Parlare di corse con Livio Suppo è come aprire un dizionario e cominciare a sfogliarlo: oltre ad essere una buona abitudine, hai la certezza di imparare sempre qualcosa. In questo caso l’ex Team Manager Suzuki ci ha parlato delle gare sprint (“Non è che se fai il doppio delle gare le guarda il doppio della gente, si rischia anzi di far sembrare noiose quelle della domenica”), ma soprattutto della situazione Honda e di Marc Marquez.
Suppo, senza grossi giri di parole, spiega che le possibilità che Kalex stia lavorando ad un telaio per HRC - come si legge su buona parte dei media di settore - sono prossime allo zero ed è piuttosto quest’ultima, la Honda, ad aver scelto un fornitore europeo per velocizzare il processo produttivo, che ad ogni modo da solo non basterà a sconvolgere la classifica. Gli abbiamo poi chiesto qualche previsione sul mondiale (dopo due gare appena), i suoi osservati speciali (uno su tutti Maverick Vinales) e una retrospettiva sulla Ducati, che a suo modo di vedere ha la miglior moto in pista dal 2017.
A inizio stagione avevi fatto due previsioni, segnalando tra le sorprese Maverick Vinales e Brad Binder: a parte la gara della domenica in Argentina sono decisamente azzeccate.
“Beh, diciamo che non mi sono inventato nulla, sono due dei piloti più forti della MotoGP e non era così difficile prevedere questi risultati. Se non avesse piovuto forse Maverick avrebbe potuto giocarsela e sabato Brad ha fatto una partenza miracolosa. È vero che era solo una sprint race, ma il talento è fuori discussione. Purtroppo al momento KTM è piuttosto difficile da interpretare, vista da fuori sembra che abbia ancora qualcosa da mettere a posto. Stanno crescendo anche loro però, mi aspetto molto in futuro”.
Abbiamo visto le prime due sprint race della stagione: come giudichi questo nuovo format?
“In termini di spettacolarità è chiaro che è una bella gara, ci sono più sorpassi e più adrenalina. In generale però se pensiamo al motivo per cui è stata fatta - ovvero aumentare l’interesse nei confronti della MotoGP - secondo me è un fallimento, che rischia anzi di sminuire il valore della gara vera. Al sabato si rischia di più e questo aumenta in maniera eccessiva la pericolosità, ma non solo: la Sprint è un prodotto televisivo molto valido che rischia di cannibalizzare quello che in realtà doveva promuovere. Non è che se fai il doppio delle gare c’è il doppio della gente a guardarle, è più facile invece che le gare vere, la domenica, diventino più noiose per chi non è appassonatissimo. Senza contare il nuovo format del weekend, coi piloti che devono spingere come dannati già dal venerdì per entrare in Q2. Il sabato diventa delirante, perché c’è chi si trova a fare Q1, Q2 e Sprint Race. Un weekend così secondo me è troppo. Ho parlato con un amico che fa il meccanico in MotoGP, mi ha detto che arrivi la mattina in circuito e lavori così tanto che non ti accorgi nemmeno di quando si fa sera, anche per i tecnici è veramente molto dura. E sappiamo tutti che più lavori e più ti stanchi, aumentando le possibilità di fare un errore. A me pare eccessivo, ma forse sono io ad aver raggiunto una certa età”.
Parliamo di Honda: c'è questa storia che ha dell'incredibile sui test per provare l'ormai famoso telaio Kalex. Tu conosci bene HRC, che idea ti sei fatto?
“Credo che qui si basi tutto su di una sorta di equivoco. Probabilmente Kalex è un fornitore e realizza il telaio su specifiche HRC, cosa che è sempre successa perché loro non si sono mai saldati i telai in casa, anche ovviamente se il progetto era dei giapponesi. Bisogna capire se Kalex è un fornitore che salda dell’alluminio in Europa in funzione di quello che viene detto da HRC o se in Honda non sanno più che pesci prendere e hanno chiesto a Kalex di fare un tentativo. In questo caso sarebbe quantomeno strano, perché l’HRC ha più di trent’anni di esperienza con le moto prototipo ed il telaio in alluminio, mi pare veramente difficile. Ducati per esempio il telaio in alluminio lo fa da relativamente poco e sicuramente ha meno conoscenza di quel materiale, KTM addirittura continua a farlo in tubi. Ma perché Ducati debuttò col telaio a traliccio? Perché Filippo (Preziosi, ndr.) giustamente sosteneva che la conoscenza che c’era in Ducati sul telaio a traliccio era elevata, mentre sull’alluminio sapevamo poco. In HRC invece questo tipo di esperienza ce l’hanno di sicuro e non credo proprio che Kalex sia andata oltre allo sviluppo di un disegno elaborato da HRC”.
Anche perché sembra strano che HRC abbia fornito ad esterni le moto, i dati e tutto il necessario a sviluppare un prodotto non solo adatto alla moto, ma addirittura più competitivo di quello che viene impiegato oggi.
“La stessa cosa è successa anche per il forcellone Kalex che diamo per assodato, nessuno da HRC si è preoccupato di comunicare come sia andata: Kalex l’ha fatto come voleva e Honda l'ha semplicemente montato oppure HRC sta cercando dei fornitori europei per questioni di comodità? Se Kalex rimpiazza un terzista in Giappone non ci vedo niente di strano perché si velocizzano i tempi di reazione ed è tutto un po’ più facile, se invece si stanno affidando anima e corpo a quest'azienda sperando che facciano un telaio migliore del loro non posso che fare loro i miei migliori auguri, anche perché Kalex non ha esperienza di MotoGP”.
Come giudichi la Yamaha? In Argentina abbiamo visto valori praticamente rovesciati rispetto al solito, tra Franco Morbidelli che finalmente riesce ad andare forte e Fabio Quartararo che soffre così.
“Intanto purtroppo una rondine non fa primavera, prima di dire che Franco è tornato bisogna aspettare altre gare. Lui ha avuto un anno e mezzo di crisi nera e ora finalmente sembra aver trovato la quadra, però Termas de Rio Hondo è un tracciato particolare. Oltretutto la cosa stranissima è che quando va forte uno, in questo caso Morbidelli, l’altro va male. È così da anni ormai: nel 2019 è andato forte Fabio facendo cinque volte secondo da esordiente; nel 2020 è partito come uno dei favoriti, non ha fatto un granché e Franco ha vinto tre gare; nel 2021 non hanno dato la moto ufficiale a Morbidelli per darla a Vale, lui si è infortunato e quando è entrato nel team ufficiale il cambiamento è stato grande, perché oltre alla moto è cambiato il capotecnico - che era Forcada - e quindi dal 2021 e per tutto il 2022 è stato l’ombra di sé stesso, il che è inspiegabile. Qui è stato molto più competitivo, mi auguro che questo gli serva a ritrovare motivazione. Ovviamente se c’è qualcosa che non funziona non può essere solo una cosa tecnica, quando un pilota va così peggio rispetto a un altro che a volte è riuscito a battere c’è qualcosa di bloccato. Quello che è strano è che se va forte uno l’altro fa fatica. Sa Dio perché”.
Per i tuoi ex piloti, Alex Rins e Joan Mir, è stata durissima.
“Alex ha vinto due delle ultime tre gare dell’anno scorso e la fatica che sta facendo adesso è una bella cartina di tornasole sulle difficoltà enormi della Honda. Si sapeva che non sarebbe stato facile, poi è chiaro che uno ha sempre in testa Honda is Honda, come diceva Nakamoto, e tutti speriamo che torni ad essere una moto mediamente competitiva. Certo che ad oggi è veramente difficile, soltanto tre anni fa chi avrebbe mai detto che l’Aprilia sarebbe stata in grado di fare una moto migliore della Honda? se l’avessi detto io mi avrebbero preso per scemo”.
In questo senso anche Alex Marquez non lascia grosso scampo ad interpretazioni.
“Sì, lui ha fatto il passaggio inverso ed è rinato. Tra l’altro sono molto contento perché essere il fratello di Marc non è facile ed è bello che riesca a mettersi in luce dimostrando di non essere lì solo perché fa Marquez di cognome. Oltretutto, per dimostrarlo non gli è bastato vincere due mondiali”.
Quanto pensi ci vorrà alla Honda per sistemarsi?
“Domanda difficilissima, ma proviamo ad analizzare la storia di Ducati. Il picco del disastro l’hanno avuto nel 2013, quando è andato via Filippo ed è arrivato Bernhard Gobmeier, che dopo un anno è stato sostituito da Gigi Dall’Igna. Così hanno lavorato duro nel 2014 e 2015, nel 2016 hanno cominciato a vincere delle gare e nel 2017 secondo me Ducati aveva già la migliore moto in pista. A conti fatti loro ci hanno impiegato un paio d’anni, ma ci sono riusciti con una rivoluzione nel mezzo: con un nuovo Direttore Generale, non un nuovo direttore tecnico in pista come è Ken Kawauchi per la Honda (ex Suzuki, ndr.), che si occupa piuttosto di trasmettere le informazioni dalla pista al Giappone. Gigi invece ha potuto mettere mano alla struttura e non ha cambiato tutti gli ingegneri - in Ducati ci sono un sacco di ragazzi che c’erano ai miei tempi - ma è stato molto bravo a dare ad ognuno il proprio ruolo. In questo senso non credo che in HRC ci sarà una rivoluzione, Kuwata (Tetsuhiro, Direttore Generale di HRC, ndr.) è ancora alla guida del progetto”.
Dopo l’Argentina vedi ancora Bagnaia come grande favorito al titolo?
“Intanto queste benedette Sprint Race danno dei punti che possono essere importanti, dopo Portimão fino all’ultimo anno Pecco avrebbe avuto cinque punti su Vinales e invece ne ha accumulati 12. Questo vuol dire che ne puoi perderne tanti ma anche recuperarne moltissimi. Detto questo il campionato è lunghissimo, non so se riusciranno a fare tutte le 21 gare previste ma anche se dovessero essere 20 o 19 saranno comunque tante ed è presto per tirare delle conclusioni. Sicuramente Pecco è molto forte, ha fatto un piccolo errore che gli è costato carissimo però comunque è tra i migliori. Bezzecchi sta crescendo molto e ha fatto una gara sul bagnato da incorniciare, bisognerà vedere se riuscirà a ripetersi anche sull’asciutto, poi Vinales a mio parere rimane uno degli outsider più interessanti: in Argentina senza la pioggia probabilmente si sarebbe giocato la vittoria. A questi aggiungo Enea, che andrà sicuramente bene, mentre per quanto riguarda Marc penso che dipenderà da quanto la Honda riuscirà a migliorare la moto. Ad ogni modo non dimentichiamoci che lui a Portimão ha fatto una pole e un podio, che probabilmente gli sono costati l’errore in gara il giorno dopo perché si è talmente gasato per quello che ha fatto il sabato che la domenica è entrato che era una palla di cannone pronta all’esplosione, ed è andata come è andata. Lui quando ha questa grandissima carica agonistica rischia di andare troppo oltre al suo limite, e a pensarci bene si è rovinato la carriera così: se fosse stato un filo più tranquillo nel 2020 avrebbe chiuso terzo (a Jerez, ndr.), non si sarebbe rotto e probabilmente avrebbe vinto anche quel mondiale”.
È il primo avversario di sé stesso.
“Sì, d’altronde Marc ha anche vinto otto mondiali così, con un talento pazzesco e rischiando un po’ più degli altri. Ad ogni modo è prestissimo per parlare di campionato, sicuramente Pecco è tra i favoriti e mi auguro per gli appassionati che la vittoria nella Sprint di Binder non sia un caso isolato: la KTM ha speso tantissimo negli ultimi anni a livello di personale assumendo delle persone veramente molto valide, alcune anche dalla Suzuki. Fabiano Sterlacchini (da Ducati Pramac, ndr.) ha un’esperienza enorme con la Desmosedici, ha lavorato moltissimo con Gigi Dall'Igna e sa benissimo quello che è stato fatto per rendere la moto competitiva. Ecco, secondo me KTM ha tutte le carte in tavola per essere protagonista. Quello che mi spaventa di più è la situazione delle due case giapponesi, sembrano davvero in difficoltà”.