Non capita spesso che i calendari di Tennis e MotoGP si incrocino. Nell'aprile del 2008 il Gran Premio del Portogallo allora in programma all'Estoril consentì a Roger Federer - impegnato nell'omonimo ATP 250 su terra rossa (oggi declassato a Challenger) - di visitare il paddock della top class e far sì che qualcuno gli scattasse una foto storica sulle scalette nel motorhome di Valentino Rossi. Poi l'unico sprazzo di coincidenza si è sempre e solo verificata in Qatar a fine febbraio, quando i tennisti di norma giocano il torneo di Doha e i piloti disputano i test o la gara inaugurale qualche chilometro più a nord, sull'asfalto di Lusail (nel 2024 durante i test pre-campionato Lorenzo Musetti venne invitato nei box di Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini). Quest'anno, in teoria, nessuna concomitanza: il Qatar continua ad ospitare l'ATP 500 (prima 250) nella sua capitale a febbraio inoltrato, ma il debutto della MotoGP è stato ricollocato in Thailandia (a Buriram, lì il prossimo weekend si spegneranno i semafori), dove i team hanno effettuato anche i test invernali. Eppure sugli spalti di Doha, nel giovedì dei quarti di finale, c'era tanta, tantissima MotoGP: Valentino Rossi seduto in tribuna, a tifare Matteo Berrettini.
Il 46 è attualmente impegnato a Lusail al volante della BMW M4 nella tappa inaugurale del Mondiale WEC, per questo ha sbrigato in fretta le pratiche del giovedì (quello che canonicamente è il media day) per gustarsi un po' di buon tennis dal vivo. Le telecamere lo hanno inquadrato per la prima volta sul finire del match tra Carlos Alcaraz e Jiri Lehecka - ricevendo in cambio un'ovazione generale - e poi l'hanno inquadrato sempre più spesso, come se il suo primo piano fosse indispensabile a scandire il susseguirsi dei punti tra Matteo Berrettini e Jack Draper: una bellissima partita - con la spinta a suon di servizi e dritti del romano disinnescata al terzo set dalla sapiente difesa mancina dell'inglese - resa ancor più godibile dalle reazioni fuori campo. Valentino Rossi ed il suo assistente Max Montanari che alzavano gli occhi al cielo agli errori di Matteo, che esultavano in stile calcistico per ognuno dei suoi vincenti, lo stesso Berrettini che dopo un paio di passanti capolavoro ha ignorato Alessandro Bega e Umberto Ferrara (rispettivamente il coach ed il preparatore atletico) per volgere lo sguardo in direzione del 46: pazienza se alla fine ha perso, ci siamo (si sono) divertiti tutti.
Certo, a Berrettini è dispiaciuto non regalarsi una semifinale importante e - perché no - un'altra serata di tennis sotto gli acchi vispi di Valentino Rossi (l'ha dichiarato nella conferenza stampa post Draper). Niente di irreparabile: l'eliminazione gli ha consentito di trascorrere il venerdì a Lusail - nel box numero 46 del Team BMW WRT - dove ha osservato il Dottore in azione nelle prove libere prima di spostarsi a Dubai per cominciare la preparazione in vista dell'ATP 500 di settimana prossima. È già emblematica la foto comparsa sui social nelle ultime ore che ritrae Matteo in maglietta e pantaloncini accanto a Vale in tuta ingnifuga con una racchetta in mano. Simbolo di una sovrabbondanza di talento e simpatia, tutto nel giro degli angusti metri quadrati di un box adibito al motorsport. Vale e Matteo hanno in comune soprattutto una cosa: non si prendono troppo sul serio, anzi si prendono proprio in giro. Berrettini scherza sulle sue gambe sottili (l'altro giorno su X ha risposto con lo sticker di Spongebob a tweet di cattivo gusto in cui si sosteneva che le sue gambe fossero sgraziate), la carriera di Rossi è zeppa di uscite autoironiche ("Piaccio alle nonne", oppure il casco con la tartaruga al Mugello 2013, o anche quello con la medaglia di legno al Mugello 2004), entrambi surfano abilmente sulle notizie di gossip (vedi Sarah Toscano oppure l'indiscrezione di ogni estate secondo cui Valentino sarebbe pronto a sposarsi). Quindi fatecelo dire: due così forti, insieme, non si trovano spesso. Ce li abbiamo solo noi.