“Sognavo da una vita di dire un 'Marco c’è'. Ed è più bello, più forte, più vero quando in pista, dentro la tuta, c’è un bello sportivo che è anche una bella persona” – Lo ha scritto Guido Meda, in un post suoi profili social. Un post di quelli che scrivi collegando direttamente il cuore alle dita, riuscendo comunque a tenerti lontano dai passatismi e pure dal rimpianto forzato. Perché Guido Meda il cognome riesce a non farlo, nella delicatezza del rispetto, pur lasciando intendere che sì, c’ha pensato pure lui come ci abbiamo pensato tutti. Che sì, i riccioli sembrano proprio quelli lì, il cerotto sul naso pure e anche quei modi che ha il Bez e che aveva pure un altro Marco.
Solo che, nella delicatezza del ricordo di una radice che è palese, è avanti che bisogna guardare. Verso quel futuro che, vuoi o non vuoi, adesso si chiama Marco, ma fa Bezzecchi di cognome. Dentro un fine settimana che, erroraccio di Pecco a parte (ma anche l’errore fa parte del racconto di tanta umanità), è stato pazzesco per gli appassionati italiani. “Ci ricorderemo di domenica – scrive ancora Meda - Della fuga solitaria di Marco Bezzecchi in Argentina, talmente bella da meritarsi quella distrazione del regista che di uno enormemente più forte degli altri non sa che farsene. È un privilegio paradossale e raro, che va guadagnato. Ci ricorderemo di perchè in terra era bagnato. Già, ma sabato era asciutto ed era secondo”.
Il racconto, quindi, di quello stato di grazia tipico del pilota che per un fine settimana si sente imbattibile e che nessuno, nella storia del motorsport, ha mai saputo raccontare bene quanto un certo Ayrton Senna: “All'improvviso intuii che ero al di fuori di quello stato mentale che io considero...razionale. In ogni caso, non c'era spazio per nient'altro....continuavo a correre e mi sentivo come trasportato”. E’ qualcosa che ai piloti succede: entrare in una condizione, e percepirla, in cui senti che sì, quello è il giorno in cui vincerai. Questa volta è successo a Marco Bezzecchi e andando a rivedersi alcune immagini, alcune interviste del prima, si capisce anche un po’ che il ragazzo romagnolo era pronto. Proprio lì. Proprio in Argentina. Con la semplicità che ha e il personaggio che è. “La persona è Semplice nel caso di Bez, diretta, sensibile, vera e senza menate – prosegue Meda - Va sul podio e mentre è lì, sul tetto del mondo che in quel momento è proprio tutto suo, si accorge che la maglia che gli hanno appena omaggiato è autografata davvero da Messi; e allora il primo pensiero è quello di mettersi ad urlare giù, verso Migno, per dirgli …che è autentica. Perchè nel suo mondo, anche se è appena stato il più veloce del pianeta, una cosa così vale ancora, vale di più, vale un entusiasmo nuovo, una sorpresa che ancora sorprende. Quando ho iniziato a commentare le moto, Bez aveva tre anni e ci guardava per Vale. Adesso tocca a lui divorarsi il buono enorme di una vittoria; lui che a Vale - lo dice proprio - deve tutto”.
Già, Valentino Rossi che in mezzo al mucchio non c’è più, ma che c’è sempre, perché dal dolore per un amico più giovane a cui aveva dovuto dire addio ha creato, insieme agli amici di sempre, una struttura che ha generato futuro e continuità. La radice di Marco, viene da dire, e i fiori del Vale. Tanto che in Argentina non c’è stato solo Bezzecchi a far quasi commuovere gli appassionati italiani, ma ci sono state almeno un altro paio di storie, quella di Migno e quella di Morbidelli, che comunque a Valentino Rossi sono collegate., e che si affiancano a quelle, già meravigliose, del Team Gresini, di un Bastianini che adesso non c’è ma è comunque una certezza e di un Arbolino che fa la voce grossa in Moto2. Storie, insomma, che si fanno testimonianza e nello stesso tempo smentita: non è vero che era meglio prima! “Io non sono più quasi coetaneo dei piloti – conclude Guido Meda - Potrei esserne lo zio o giù di lì. Ad esserne consapevoli è una cosa bella, perchè sa di un tempo passato con senso e qualità, perchè ne è valsa la pena, perchè la storia continua. Con Bez, con il nostro mitico Campione del Mondo, Bagnaia, del quale queste cose belle già ve le abbiamo raccontate, che ieri è scivolato, amen, capita. Con Bastianini, altro fenomeno, e che si rimetta presto. Con Morbidelli, uno spettacolo di uomo che semplicemente ha guidato …da Morbidelli. Con Marini, sempre più vicino. Con Diggia che la grinta ce l’ha. Con tutti insomma, italiani e non, nessuno escluso. E che vinca il migliore. Ma intanto è vero: Marco c’è!”