Martedì 18 febbraio 2025. Una X sul calendario, di quelle che si attendono con un certo fermento. Un martedì qualunque di un febbraio qualunque ma che di disimpegnato ha ben poco. La O2 Arena di Londra mette da parte i concerti per trasformarsi nella casa della Formula 1, per lo meno per una notte. Le lancette dell’orologio, puntate alle 21:00, danno inizio a un evento senza precedenti, quello di presentazione delle monoposto per la nuova stagione della classe regina. E se alcuni team vengono liquidati senza troppi complimenti, questo non si può dire della Scuderia Ferrari. Sì, perché c’è qualcosa che va oltre i 75 anni della Formula 1 e questo qualcosa è il compleanno di Enzo Ferrari, a 127 anni dalla nascita.
Preceduti da un sentito omaggio al Drake, Charles Leclerc e Lewis Hamilton, assieme al Team Principal Fred Vasseur, svelano la livrea della SF25. Una vettura che segna la continuazione di un sogno e l’inizio di un altro. Una monoposto che sa tanto di onore, per Charles Leclerc, alla sua sesta stagione in rosso. Di energia, per un Hamilton che ha ormai già iniziato il suo percorso nel cuore della Motor Valley e che, nel suo essere totalmente nuovo, è intrinsecamente entusiasmante per un pilota che, neoquarantenne, sembra essere più motivato che mai.
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Il passo da Londra a Maranello è breve perché ieri, 19 febbraio, la SF 25 ha fatto il suo debutto ufficiale sul circuito di Fiorano. Dall’ostentazione di una arena impreziosita da luci, filmati e musica dal vivo, si passa a quella cosa che è quanto di più distante dal quadro britannico di appena qualche ora prima: la passione.
Mettere piede a Maranello è raccontare una storia diversa ma ambientata nello stesso luogo e fondata sugli stessi principi. Come a dipingere uno spazio capace di cambiarsi facilmente d’abito in base all’occasione ma che in fondo nasconde sempre la stessa essenza. Questa è la storia infinita di un piccolo comune in provincia di Modena che vive di tradizione e amore. È la storia di condizioni meteo rigide che strizzano l’occhio alla stagione ma che non scalfiscono il desiderio di prendere e partire. Di arrivare e poi, di rimanere. Per ore. Perché il richiamo della rossa è troppo forte.
Tra shakedown e filming day, il lavoro in Ferrari inizia la mattina presto. Il primo al volante è Charles Leclerc. Giri centellinati nel rispetto dei limiti di chilometraggio, attese estenuanti, tra una e l’altra partenza da quel garage che sul circuito di Fiorano vede un portone bianco a finestrelle, sormontato dalla conchiglia gialla, simbolo inconfondibile della Shell.
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Delusione alla sua chiusura. Magia all’apertura. Telefoni alla mano, macchine fotografiche con obiettivi da paura. E poi scale, sgabelli. I guard-rail del ponte di Via Abetone Inferiore diventano infimi collaboratori, tanto utili quanto scomodi. È questo il passaggio che collega Maranello a Ubersetto, storico punto panoramico e casa di tutti i tifosi accorsi. Quasi un mese fa, il 22 gennaio, ospitava cuori ferventi per la prima volta di Lewis nel nome del mito.
E poi ancora bandiere, parrucche, copricapi, cappellini. Qui la passione ha quel quid in più. Odora di gomma bruciata, risponde al suono di un motore roboante, fa della sua anima il colore rosso e un cavallino nero su sfondo giallo. Ovunque.
Occhi attenti seguono i giri della contendente al titolo che quest’anno punta anche sul bianco, una fascia in coda, che fa da sfondo al logo di HP, ormai sponsor principale della Ferrari. C’è del bianco sull’ala anteriore e su quella posteriore, sempre di base a quel simbolo azzurro che tanti non hanno apprezzato, e a cui noi non possiamo che dare ragione. Ma si sa, le partnership in F1 sono fondamentali e l’estetica ne è la prima vittima.
E allora anche da lontano, quella zona la fa quasi da padrone, che solo il tempo ci dirà se ci abitueremo.
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Il lavoro del monegasco si conclude a ora di pranzo. Da solo e accompagnato da una Stelvio nera, adibita a mezzo di trasporto per gli addetti ai lavori, visibili dal bagagliaio aperto perchè vestiti di un rosso inconfondibile. È così anche per il Sir nel pomeriggio. Nuove attese che sembrano infinite. Qualche giro qua e là. E prove di partenza, così come per il compagno di box. È il suo casco giallo che si distingue, in quel frammento di secondo che ci impiega la mente a fotografarne il passaggio.
Le riprese che saranno poi condivise dall’account ufficiale della Scuderia passano da filmati aerei a primi piani da pelle d’oca. Perché forse non ci abitueremo mai alla bellezza di una macchina da corsa. E anche dal vivo, la nuova Ferrari - di un rosso più scuro - non fa che aumentare l’attesa crescente per un 16 marzo che è ormai alle porte.
È gratitudine quella che si prova ad assistere alla prima volta della SF25. È onore, un po’ come quello di cui parlava Charles a Londra, perché far parte in qualche modo della storia della Ferrari significa sempre tanto. E quel tanto si fa sentire. Si viene riportati con i piedi per terra dal passaggio di un drone, che, come fosse un essere umano, viene salutato da tutti, nella speranza di finire in qualche contenuto social. O dall’arrivo dei fotogrrafi. Si viene riportati con i piedi per terra, anche perché quegli stessi piedi fanno male. Ma di quel male che ignori, perché sei lì dove la coesione che si crea tra persone che non si conoscono è la più bella che ci sia.
E tutto ha un senso quando Charles, per primo, e poi Lewis, si avvicinano ai tifosi per i saluti di rito. Che tra autografi e qualche scambio di battute con il pilota numero 16, e un Lewis Hamilton con il sorriso stampato in volto e una mano agitata in aria, per salutare più e più volte, che reincarna la quintessenza del vestire e tifare la Scuderia: impegno e dedizione ma di quelli che rinvigoriscono.
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Si sposta correndo, incapace di nascondere la propria gioia. Che poi, perché mai dovrebbe? E mettiamoci anche una foto ricordo. Il ricordo impresso di un pilota che, quasi ad ogni giro, viene acclamato durante le ore pomeridiane. Il ricordo di un pilota immerso suo sogno rosso d’infanzia e che, per quel rosso, non ha alcun dubbio: farà tutto ciò che è in suo potere. Perché manca da tanto quel particolare quasi impronunciabile, quello del 2007 targato Kimi Raikkonen e Felipe Massa.
È una toccata e fuga quella del nativo di Stevenage, ma è una che, nella sua breve durata, va bene. E fa bene.
Fa bene all’animo di ogni singolo Tifoso che è lì da ore. Una sorta di riconoscimento per la vicinanza e l’affetto dimostrati. Come a suggerire che sì, è giunto il momento di tornare a casa. Ed è in momenti come questi che il legame con la Ferrari diventa qualcosa di unico, un sentimento che trascende i risultati, ma che trova nella speranza e nel sacrificio il suo più alto valore. Ogni dettaglio diventa un tassello di un sogno condiviso, alimentato dalla certezza che, per quanto arduo, il cammino verso la vittoria è sempre possibile.
Da una X sul calendario si passa quindi ad un’altra, il 26 febbraio per l’inizio dei test in Bahrein. E chissà che quell’aria frizzante che aleggia in casa Ferrari non arrivi fino in Medio Oriente, dove finalmente tutto si giocherà a carte scoperte, o quasi.
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