Al termine del Gran Premio d’Italia, al Mugello, Luca Marini accompagna la sua Desmosedici GP22 in pitlane, accolto da applausi, pacche sulle spalle e abbracci del Team Mooney VR46. Il 25enne di Tavullia ha portato a termine un weekend complicato, e l’ha fatto in maniera eroica. Tra le braccia dei suoi, Luca, finalmente può lasciarsi andare ad una lacrima: un misto di dolore e soddisfazione, uno sfogo che, in parte, è anche rilassamento. Perché Luca Marini ha sfiorato il podio, dopo un quarto tempo in qualifica e una quinta posizione nella Sprint Race del sabato. In un weekend solidissimo, il numero 10 ha dovuto fare i conti con una frattura al trapezio del polso destro ancora fresca (risalente all’incidente di Le Mans) e, soprattutto, ancora dolente, dannatamente fastidiosa. Non esattamente un dettaglio per un ossicino che, sul dosso della San Donato, deve reggere tutto il carico di una frenata che porta le MotoGP da 360 a 87 km/h. Un ossicino che, immaginate, in un paio di secondi deve zittire la potenza, il fragore, di 300 cavali urlanti.
Eppure lì, alla San Donato, Luca Marini è sempre stato perfetto. Uno di quelli che, come si dice nel gergo del paddock, staccava “più in giù” di tutti. Alla prima curva, infatti, Marini ha risposto agli attacchi dei fratelli Marquez, mettendoli sotto pressione e portandoli, successivamente, all’errore. Sempre alla San Donato, Luca ha costruito la sua resistenza quando, a sette giri dalla bandiera a scacchi, l’impeto di Johann Zarco cominciava a minacciare quel terzo gradino del podio, che il pilota del Team Mooney VR46 non ha mai smesso di sognare. Il numero 10, prima, ha incrociato la traiettoria del francese dopo un ingresso ottimista. Poi, onorando il santo protettore dei motociclisti, ha affondato con precisione chirurgica la staccata sul pilota del Team Prima Pramac. Nulla ha potuto, Marini, sul terzo e decisivo tentativo di sorpasso di Zarco nel cambio di direzione Luco – Poggio Secco. Il francese, nella fase finale, aveva più gomma, più velocità a centro curva e – soprattutto – non aveva dolore. Luca, invece, iniziava a perdere sensibilità, forza e fiducia nella mano destra, che alla San Donato, negli ultimi giri, ha dovuto arrendersi al formicolio. Da una parte, per Marini, è un peccato. Perché, solo per la sua attitudine, si sarebbe meritato un podio in Toscana come premio. Un Luca Marini al 100% della condizione, con ottime probabilità, avrebbe salutato gli ottantamila del Mugello da una prospettiva dolce e rialzata. Dall’altro lato, Luca Marini ha ribadito tutto il suo valore nel weekend tricolore: il numero 10, nonostante le difficoltà, ha dimostrato di essere uno dei piloti più veloci della top class, su una pista per cuori forti. Luca Marini, il pilota più alto del lotto, sta diventando un vero big della MotoGP.
Infatti Luca, quando arriva in sala stampa per il canonico colloquio post-gara con i giornalisti (è uno dei primi a presentarsi), ha già lasciato delusioni e dispiaceri alle spalle. Il suo podio se l’è preso – come giusto che fosse – salendo sulla torre del traguardo, lì dove viene sventolata la bandiera a scacchi. Marini, da quella postazione, si è affacciato poco prima che sul podio ufficiale salissero Bagnaia, Martin e Zarco. La gente, a fiumi, cominciava ad invadere l’asfalto del Mugello e, alla vista di Luca Marini, è partita una spontanea e roboante manifestazione d’affetto: “Sono salito lì perché volevo semplicemente ringraziare tutti i tifosi. Sono stati fantastici, finalmente abbiamo rivisto un Mugello pieno o quasi, come ai tempi d’oro. Soprattutto c’erano tanti giovani, è sempre bello far divertire i ragazzi e mandare un messaggio che possa far passare una bella domenica a tutti, come loro la fanno passare a noi. Una domenica così è più colorata. È stata veramente una grandissima gara, non mi aspettavo di riuscire a tenere questo passo, sicuramente il fatto di partire in prima fila, anche non essendo al 100%, ha aiutato tanto. Ieri in qualifica ho fatto un giro incredibile e molto di quello che ho fatto in gara è grazie a quello. Ho provato a dare tutto, a gestirmi nei momenti giusti della gara, poi quando mi ha passato Alex ho cercato di spingere ancora un po', di metterlo sotto pressione, di rinfilarlo subito. Invece dopo con Johann ero più in difficoltà con la mano, non riuscivo più a stringere forte la manopola e quando la moto mi sbacchettava alla San Donato, in scia a lui, dovevo frenare un po' prima, così come all’uscita della Biondetti 2. Iniziavo ad avere poca forza e ho dovuto rallentare. Lì per lì mi veniva da piangere perché il podio veramente sarebbe stato un sogno, ma lo è ancora perché rimando tutto alla prossima stagione. Non vedo l’ora di rifare questa gara il prossimo anno perché è magica”.
Luca – attento, preciso e rigoroso – al termine della domenica del Mugello si lascia andare più del solito alle emozioni. Gli occhi sono lucidi, nitidi, svegli, inebriati. Se spesso si parla di vincitore morale, allora – moralmente – Luca Marini dovrebbe essere di diritto sul podio del Gran Premio d’Italia. A togliere lo champagne a Luca Marini, oltre al trapezio del polso, è stata anche una Desmosedici un po' troppo nervosa in uscita dalla Bucine, dove Marini perdeva puntualmente metri preziosi da chi lo precedeva, offrendo succulente opportunità di scìa agli inseguitori. A caldo, Luca confessa di non essere riuscito a risolvere il problema nemmeno con un Valentino Rossi a fianco, munito di telemetria. Successivamente Marini, mentre costruisce una notevole metafora sulle fondamenta di un antidolorifico, guarda al prossimo weekend: “Sachsenring fantastica perché per fortuna c’è solo una frenata a destra, poi tutte curve a sinistra. Quindi a sinistra, dove sto davvero bene, posso riposarmi. Spero con la fisioterapia di tornare subito venerdì prossimo al 100%, perché sinceramente tra ieri e oggi pensavo di fare ancora uno step in avanti, invece dopo la Sprint le mie condizioni non sono migliorate come invece erano migliorate da venerdì a sabato. Oggi tutto quello che potevo prendere come antidolorifici l’ho preso, infatti non avevo male. Ci siamo gestiti molto bene. Il problema è che giro dopo giro perdevo forza. Finché ero terzo l’effetto podio era un grande antidolorifico, poi quando sono passato quarto l’effetto è calato. È stato un duro colpo, ci ho provato davvero in tutti i modi ma non ne avevo. Poi Johann con le gomme finite è forse il pilota più forte della MotoGP. Il mio unico punto debole di guida oggi era la Bucine, perché Pecco lì era magico, aveva qualcosa che nessun altro riusciva ad avere. Ho chiesto dei consigli a Vale, che mi ha detto ‘io in 20 anni non ho mai imparato a fare l’ultima curva, quindi non ti posso aiutare’. Ci siamo messi lì, abbiamo guardato un po' di video, la telemetria, tutto, ma comunque non ne siamo venuti a capo, perdevo sempre uno o due decimi in uscita dalla Bucine”.