Era felice, Charles Leclerc. La pole position del sabato dopo un errore nel primo tentativo del Q3 aveva il gusto forte delle rivincite, dei successi presi per i capelli, strappati agli altri. La partenza pulita in gara, con uno Max Verstappen al fianco, completava il pacchetto delle cose giuste da fare per mettere in cassaforte un successo. Gli aggiornamenti portati dalla Ferrari a Barcellona poi avevano dato i risultati sperati con l'assenza di degrado gomme, grande punto di domanda su un asfalto bollente come quello di Montmelò. A completare il quadro della perfezione anche un pit stop velocissimo e un errore da parte di Max Verstappen, fregato da un colpo di vento come Carlos Sainz, e costretto così a lottare con George Russell e con un problema al DRS della sua Red Bull.
Quando tutto va così bene però, Leclerc lo sa, le cose non tornano. Non ci è abituato, a vincere facilmente, a dominare, a fare un weekend "da non inquadrato" al comando, senza niente da dire, nulla che faccia parlare di sé tranne il successo.
E infatti, mentre gli occhi erano tutti puntati alle sue spalle, il monegasco ha iniziato ad arrancare. Un dolore durato pochi attimi, neanche il tempo di capire che cosa stesse succedendo alla sua Ferrari e poi il grido via team radio, il ritiro e l'abbandono della leadership - in un solo momento - della gara, del mondiale piloti e di quello costruttori.
Tutto male, tutto da buttare, nel giorno in cui tutto sembrava andare meglio. Ma una cosa si salva, nel dolore del box, negli sguardi tristi dei meccanici seduti, disperati e nell'emotività allertata di chi da casa già festeggiava la vittoria.
Si salva lo spirito di un ragazzo dall'anima esposta, che le cose non sa tenersele dentro: rabbia tristezza gioia delusione forza. Tutto fuori, a gran velocità, così come viene. E mentre ci si aspetta pugni contro il muro, grida e rabbia, domande e dubbi su questo mondiale, Charles Leclerc si prende sulle spalle la tristezza degli altri.
Tornando ai box tranquillizza tutti, dentro e fuori da quelle quattro mura rosse di Barcellona, dentro e fuori tutte le case dei ferraristi: "E' ok - dice mentre di ok non sembra esserci niente - torneremo più forti di prima". Lo ripeterà anche nelle interviste post gara: "Fa male, fa davvero male. Ma il campionato è lungo, gli aggiornamenti che abbiamo portato funzionano e in macchina mi sono sentito bene come non mi succedeva da un paio di gare. Fa male ma guardiamo avanti, torneremo".
Una carezza per sé stesso, per noi, per chi avrà pianto o tirato i pugni al muro che non ha tirato lui. La carezza di chi sa di non aver spazio, o tempo, da dedicare alla rabbia. Ma solo qualche decimo di secondo per rimettersi subito in piedi.