Fino ad un paio d’anni fa, quando Andrea Dovizioso lottava con Marc Marquez, il binomio moto-circuito era un tema ricorrente: piste Ducati, piste Honda, piste Yamaha. Valentino Rossi a tal proposito partiva con dei prudenti “sulla carta” per le previsioni richieste dai giornalisti in conferenza stampa, previsioni diventate col tempo sempre più difficili da azzeccare. In passato eravamo abituati ad una Yamaha veloce nei curvoni, una Ducati missilistica sul dritto e una Honda sempre pronta a scappare nel misto. Il talento dei piloti e il loro stile di guida faceva il resto. Oggi, invece, delle caratteristiche di ogni moto si parla sempre meno: la MotoGP voluta da Carmelo Ezpeleta vuole mezzi vicinissimi tra loro per migliorare lo spettacolo, tanto che a fare la differenza più grande sono i piloti. Fabio Quartararo (nonostante una moto 'lenta') vince in Qatar nel 2021 e al Montmelò nel 2022, Pecco Bagnaia si prende Aragon nel 2021 e Assen nel 2022, piste in cui Ducati ha sempre fatto fatica. Non ci sono più, insomma, quei circuiti in cui la Desmosedici (su tutti Losail, Mugello e Red Bull Ring) va nettamente più forte degli altri.
Gigi Dall'Igna e soci hanno barattato un paio di vittorie a mani basse per poter vincere ovunque, non solo con oltre un chilometro di rettilineo. E Ducati, a conti fatti, oggi è la moto da battere. Lo sa bene Jack Miller, che suo malgrado nel 2023 passerà in KTM a fianco di Brad Binder: “Penso che questa storia della pista Ducati sia un ricordo del passato”, ha spiegato ad Autosport. “Il Sachsenring per esempio è sempre stato uno dei miei circuiti preferiti, così come Assen. In passato con la Ducati abbiamo sofferto molto lì, ma sembra che quest'anno nelle piste in cui ti trovi davvero bene come pilota, puoi sempre mettere quel qualcosa in più. E in Germania (dove ha chiuso sul podio, ndr.) sono stato in grado di farlo”.