
Charles Leclerc non ha più di due minuti a disposizione per suonare il piano nei giorni del weekend di gara di Montecarlo. Eppure riesce sempre a ritagliarsi quel momento tutto suo prima di uscire di casa, prendere la bicicletta e precipitarsi per le stradine che conducono dritte al paddock portuale del Principato. Il suo addetto stampa lo vorrebbe già sul pianerottolo, ma Charles – che sia venerdì, sabato o domenica – si lascia aspettare. “Devo farlo” – asserisce, mentre conquista un angolo del salone, estrae la panchetta dal cono d’ombra di un pianoforte a coda e comincia a far scivolare le mani sulla tastiera. Tre pedali da dosare, ottantotto tasti su cui far scartabellare le dita, novanta secondi o poco più per produrre qualcosa di incisivo: è un hot lap tra le mura casalinghe, è il ritornello della sua vita.
È semplicemente Charles Leclerc qualche minuto prima di infilarsi nell’abitacolo della Ferrari, nel Gran Premio più importante della stagione. Predestinato a nascere lì, in una clinica affacciata sulla Santa Devota, si fa chiamare “Principe” più per la sua attitudine vellutatamente regale che per le origini monegasche. Riesce ad essere brillante e preciso in qualsiasi attività gli venga richiesta. Deve firmare autografi e scattare selfie con i fans? Sbriga la pratica rapidamente, dispensando entusiasmo. Deve criticare una scelta del team? Espone il suo punto di vista in maniera diretta, senza alzare i toni. Deve tuffarsi nelle acque del porto dopo aver vinto la gara più memorabile della sua carriera? Buca il mare con la testa, senza fare spruzzi, e riemerge che sembra più pulito di prima.

È come se avesse davvero bisogno di quei due minuti mattutini al pianoforte per rendere le sue giornate così armoniose, così immacolate nei gesti, nelle intenzioni. Come se quelle onde sonore che sbattono sul legno e dal legno vengono filtrate aiutassero Charles a depurare la mente, le idee, gli obiettivi. Poi va in pista, nel suo Principato, dove ha la necessità di essere dolce e allo stesso tempo affilato. Lì i muretti li devi accarezzare, baciare, farteli amici, in un processo quasi osmotico di fiducia reciproca che cresce giro dopo giro. I cordoli invece vanno tagliati al momento e al punto giusto, altrimenti i muretti non ti perdoneranno. E Leclerc, per siglare la pole e dominare la gara di casa – un weekend che prima del 2024 era sempre stato maledetto – ha portato in macchina tutte le sfumature di sé stesso. Ha guidato sventagliando sull’asfalto quasi tutte le marce, dalla prima del tornantino alla settima in uscita dal tunnel, come se fossero note da comporre. Ad ogni passaggio uno spartito diverso, giri del motore da modulare in base ai consumi di gomme e carburante, al vantaggio sugli inseguitori, come se fossero bande di frequenza da amalgamare con gusto. Un gusto deciso, vincente, elaborato, lussuoso: affumicato.

Così sembra scaturire dalle stelle la partnership tra il pilota compositore e lo scotch Chivas Regal, distillato di vari cereali che per un periodo minimo di dodici anni viene invecchiato e affumicato in botti di legno dalle quali filtrano e traspirano aromi più o meno vanigliati. Il marchio di whisky scozzese celebrerà il suo nuovo Global Brand Ambassador a Melbourne, alla vigilia del weekend di gara inaugurale della stagione, in un temporary piano bar denominato “Leclerc’s”. La serata ce la immaginiamo così: terrazza con vista sull'oceano, invitati che degustano il tramonto, mentre Charles in un angolo suona il pianoforte dal vivo e sorseggia un calice di “Monaco Spritz” tra un pezzo e l’altro. Si tratta di un cocktail ideato da lui stesso, a base di Chivas Regal 18 anni, cordiale ai semi di sambuco, lime e champagne.
Al pari delle ultime composizioni di Leclerc, ci si aspetta qualcosa di notevole. D’altra parte il Maestro Miscelatore di quella che nel 1890 era ancora la Chivas Brothers, si chiamava Charles. Adesso, sulle etichette delle bottiglie del marchio scozzese, c’è una corona, simbolo della Royal Warranty che proprio in quegli anni la Regina Vittoria conferì ai fratelli Chivas. Oggi, sotto la corona di Chivas Regal, c’è Charles Leclerc. Un principe che presto diventerà Re. Una partnership di classe, che poggia da una parte sul legno pregiato di un pianoforte a coda e, dall’altra, sui rivestimenti in velluto di un trono monarchico.
