La stragrande maggioranza dei piloti della MotoGP non ha la patente per la moto, è terrorizzata all’idea di usarne una in strada (ricordate Maverick Vinales?) e vive da atleta: allenamento sempre, cibo controllato, giornate regolari peggio di quelle di un impiegato del catasto e mai una parola sopra le righe. Sempre alle prese con quello che si può dire, quello che non si può dire e i confini del politicamente corretto che non si possono superare. E poi c’è Johann Zarco: l’unico che sembra venuto dal passato. L’unico dentro a cui sembra scorrere un po’ del sangue istrionico dei vari Lucchinelli, Mamola, Chili, Fogarty, solo per citarne alcuni di quelli che hanno intrecciato la loro storia con Ducati e non andare a scomodare pure Schwantz, Kocinski, Graziano Rossi e gli altri di un elenco che risulterebbe infinito. Persino Valentino Rossi, con il tempo, s’è ammorbidito parecchio. Ma Johann Zarco no, lui ha mantenuto quella faccia lì da matto da legare e continua a dire e fare tutto quello che gli passa per la testa. Compreso l’esprimere dubbi sul vaccino per il Covid19 e dichiarare apertamente che no, lui non l’avrebbe fatto. Certo, non vincerà quanto quelli che abbiamo appena citato, ma Johann Zarco è uno vero. In pista e fuori, pregi e difetti.
Lo ha dimostrato anche in questi giorni, quando in barba alla nuova regola non scritta del “i piloti non vanno in moto in strada”, s’è messo sotto il sedere una vecchia Ducati del 1981. Una 900 SS Darmah del 1981, bellissima ma affidabile come può essere affidabile una Ducati di quaranta anni fa, è stata, infatti, il mezzo scelto per raggiungere Aragon dalla Francia. L’ha chiesta in prestito ad un amico giornalista, che la custodiva in garage come una reliquia visto che era stata la moto del babbo, e poi, zaino legato al sellino posteriore, ha ingranato la prima. E s’è sparato 950 km, consapevole che rischiava pure di non arrivare, documentando poi il tutto sul suo profilo Instagram. Chi altro della MotoGP attuale avrebbe fatto una roba del genere. Anni fa il viaggio da Borgo Panigale al Mugello compiuto da Andrea Dovizioso e Danilo Petrucci, su Ducati moderne e comode, era sembrata una roba da matti. Adesso Zarco ha rimesso le cose a posto. Non sarà prendere a capocciate un avversario, non sarà lasciarsi andare a dichiarazioni da cavallo pazzo, non sarà nemmeno andare in giro con una gallina al guinzaglio, ma è il segnale che un po’ di spirito dei piloti di un tempo resiste ancora. Con Johann Zarco che, almeno da questo punto di vista, è l’unico vero Pilota (con la P maiuscola di Pazzoide) ancora in attività.
Anche perché oggi, dopo essere arrivato ad Aragon con le vibrazioni della vecchia Ducati che probabilmente lo facevano tremare ancora come la corda slentata di un basso, il francese più suonato della MotoGP s’è fatto pure un volo d’angelo. Questa volta con tuta, guanti e stivali. Zarco, infatti, che è stato allevato da un paracadutista e che non disdegna di lanciarsi nel vuoto nel tempo libero, s’è prestato per provare una delle attrazioni presenti in un parco vicino al circuito di Aragon. Imbracatura, corda, carrucola e giù in picchiata, nel vuoto e tra gli alberi, per qualche centinaio di metri. La corda secondo Johann Zarco, viene da dire, soprattutto dopo aver visto il video di Fabio Quartararo che, invece, illustra come “la corda secondo i piloti moderni”. Battute a parte, però, la riflessione che viene da fare è un’altra e riguarda, appunto, la capacità di essere personaggio e di esprimere personalità fuori dalla pista, anche quando i motori non sono accesi. Una capacità che ormai sembra latitare completamente nel paddock (forse qualche barlume di speranza c’è in Pedro Acosta), ma che invece serve come il pane, soprattutto adesso che Valentino Rossi uscirà di scena e ci sarà bisogno di tenere alto il livello dello spettacolo, tra bagarre vere in pista, magari pure un po’ di sportellate e vaffa che tornano a volare, e qualche “botta di matto” fuori dai cordoli, che non guasta mai. Ecco, Johann Zarco ci piace per questo… non solo per la sua pazzesca fidanzata.