La MotoGP torna in pista per il Gran Premio di Aragon, con Fabio Quartararo saldamente in testa al mondiale e Maverick Vinales già sull’Aprilia a fianco di Aleix Espargarò. Il circuito spagnolo, da sempre, ha sorriso alla Honda e a Marc Marquez, che dopo il Sachsenring ha un’altra occasione per fare bene sfruttando un tracciato sinistrorso. Ne abbiamo parlato con Livio Suppo, che dal 2013 al 2017 ha lavorato con lui nel ruolo di Team Manager di HRC. Il manager torinese ha analizzato la stagione della Honda, ma non soltanto: anche il ritorno di Andrea Dovizioso e Franco Morbidelli, entrambi attesi la prossima settimana a Misano, ed il caso Michelin. Ecco cosa ci ha raccontato.
Buongiorno Livio. Dopo Silverstone ci si chiede se Marc Marquez tornerà mai a fare miracoli e, soprattutto, se la responsabilità è più sua o della Honda.
“Bisognerebbe essere lì per saperlo. Certo è che la moto quest’anno non sembra molto a posto, stanno facendo molta fatica tutti. Secondo me Aragon è una pista anomala dove solitamente la Honda è sempre andata bene, anche l’anno scorso con Alex e Taka. Se quest’anno avranno dei problemi anche lì vuol dire che la situazione è davvero difficile. Sicuramente questo non sta aiutando Marc nel suo rientro, però purtroppo anche le sue condizioni non sono ottimali. Secondo me è un po’ un mix, quando le cose girano per il verso giusto, come al Sachsenring, Marc è sempre Marc, oltretutto Aragon è un’altra pista che gira a sinistra, quindi lo darei addirittura per favorito per la vittoria. Perché avrà sicuramente una gran voglia, poi appena può… I campioni così non dimenticano da un giorno all’altro come si fa a vincere”.
Se dovesse andargli male ad Aragon però si comincerebbe a parlare di crisi.
“Ma no, mi sembra prematuro. Che la moto non sia a posto e la spalla nemmeno è un dato di fatto, è un miracolo se riesce a fare come al Sachsenring, non un problema se non ci riesce. Fossi in lui andrei lì senza tensioni. Secondo me è in grado di vincere e se non dovesse farlo è sempre Marc Marquez, è solo questione di tempo prima che la spalla torni ad essere meno fastidiosa di adesso”.
Pensi che Fabio Quartararo, a prescindere dai punti, abbia già vinto il titolo?
“Diciamo che quest’anno si sta dimostrando un pilota da titolo. Avrebbe anche più punti senza il problema di sindrome compartimentale a Jerez e la tuta che gli si è aperta a Barcellona. Ora ha 65 punti di vantaggio su Mir, ma potrebbero essere addirittura di più. Quest’anno si sta dimostrando quello più in forma degli altri, poi purtroppo è uno sport in cui basta poco a perdere un paio di gare, quindi è presto per darlo per vinto. Però sicuramente è stato il più costante e veloce nel 2021 e si sta dimostrando più che meritevole di avere questo vantaggio in classifica”.
Ci sono tre grandi ritorni nell'aria: Franco Morbidelli con la Yamaha ufficiale, Maverick Vinales in Aprilia e Andrea Dovizioso con la M1 del Team Petronas...
“Parto da Vinales. Da appassionati è una cosa molto bella, non ho mai visto un pilota della classe regina iniziare la stagione da ufficiale in una casa e finirla, sempre da ufficiale, con un’altra. È una totale novità, ma non sarà facile per lui: ha fatto solo due giorni di test e dovranno essere tutti molto bravi a non creare troppe aspettative e fare come dicono, quindi prendere queste gare come una preparazione al 2022. Sappiamo che Maverick può avere degli acuti pazzeschi, quindi sarà divertente vedere se riuscirà a intrepretare subito l’Aprilia al meglio. È una cosa che sicuramente aumenta l’interesse per la seconda parte di campionato”.
Pensi che avrà problema a passare da un motore a quattro cilindri in linea ad un V4?
“Mah, non credo. Vinales è uno che quando ha la giornata buona va forte per davvero. Anche Jorge a suo tempo ha impiegato un po’ per prenderci la mano, poi però con la Ducati andava fortissimo pur avendo guidato solo moto col quattro in linea. Oltretutto pare che Vinales si sia trovato subito bene e sono davvero contento per Rivola, che dopo aver aspettato per un anno Iannone ed essere rimasto con un pugno di mosche in mano si è trovato con un top rider a disposizione”.
E il rientro di Andrea Dovizioso?
“Vederlo sulla Yamaha di Morbidelli sarà interessante. Dovrà essere bravo a gestire la frustrazione che immagino avrà per una moto che - lo ha dimostrato Franco quest’anno - inizia a sentire il peso degli anni, per lui non sarà facile. È vero che ha girato un po’ con l’Aprilia, ma è niente rispetto a quello che hanno fatto gli altri. Bisogna vedere se riuscirà a non farsi prendere allo sconforto se non dovessero arrivare dei buoni risultati. Sarà comunque bello vederlo il prossimo anno su di una moto più competitiva”.
Franco Morbidelli?
“Anche per lui sarà un salto non facile, oltretutto pare che non porterà con sé il suo capotecnico Ramon Forcada. Non conosco i motivi di questa scelta, anche se francamente mi sembra molto rischiosa. Morbido ha sempre dimostrato una grandissima stima nei confronti di Forcada, quindi sinceramente non capisco perché non sia riuscito a portarselo dietro. Ad ogni modo non sarà facile per lui, ci sarà molta aspettativa e adesso ha la moto uguale a quella di Quartararo, sulla carta non ha più scuse. Detto questo è anche vero che Fabio arriva da un momento di grazia e sappiamo che più vincono più diventano forti. Il Morbido invece arriva da un infortunio e ha saltato diverse gare, dovrà essere molto forte mentalmente per gestire una situazione per nulla facile”.
Maverick ha solo da guadagnarci, per Franco invece è la grande occasione...
“Esatto, Vinales avrà il raffronto con Aleix, che però guida quella moto da una vita, ma niente da perdere. Invece Morbidelli dovrà gestire con calma, è già stato compagno di squadra con Fabio… Il primo anno era andato più forte il francese, poi ha fatto meglio lui. Quest’anno arriverà sicuramente dietro anche per via dell'infortunio, ma dovrà essere pronto al 2022 con la consapevolezza di avere un compagno di squadra fortissimo”.
Dal 2013 c’è sempre stato un italiano a vincere in MotoGP e quest’anno deve ancora succedere. A fine stagione in griglia ce ne saranno sette, chi pensi possa portarla a casa?
“Pecco… prima o poi arriverà questa vittoria!”
A proposito: pensi sia stato molto sfortunato o che, piuttosto, gli sia mancato qualcosa per vincere?
“Allora. Secondo me il caso non esiste, diciamo che se Pecco non ha ancora vinto è perché ancora non è riuscito a mettere insieme tutto. L’anno scorso stava dominando a Misano ed è caduto, è caduto in testa anche al Mugello… Ha avuto degli episodi sfortunati, come l’anno scorso quando ha avuto un problema al motore, però deve riuscire a fare il salto e vincere una gara, magari potrebbe anche sbloccarlo. Perché la moto è molto competitiva, Martin ha dimostrato che la possono guidare anche piloti meno esperti. Ecco, lui sta facendo un esordio incredibile, per altro andando fortissimo in piste Ducati ma anche molto bene in altri circuiti come Silverstone. Questo deve servire di stimolo a Jack, Pecco e Zarco, perché vuol dire che con quella moto lì si può fare di più. Sta succedendo un po' quello che avevamo visto con Quartararo e Yamaha, prima del suo arrivo i giapponesi si scusavano per quanto la moto fosse poco competitiva. Ma credo che più che rivoluzionarla abbiano trovato qualcuno in grado di farla andare forte. Tutte le moto hanno pro e contro, sta ai piloti a tirare fuori il massimo. Questo è uno dei motivi per cui, secondo me, Ducati ha fatto bene a cambiare piloti. Se ci si intestardisce sul fatto che la moto non gira e non si prova a farla girare in maniera diversa non si va da nessuna parte”.
Ad ogni GP si parla tanto di Michelin. Pensi che le case debbano richiedere un cambio di rotta o semplicemente adattarsi?
“Innanzitutto penso che Michelin stia facendo un ottimo lavoro, i tempi sul giro sono sempre migliori e le gomme che portano funzionano bene. La mia sensazione è che, come qualunque attività produttiva, ci sia un problema di controllo qualità, non tutte le gomme performano in maniera perfettamente uguale. Tu fumi le Heets, per caso? Ecco, ogni tanto ce n’è una che non tira, fa schifo. La Michelin forse ha un po’ questo problema, magari basta che vengano riscaldate una volta di troppo e rischiano di rovinarsi. Il problema però è che per diminuire questi casi bisognerebbe fare gomme meno performanti, con un range di utilizzo più ampio. Se una gomma passasse, per esempio, dal potenziale massimo all'80 percento, credo che sarebbe più difficile avere discrepanze. Però poi si lamenterebbero i piloti perché c’è meno grip, si va più piano… È veramente difficile”.
D'accordo.
“Poi ci sono casi che vanno analizzati bene. Pecco ad esempio a Silverstone ha lamentato uno scarsissimo grip al posteriore, ma aveva cambiato anche l’anteriore rispetto alle prove. Magari, proprio perché queste gomme sono tanto performanti quanto sensibili, il cambio di assetto e di grip all’anteriore ha causato problemi dietro. Ci sono tantissime variabili, ad ogni modo ricordo che succedeva anche con Bridgestone che una gomma (sulla carta) identica ad un’altra funzionasse meno bene. Ma non direi che il campionato sia falsato da questo. Penso che una gomma con qualche problema vada ampiamente preventivata in quello che è un prodotto di alta qualità, è impossibile che siano sempre perfettamente uguali”.