Fabio Quartararo, con un giro di fuoco chiuso in 1’53.038, sembrava essersi assicurato la pole per la prima gara dell’anno. La sua Yamaha scorre bene tra le curve e lui è uno specialista del giro secco: tre decimi più veloce del record di Marc Marquez (firmato nel 2019) lo hanno eletto a uomo più veloce al mondo sul circuito di Losail. Questo finché un missile rosso con sopra Pecco Bagnaia ha abbattuto ogni limite: 1’52.772, pole position stellare senza diritto di replica. Il giro totale, perfetto, apparentemente arrivato senza troppa fatica. A far ben sperare non è soltanto il tempo, ma anche il carattere del pilota torinese che in carriera ha sempre dimostrato di raggiungere i risultati con cognizione di causa: dove altri scendono dalla moto chiedendosi cosa sia successo, che si tratti di un bel giro o di una caduta, lui impara per poi ripetersi. Gigi Dall’Igna ha detto che “Bagnaia ha fatto un giro per me irripetibile”, ma tutto considerato potrebbe averlo detto per scaramanzia. Grande festa nel box Ducati quindi, anche se la gara si corre domenica e a Borgo Panigale lo sanno. Sui social Pecco ha scritto: “La mia prima pole position in rosso (e in MotoGP, ndr.) e record del circuito. Oggi è un grande giorno per noi”.
I complimenti, giustamente, sono arrivati da ogni dove: la Michelin, gli sponsor, i giornalisti della Formula 1, gli altri piloti e i vecchi compagni della VR46 Academy Nicolò Bulega e Lorenzo Baldassarri. Uno però, in mezzo ad una grandinata di spunte blu, si è fatto notare più degli altri: Fabio Quartararo. El Diablo, battuto, che si complimenta: “Congratulazioni amico” e Pecco risponde “Divertiamoci domani!”. Complimenti che fanno sorridere perché il fairplay è il bello dello sport, ma anche perché fino a qualche anno fa sarebbe stato impossibile. Ve li immaginate, Rossi e Biaggi, a scambiarsi i complimenti? O Marco Simoncelli e Jorge Lorenzo? Iannone e Dovizioso? Impossibile.
Ma i piloti che hanno vent’anni oggi sono diversi. Non fumano, si allenano ogni giorno, vanno letto presto la sera. I piloti della MotoGP non sono più quelli di una volta, ed è anche per questo che ogni anno le loro prestazioni migliorano. Niente viene più lasciato al caso, alcuni studiano l’inglese per arrivare preparati in conferenza stampa, in molti hanno uno psicologo. Certe cose però non cambiano mai: vogliono vincere, hanno fame, si punzecchiano. Anche se, magari, con più gentilezza.