Mentre la MotoGP si prepara a scendere in pista sul circuito Bugatti di Le Mans, l'ex pilota francese Bernard Fau rilascia il docufilm sull’eroe di casa intitolato “Johann Zarco, l'audacia di un campione”, in cui racconta la vita e il dietro le quinte dell’idolo degli appassionati francesi. Sono molti i piloti del paddock che hanno avuto una storia difficile, in fondo per arrivare in MotoGP a volte occorre spingersi oltre alla normalità. E Johann non è stato da meno.
Zarco rientra in quella categoria di piloti che arriva da lontano come Franco Morbidelli e Danilo Petrucci: gente che non ha fatto il liceo classico del motociclismo, con l'immancabile trafila che parte dalle minimoto e, talento permettendo, passa tra campionati nazionali e le piccole cilindrate del mondiale per arrivare in carrozza fino alla MotoGP. Zarco è scappato di casa con il suo motorino a 17 anni per vivere a casa di un ex paracadutista, Laurent Fellon, che lo ha preso sotto la propria custodia insegnandogli a correre con allenamenti da caserma.
In qualche modo questo lo avvicina ai piloti di una volta, quelli che andavano a correre perché ne avevano voglia, quando se potevi arrivare al mondiale da maggiorenne investendo i tuoi risparmi. Johann questo l'ha fatto nella MotoGP di oggi, confrontandosi con ragazzini che hanno imparato a guidare la moto prima che a camminare.
Zarco, sotto la guida del manager Laurent Fellon, ha vinto due titoli mondiali (nel 2015 e 2016) in Moto2, diventando il pilota francese più vittorioso di sempre nel mondiale. Poi è arrivata la MotoGP nell'unico Team francese del paddock, il Yamaha Monster Tech3 di Hervé Poncharal, che per il 2019 firma con KTM portandosi con sé il suo pilota. I due anni in Yamaha sono stati un'alternanza di ottimi risultati (soprattutto in qualifica) e qualche gara opaca, quelli in KTM un disastro senza appello. Disastro culminato a Jerez, nel 2019, con il pilota francese che si lascia andare nel box urlando “abbiamo un telaio di merda e un controllo di trazione di merda!”. Cose che i piloti dicono, anche spesso forse, ma mai mentre c’è una telecamera a riprenderli. Inutile provare a ricucire lo strappo, Johann viene esonerato dal team e chiude la stagione sulla Honda del Team LCR, rimpiazzando Nakagami che, causa infortunio, è costretto a saltare le ultime gare dell'anno.
Nel frattempo, complici i pessimi risultati con la moto austriaca, i rapporti con lo storico manager finiscono per deteriorarsi. Fellon non parla di una proposta di Alberto Puig per correre con Honda e Zarco, venuto a sapere della cosa, interrompe il rapporto decennale che lo legava al manager, per anni raffigurato sul casco del francese.
Nel 2020 arriva la Ducati Avintia, vista da Zarco come un'ultima possibilità di riscatto. Quelle che spesso sono le ultime moto in griglia diventano l'unico mezzo del pilota francese per dimostrare qualcosa. La rinascita arriva a Brno, dove Zarco conquista la pole position ed il terzo gradino del podio in gara, al punto da portarlo sul tavolo dei possibili candidati al Team Ufficiale Ducati.
Johann Zarco, l’uomo dei backflip dopo la vittoria e delle dichiarazioni poetiche è anche continuo protagonista di episodi controversi. Solo quest'anno ha innescato un mezzo disastro con una manovra azzardata su Franco Morbidelli in Austria (quando Rossi e Vinales hanno rischiato la vita come mai prima) e si è reso in parte responsabile della caduta di Dovizioso al via del GP della Catalunya. Il punto è che lui, come un bambino che ti butta le chiavi della macchina nel water, ti guarda con la faccia stupita di chi non sapeva e non voleva. In molti lo odiano, lo detestano, ma infondo è uno di quei personaggi tridimensionali e profondi, uno che corre a 350 Km/h e suona il piano nella hall di un hotel. Uno che magari non vincerà il mondiale, ma che infondo finché è in griglia troverà il modo di far parlare di sé. Bene o male, basta che se ne parli. Il film di Bernard Fau è disponibile in DVD e Blue-Ray a partire da lunedì 5 ottobre sul sito www.zarcoetlecontinental.com, qui il trailer.