è dimostrato stupido, è caduto nella trappola o di Ricci, o di Mediaset, o di tutt’e due. Non cambia molto. Quando hai un "numero" simile dell’uomo della Presidentessa, è un’occasione troppo ghiotta perché non venga mandato in onda, prima o poi (ed al momento buono). È chiaro che si tratti di una bomba sganciata al centro della maggioranza.
La questione Giambruno dunque a chi giova? Alla Meloni o a Marina e Piersilvio?
Il risultato finale di questo ricatto libera Giorgia Meloni di un altro personaggio impresentabile. Tra i tanti, probabilmente anche il più innocuo. Giova a Mediaset soltanto in termini di ascolto – rispetto a Striscia – però certamente ribadisce che i Berlusconi non sono morti. Ovvero, non è che con la scomparsa di Silvio, Mediaset abbia deposto le armi e si sia schierata completamente sotto il tacco di Fratelli D’Italia. No, anzi, e muove tutto quello che ha contro di essa. In fondo FdI ha soltanto i canali Rai occupati militarmente e contano pochissimo, perché stanno facendo ascolti talmente bassi e talmente disastrosi che è difficile muoversi con questi mezzi. Invece Striscia, comunque, continua ad andare bene. Sono piccole mosse di guerra… piccole, in realtà anche grandi… sono battaglie abbastanza chiare, si vedono, sotto gli occhi di tutti. Di solito le cose vere stanno sotto i nostri occhi e infatti in questo caso, è tutto vero.
Con questa mossa FdI non rischia di inimicarsi anche Cairo, abbastanza bi-partisan, ma di impostazione tutto sommato filo-meloniana?
Cairo controlla tutta l’informazione televisiva. Tutti i talk politici sono di La7. Ieri sera ho visto Sgarbi, mandato in onda da Cairo, dire la sua sulla controversia con Sangiuliano. Si tratta appunto di un’altra mossa in questa partita a scacchi, perché mai, con un Berlusconi vivo, si sarebbero permessi di attaccare Sgarbi, che poi cosa fa? Chiama Cairo ed impone la sua versione dei fatti sul programma di punta in onda su La7. Non so come andranno a finire le cose, ma le acque sono parecchio mosse e torbide difficile capire cosa si muova sul fondale. In più abbiamo lasciato in sospeso la questione Santanché. Ci sono ancora tanti personaggi decisamente imbarazzanti per Giorgia Meloni. E tra questi non vedo grandi statisti. In tutto questo disastro, quello che dovrebbe avere meno potere in assoluto è Salvini che non è né una rete televisiva, né un programma, né un giornale. Salvini, in realtà, se rimanesse fermo, alla fine della partita le cose gli potrebbero andare tutto sommato bene. Non sono un esperto di politica, però lo vedo messo molto male, quindi forse per il fatto che gli altri sono in guerra, riesce a rimanere in piedi. Allo stesso tempo, però, non mi sembra che il Pd faccia nulla di effettivo per combattere questa situazione e non mi pare abbia delle armi particolarmente forti per contare qualcosa. I sondaggi sono gli stessi delle settimane scorse e non sono buoni.
Alla prima del suo ultimo docufilm con Roberto D'Agostino al Roma Film Festival che aria si respirava nella Roma Sacra e Profana?
La cosa interessante è che sia stata fatta una nomina molto forte. Quella di Buttafuoco alla Biennale di Venezia. A questa, con buona probabilità, ne seguiranno altre nelle varie stazioni, come ad esempio il cinema, dove Alessandro Barbera è uno molto bravo, una di quelle macchine perfette difficili da sostituire.
Quindi secondo lei il cinema potrebbe essere il prossimo punto di frizione tra Forza Italia e Fratelli d'Italia?
Potrebbe, perché è il cinema è glamour. Dopo lo scacco di Sangiuliano a Sgarbi, si tratta di uno scontro sbilanciato a favore del Ministro della Cultura, contro il critico d’arte berlusconiano il cui ruolo appare decisamente ridimensionato. Tornando alla domanda precedente, a Roma si respira aria di guerra, dove nessuno è più al sicuro, nessuno è protetto da Berlusconi o dalle testate, e quindi (perdona il bisticcio di parole) più che guerra “tra testate”, sarà una guerra che finirà “a capocciate”. L’aria è pessima, siamo pronti a tutto, e in tutto questo, il vero trionfo è di Roberto D’Agostino. Quella di Dago è sempre stata contro-informazione, sacra e profana. Il giornalismo dev’essere il canarino della politica e Roberto fino ad ora lo è stato, nei suoi pregi e nei suoi difetti.