Vi immaginate un sitema anti-bloccaggio freni (ABS) in MotoGP? Viene subito da pensare a quando nei videogiochi racing inseriamo gli "aiuti" e cerchiamo di togliere qualche decimo alle nostre prestazioni virtuali grazie alle magie della guida assistita. Controllo di trazione, traiettoria ideale in tre dimensioni, ABS e ci sentiamo tutti fenomeni. Nella realtà, in MotoGP (e anche in Formula 1), l'ABS è proibito e tutto viene affidato all'abilità del pilota, capace di regolare pressione e forza sulla leva del freno in modo tale da non bloccare la ruota anteriore, da non rischiare di cadere.
Negli ultimi anni, tuttavia, la proliferazione dell'aerodinamica e il livello di sofisticatezza raggiunto dalle MotoGP moderne (in tutti i settori; motore, freni, elettronica, gomme) hanno consentito di ridurre progressivamente gli spazi di frenata, spingendo piloti e squadre verso una costante ricerca di quel confine che separa il colpo di genio dall'errore. Limite che - con l'introduzione del nuovo format, della Sprint Race e con la conseguente compressione dei weekend di gara - si è ulteriormente assottigliato. Tradotto: nella MotoGP di oggi, dove ciascuna curva di ogni singolo giro di una qualsiasi sessione può essere decisiva per fare la differenza sugli avversari, sbagliare tempi e spazi di frenata è questione di niente. Un niente che, quando le moto sono vicine fisicamente e nelle prestazioni (durante le prime fasi di una Gara o di una Sprint Race, per esempio), può trasformarsi in un grande disastro. Abbiamo visto ciò che è accaduto sull'asfalto di Portimao a Marc Marquez, protagonista di un errore di valutazione in frenata che ha innescato un bloccaggio della ruota anteriore e il successivo, violento, imparabile contatto con Jorge Martin e Miguel Oliveira.
Paolo Bonora, Race Manager di Aprilia, è tornato sullo strike del numero 93, sottolineando come l'errore dell'otto volte campione del mondo sia stato il più evidente di una serie di sbavature in staccata commesse dai piloti nel GP di Portogallo. Il contatto tra Joan Mir e Fabio Quartararo, quello tra Luca Marini ed Enea Bastianini, preceduto da un ingresso al limite di Alex Marquez su Maverick Vinales e da altre manovre passate inosservate perché senza particolari conseguenze. La questione di fondo resta una e una sola: i piloti in frenata sono al limite e, quando le moto sono ravvicinate, il pericolo è consistente. Situazioni simili a Termas de Rio Hondo sono state schivate, grazie alla diversa conformazione della pista e ad un approccio meno impulsivo dei piloti in partenza. Il tecnico di Noale, però, ha ripresentato la questione nel corso di un'intervista a GPone, in cui ha fatto riferimento ad una possibile introduzione dell'ABS in MotoGP per aumentare la sicurezza in pista: "La parte aerodinamica, soprattutto alle alte velocità, ci obbliga ora a prestare ancora più attenzione alle traiettorie che decidiamo di utilizzare, perché ogni cambio di posizione in frenata diventa più rischioso rispetto al passato. I piloti sono sempre alla ricerca del limite e il front lock (bloccaggio della ruota anteriore) può capitare quando meno te lo aspetti. Attualmente il limit lock è completamente gestito dal pilota e supervisionato dai tecnici. Cerchiamo di evitarlo il più possibile, tuttavia il l'utilizzo dell'ABS in ambito racing probabilmente allungherebbe gli spazi di frenata, ma non escludiamo che possa esistere in futuro, per aumentare la sicurezza in pista. Il fatto che le due gare in Portogallo abbiano mostrato sin dall'inizio una certa aggressività ci ha fatto riflettere. Basti pensare che a Portimao sono stati 18 i piloti caduti o ritirati tra Sprint Race e Gara".