Ci abbiamo pensato tutti, a mamma Corinna. Guardando il terribile incidente di Mick Schumacher in qualifica a Jeddah, in un fine settimana che non sembra dar pace ai piloti, abbiamo pensato alla madre di questo ragazzo giovane e inesperto.
Ci abbiamo pensato quando, per non inquadrare quel che restava della sua monoposto distrutta dal violento schianto in curva 12, la regia internazionale si è concentrata sugli sguardi preoccupati degli uomini del suo box. Sulle voci dei piloti che rientrando in pit lane chiedendo informazioni sulle condizioni di Mick, ricevendo come risposta un lungo silenzio. Ci abbiamo pensato quando il tedesco non ha risposto alle domande del muretto, lasciando ancora una volta il silenzio a fare capriole d'ansia nella testa di chi, da casa o dal paddock, aspettava e basta.
A mamma Corinna, a lei che nel frattempo era già al telefono con Günther Steiner, il team principal della Haas. A una donna che in un attimo, in un giorno di dicembre di quasi dieci anni fa, si è presa sulle spalle l'intera famiglia, diventando il vero Kaiser degli Schumacher. Una donna che non ha mai perso la speranza, che ha lottato per il marito, per dargli tutto il meglio, e che mentre lottava - e soffriva - non ha permesso alla propria famiglia di sgretolarsi. Corinna è riuscita a mantenere la privacy intorno alle condizioni di Michael, un'impresa che sembrava impossibile, lo ha portato lontano dagli occhi dei media, e ha cresciuto due figli allora adolescenti tenendoli attaccati ai loro sogni.
Quanto sia costato a Corinna permettere a Mick di intraprendere la carriera di Michael nessuno di noi lo saprà mai. Quanto l'ansia di vederlo correre in Formula 1 come il padre la renda orgogliosa e ansiosa, come poi solo una madre sa essere.
Una madre che, appena Mick è sceso dai detriti di quella Haas fatta a pezzi, ha preteso di parlargli. Che l'ha costretto - come ha poi raccontato Steiner - ad andare in ospedale per fare quella TAC che il tedesco non avrebbe neanche voluto fare. Stava già bene Mick: non ha mai perso coscienza, non era incastrato dentro la monoposto, non era scosso o ferito. Rideva, inquadrato da lontano su una barella in attesa dell'elicottero, e gesticolava.
E anche lì, in quel sorriso che ha definitivamente scacciato ogni preoccupazione dal paddock, abbiamo pensato a mamma Corinna. Alla sua telefonata intimidatoria, a una richiesta che - se a farla è una madre - non dà spazio di azione o reazione. All'ansia che ieri si è tolta dalle spalle guardando il suo ragazzo sorridere e a quella, di ansia, con cui sempre dovrà convivere. Per amore dei sogni di Mick.