A guardarlo sembra un po’ Mandrake (quello di Gigi Proietti) e un po’ genio del male, ma all’anagrafe risponde al nome di Gigi Dall’Igna. Professione innovatore. Perché sarà anche vero che le sue trovate sono sempre un po’ al limite dei regolamenti, ma è altrettanto vero che poi, nel tempo, le hanno copiate più o meno tutti. E quando, invece, a scopiazzare è stato lui, l’ha fatto con quel piglio in più (che in casa Aprilia a qualcuno va ancora di traverso). Solo che Gigi Dall’Igna s’è un po’ stufato di non veder riconosciuti i suoi meriti e di ritrovarsi sovente giudicato come uno che ci prova. A fare cosa? A forzare le interpretazioni delle regole. La storia recente della MotoGP ha dimostrato che non è mai realmente andata così e il fatto che da qualche anno la Ducati Desmosedici è comunque il riferimento per tutti ne è la prova provata.
Questa volta, però, è andata diversamente e l’uva è stata fatta passare per acerba. O, meglio, per scorretta e irregolare. Tanto che dall’anno prossimo l’ormai celeberrimo abbassatore anteriore sarà bandito e Gigi Dall’Igna, manco a dirlo, non l’ha presa bene. Tanto che in ogni occasione pubblica, anche a distanza di mesi dalla bocciatura dell’associazione costruttori, non perde occasione per tornare sull’argomento.
“Avrei accettato alcune restrizioni – ha detto l’ingegnere italiano - se avessimo potuto evitare il divieto dei dispositivi di altezza di marcia anteriore. Ma alla fine nessuno all'interno della MSMA ha voluto seguire i nostri suggerimenti. Avrei voluto continuare ad usarlo perché il nostro lavoro è rendere le moto da corsa migliori e più competitive ogni anno. Abbiamo il dipartimento di sviluppo per questo . Se non abbiamo più il diritto di sviluppare tutto quanto autorizzato dalle normative, possiamo pure chiudere tutto e andare a casa”. A non andargli proprio giù è il fatto che il divieto sia stato giustificato in nome della sicurezza, con i piloti che non possono essere chiamati a tenere a mente troppi parametri tra leve, cavi e pulsantini. “Non è questione di numero di pulsanti – ha concluso Dall’Igna - Per i piloti, un pulsante in più non cambia certo le cose e non aumenta lo stress a cui è sottoposto”.