Sul suo casco Carlos Sainz ha una piccola stella. È la stella di un'eredità che il pilota spagnolo si porta addosso da sempre, figlia di un rapporto che l'ha formato e cambiato. L'eredità ufficiale, quella consegnatagli con l'onorificenza di ambasciatore del Legado Maria de Villota, è arrivata nel 2016 durante una cerimonia di consegna che lo ha visto emozionato e commosso al ricordo di ciò che ha avuto, ciò che ha ancora e ciò che invece non ha più.
Ma l'eredità vera, quella di quella piccola stella sul suo casco, Sainz la conserva da molto prima. Passa attraverso l'insegnamento e la memoria della sua prima grande insegnante, la pilota spagnola Maria de Villota, a cui Carlos deve la realizzazione del primo sogno: "Con lei ho guidato per la prima volta una monoposto - ricorda tra le lacrime durante quel discorso di premiazione nel 2016 - avevo 13 anni ed ero al circuito di Jarama, vicino a Madrid. Immaginate che cosa ha significato per me, che da sempre sognavo di fare il pilota di Formula 1 e non di rally come mio padre. Quei dieci o venti giri che ho fatto seguendola sono stati importantissimi e negli anni li ho conservati come oro nella mia mente".
Da lì, tutto. Era il 2007 e Carlos e Maria hanno dato il via a un rapporto di stima e amicizia, sognando un grande futuro. Maria de Villota era una pilota incredibilmente talentosa, una donna che sognava la Formula 1 in un mondo di uomini in cui - al contrario di oggi - di donne si parlava ancora pochissimo. Carlos era un ragazzino pieno di talento e sogni, a cui serviva una guida che non fosse solo quella del padre.
A Sainz la pilota ha insegnato la dedizione per il lavoro senza dimenticare l'ottimismo lungo la strada verso il proprio obiettivo, ma anche - soprattutto dopo l'incidente del 2012 - la forza infinita necessaria per andare e comunque sempre avanti. Da quel giorno sul circuito di Jarama Maria de Villota è diventata l'istruttrice e la guida del giovane pilota, che dentro i passi più importanti della sua carriera aveva bisogno di qualcuno di fidato, di talentoso, qualcuno a cui potersi affidare che non fosse solo, e sempre, il presentissimo padre Carlos.
Cinque anni insieme, i cinque anni che hanno accompagnato Sainz all'ingresso del programma di giovani talenti Red Bull, in cui Maria de Villota ha giocato un ruolo decisivo. Poi, all'improvviso, l'incidente nel 2012: una dinamica assurda, uno squarcio nel casco di Maria che ha cambiato ogni cosa. Lei che nel frattempo aveva portato avanti i suoi sogni, era diventata collaudatrice del team Marussia in Formula 1 e che, durante un test a Duxford, per una leggerezza del team aveva perso tutto in un attimo: bastò un camion di supporto della scuderia lasciato in una posizione troppo a ridosso della zona d’azione dei test per causare un incidente devastante.
Maria perse l'occhio destro, la sensibilità in quella parte del viso, l’olfatto. E il suo futuro come pilota. Il casco distrutto rimane oggi, a dieci anni da quell'incidente, un drammatico testimone di quel viaggio interrotto. Poi, quando le cose dopo un anno per lei sembravano finalmente aver trovato una nuova pace, la fine di tutto: Maria è stata trovata senza vita l'11 ottobre del 2013 in un albergo a Siviglia, morta a causa di un distacco della massa encefalica, conseguenza dell'incidente dell'anno precedente. Aveva solo 33 anni.
Un duro colpo per la sua famiglia, per il mondo del motorsport, e per giovane pilota spagnolo che Maria stava crescendo. Sono passati dieci anni da quel 2013, Carlos ha raggiunto i sogni di quel giorno a Jarama, ma Maria resta grande, ingombrante, dentro ai suoi pensieri: la stella sul casco non manca mai, così come l'eredità che porta con sé.
A pochi giorni dal via del Gran Premio di casa torna a parlare di lei. Parla di sé, dei suoi primi anni, dell'importanza che la Spagna ha avuto in quei primi anni di formazione, e il ricordo di Maria torna a farsi sentire. Che è lì, suo casco con lui, ma che sarebbe potuta essere ancora al suo fianco. Forte, ottimista, divertente e spensierata come la sua Spagna. Una stella, per Carlos e per chiunque l'abbia conosciuta. Questo weekend a Barcellona - a dieci anni dalla sua morte - ancora più luminosa.