Ha scelto l’unico posto in cui Valentino Rossi pesa di meno. La considerazione, letta da qualche parte sui social, è forte e merita una spiegazione, però sembra anche dannatamente vera. Se c’è, infatti, un posto in cui Luca Marini avrebbe potuto liberarsi un po’ di più dell’etichetta di “fratello di Valentino Rossi”, quel posto è proprio il box del team che ormai tanti anni fa ha chiuso definitivamente con il 46, dopo la decisione dello stesso Rossi di lasciare la migliore moto della MotoGP di allora per dimostrare al mondo che a vincere era il pilota e non gli ingegneri della Honda. Lo ha fatto e per il costruttore giapponese è stato un grosso smacco, tanto che il nome di Valentino Rossi non è stato più preso in considerazione dai vertici dell’Ala Dorata sia quando ancora era un pilota, sia quando ha deciso di mandare in pista un team con il suo nome.
Il destino, però, è sempre capace di disegni imprevedibili e vent’anni dopo, in qualche modo, il 46 sarà ancora su una Honda. Anzi, sulla tuta di un pilota del Team Repsol Honda. Un pilota che è sì il fratello di Valentino Rossi, ma che in quel box e su quella moto c’è arrivato per ben altre ragioni: il suo metodo, il suo approccio al lavoro, le sue capacità di parlare la stessa lingua degli ingegneri, la sua sensibilità e la sua capacità di analisi. Tutte caratteristiche che sono, appunto, di Luca Marini. Sue e non del “fratello di”. E che c’entrano niente con motivazioni – magari più mediatiche o di marketing – legate al sangue che condivide con il più vincente dei piloti della MotoGP dell’ultimo quarto di secolo. La scelta coraggiosissima che ha fatto – scendere dal sogno di tutti, la Ducati Desmosedici, per salire sulla moto che è stata incubo persino per Marc Marquez – è figlia, probabilmente, anche della consapevolezza che in Honda hanno voluto lui. Lui per quello che è e non per chi è. Trasformando, di fatto, anche un sogno in realtà. Sì, perché la Honda è da sempre il sogno di Luca Marini.
Lo ha detto anche nella primissima intervista da pilota del team Repsol, sfoggiando uno spagnolo da fare invidia a un madrelingua e ricordando, proprio in apertura, quando da bambino sentiva che nessun colore gli stava bene addosso quanto quelli di Repsol. “Essere in questo team in MotoGP è per me qualcosa di incredibile” – ha spiegato. Anche se il lavoro da fare sarà tanto, anche se in pochi davvero avrebbero avuto il coraggio di lasciare una Desmosedici per una RC213V. Però vuoi mettere se dovesse riuscirgli di far tornare vincente quella moto? O anche solo di diventare il riferimento, da un punto di vista dello sviluppo, di un colosso industriale che farà certamente di tutto – e con la forza economica che può esprimere - per non essere più il brutto anatroccolo della MotoGP? “È stato uno shock dopo che Marc ha annunciato il suo cambiamento – ha proseguito lo spagnolo di Tavullia - Io e il mio gruppo, il mio manager, cerchiamo di trovare un modo per affrontare questo nuovo progetto e migliorare insieme e provare a costruire una moto migliore, con prestazioni migliori, per tornare e vincere gare e titoli mondiali. Questo è il nostro obiettivo, il nostro traguardo, quindi sono sicuro che ci saranno anche momenti molto soddisfacenti. La Honda è la migliore della storia. I numeri e le statistiche parlano da soli. Questo è un momento molto particolare, ma penso che abbiamo la forza per tornare in alto molto presto. Cercherò di contribuire con tutto il mio feedback, tutta la mia energia a questo progetto e sono sicuro che troveremo la giusta direzione e avremo la capacità di rimanere al top per molti anni".
Idee chiare, quindi, e consapevolezza che il lavoro da fare sarà tanto. Ma insieme a un gruppo numerosissimo e altrettanto affamato, con altrettanta fretta di rimettere la Honda dove deve stare e dove è quasi sempre stata: davanti a tutti. O comunque a giocarsela lassù. “Voglio iniziare con la mente aperta – ha concluso - dobbiamo capire la nostra velocità, il nostro potenziale dopo il primo test ufficiale e dobbiamo trovare il nostro equilibrio, trovare un modo per battere i nostri rivali diretti, che all’inizio saranno i miei compagni di marchio, con la stessa corporatura, con la stessa moto. Questo è sicuramente il primo obiettivo da parte mia. Ma voglio anche guardare avanti e provare a trovare un modo per salire sul podio con questa moto o ottenere una vittoria. So che può essere difficile, ma dobbiamo guardare avanti. Il primo test a Valencia è stato fantastico: tutto è passato così velocemente che la giornata è sembrata finire in un attimo. Ma sicuramente avremo molto tempo durante l’inverno, durante i test, durante la stagione per parlare con tutti i membri di questa squadra perchè è piena di gente: è un sogno lavorare con tutte queste persone".