Il GP d’Italia doveva essere una festa. Un po’ dei tifosi sulle colline e un po’ della Ducati che era favorita, ma il Mugello doveva essere soprattutto una festa del motociclismo. Perché un altro circuito come questo, nel mondo, non c’è. Invece è andato tutto storto, tutto male. Jason Dupasquier se n’è andato a 19 anni e non c’è regola che avrebbe potuto impedirlo. Perché chi corre in moto rischia, ma non per il gusto di farlo. Rischia perché nonostante tutto ne vale la pena. Quando se ne andò Marco Simoncelli, papà Paolo chiese di fare casino. E un pilota, agli altri, chiederebbe di correre. Ma è impossibile stabilire cosa sia più giusto, fino a che punto lo spettacolo debba continuare. Uno soltanto ha deciso di non partire: Tom Luthi, che di Jason era amico di famiglia e maestro nella guida in pista. Abbiamo raccolto i pensieri di alcuni piloti dopo la gara, per capire cosa significhi dover correre con la morte nel cuore.
Danilo Petrucci
Il ternano non nasconde la rabbia per come sono state gestite le cose: “Mi sento sporco a pensare che abbiamo corso sullo stesso tracciato dove ieri è morto un ragazzo di 19 anni. Non la reputo una cosa normale, ma non siamo nella posizione di poterci fermare”. Ha spiegato Petrucci, che continua: “In situazioni simili, in passato, almeno si era passati per un brief con i piloti, ieri neanche quello. Nessuno ci ha detto nulla dopo l’incidente e dopo tre minuti dal decollo dell’elicottero la pitlane era già aperta, come se non fosse successo nulla. Ma noi piloti avevamo già capito la gravità della situazione. Nessuno ci ha chiesto cosa volessimo fare, ma bisognerebbe ricordarsi che dentro il casco ci sono ragazzi che pensano che se oggi è successo a un amico o un collega , a un altro ragazzo insomma, domani potrebbe accadere a loro. Avremmo corso comunque se fosse successo a un pilota di MotoGP?”
Francesco Bagnaia
Forte, poi, il commento di Pecco Bagnaia, scivolato mentre era in testa: "Purtroppo, la cosa importante di oggi è che abbiamo perso un ragazzino di 19 anni. Secondo me, la diffusione della notizia non è stata gestita benissimo. Era già difficile accettarlo ieri, oggi non è stato certamente bello. Il minuto di silenzio mi ha scosso parecchio, non ero per niente concentrato in gara. Non mi importa della caduta. Penso che se fosse successo a un pilota MotoGP, oggi non avremmo corso. Non è una bella pagina del nostro sport. Parlare delle gare odierne ha poco senso”.
Marc Marquez
Marc Marquez invece, caduto nelle prime fasi della gara in seguito ad un contatto con Brad Binder (di cui si è assunto la responsabilità), spiega la sensazione di trovarsi in mezzo alla pista dopo una notizia così terribile: "Dopo la caduta mi sono trovato in mezzo alla pista e non è stata la giornata migliore per provare quella sensazione. Trovo difficile parlare perché quando penso alla mia caduta oggi, mi viene in mente Jason Dupasquier. Questa è stata una giornata triste per il motociclismo, per il mondiale. Sportivamente parlando, questo weekend non è stato così male per me, ma parlando di motociclismo è stato un weekend disastroso”.
Poi scende più nel dettaglio: “Fa parte del rischio che corriamo in pista. Molte volte vogliamo dimenticarlo o non vogliamo pensarci, ma quando succedono cose del genere, ti rendi conto di cosa sei in gioco ogni volta che scendi in pista. I piloti muoiono sempre meno, ma lo fanno. Capisci perché ci sono così pochi piloti al mondo che osano andare a quelle velocità. C'è un rischio. La verità è che sono colpi duri che ti fanno pensare a tante cose. Non mi resta che mandare un abbraccio alla squadra di Jason, che è molto colpita, alla famiglia, che immagino sarà di più, e a tutti i loro amici”.
Fabio Quartararo
Davvero molto colpito Fabio Quartararo, incapace di festeggiare nonostante una vittoria di forza e carattere su di un circuito più favorevole alla Ducati: “C'era molta emozione in gara. Ero molto emozionato e iniziare la gara dopo il minuto di silenzio è stato molto difficile. Ogni volta che arrivavo alla curva nove, pensavo a Jason... Sì, questo è per lui! Più in generale è stato un buon fine settimana per noi e questo lo voglio dedicare anche a mia madre perché in Francia è la festa della mamma. Non sono felice però: abbiamo trovato una vittoria ma abbiamo perso un nostro amico, quindi non è facile. È una sensazione molto strana, quando speri di dimenticare un weekend in cui hai fatto pole e vittoria. Questa la dedico a Jason, è stato molto difficile fare la gara, soprattutto concentrandosi sui 23 giri pensando a lui ogni volta”.
Raul Fernandez
Lo spagnolo, secondo al traguardo della Moto2 dopo una gara in testa, ha saputo della morte di Dupasquier soltanto una volta arrivato al parco chiuso:“È stato uno shock dopo la gara. Non so cosa dire. È lo sport che amiamo, è qualcosa che sappiamo essere presente, ma quando succede non ci credi. Penso che saperlo dopo la gara sia stato un po' più facile per fare la nostra gara, che ti piaccia o no ogni volta che passi su quella curva, nel giro di formazione, lo tieni sempre a mente. Questa la dedico a Jason, è il minimo".
Miguel Oliveira
Asciutto e sentito poi il commento del Portoghese: «Siamo contenti del risultato, ma non dei tristi eventi della classe Moto3. I nostri pensieri sono con la famiglia di Jason. Preferirei che questo sport non fosse così crudele a volte. Ma lo facciamo ancora con tutta la nostra passione. Le mie condoglianze vanno alla famiglia. In circuiti come Portimaõ e Mugello, dove c’è una curva cieca, queste situazioni rischiano di essere pericolosissime".
Joan Mir
Anche il campione del mondo in carica, sul podio dopo una grande rimonta, ha spiegato la difficoltà di trovarsi in gara dopo aver saputo la notizia: “Sono molto stanco, ho dato tutto quello che avevo per arrivare il podio. Sapevamo che il nostro passo era uno dei migliori, sono andato in pista ho fatto del mio meglio e alla fine sono riuscito ad essere molto costante sui tempi. Questo podio è per Jason. E' stato molto difficile oggi mettere il casco per correre ma lo dedico a lui e a tutta la sua famiglia”.
Aleix Espargarò
Più vicino a Danilo Petrucci, invece, il pilota Aprilia: “Sono senza parole, non riesco a capiacitarmi di quello che è successo. Tutto è avvenuto molto in fretta. Aveva solo 19 anni, era un ‘bambino’, ieri non me la sentivo di scendere in pista per la FP4. Oggi, nell’arco di 10 minuti, si è passato da rendergli onore a chiudere la visiera. Siamo stati in grado di trovare la motivazione per andare avanti, questa è la crudeltà della vita e del nostro amato sport. Mi sento veramente triste, mi stringo attorno ai suoi familiari”.