“Conta solo l’albo d’oro”, precisa in chat l’amico Gianmaria Manghi, tra le persone calcisticamente più competenti del pianeta terra. E i verdetti del campionato 2019-2020, il primo spaccato in due dal Covid, interrotto e ripreso con tristezza senza pubblico, hanno detto che l’Atalanta di Gasperini ha realizzato 98 gol, divertendo anche i tifosi non orobici e per il secondo anno consecutivo ha ottenuto la qualificazione alla prossima Champions League, in attesa di affrontare ai quarti il PSG. Che Ciro Immobile, centravanti laziale, ha vinto la scarpa d’oro come miglior cannoniere, 36 gol, eguagliando il record di Higuain. Che l’Inter è risultata la miglior difesa, ha realizzato gli stessi punti dell’era Mourinho e 20 in più dell’anno scorso.
Eppure lo scudetto lo ha vinto la Juventus per la nona volta consecutiva. L’albo d’oro dice così, nonostante le troppe sconfitte, i tantissimi gol subiti e i gol realizzati solo dai tre attaccanti, Cristiano Ronaldo 30 meglio dell’anno scorso. Ovunque festeggerebbero l’impresa sportiva, a Torino no, perché il pubblico juventino, la dirigenza, parte della squadra, non è soddisfatta del lavoro di Maurizio Sarri. Ne abbiamo già parlato, inutile tornarci su; i beninformati, come riportato da Evelina Christillin nell’intervista sul portale tuttojuve.com, sostengono che la riconferma del tecnico passa dal retour-match venerdì sera contro il Lione, che dovrà essere vinto con due gol di scarto. Da notare comunque che durante la conferenza stampa di Andrea Pirlo, nuovo allenatore della Juventus Under 23, il presidente Andrea Agnelli ha ringraziato tutti “dimenticandosi” proprio Sarri e per uno come lui, attento anche alle virgole, è molto difficile credere a una gaffe. La verità è che Agnelli avrebbe voluto continuare con Allegri mentre Paratici e Nedved spinsero, nell’estate 2019, per un cambio di panchina e non essendo disponibili top manager come Klopp o Guardiola, l’ex allenatore di Napoli e Chelsea sembrava il più adatto per una Juve sì vincente ma anche divertente.
Di ‘sti tempi non ci si può accollare un doppio ingaggio (a Sarri andrebbero comunque 12 milioni per i prossimi 2 anni), dunque a meno di disastri europei nella Torino bianconera si continuerà con lui, preparando il terreno proprio ad Andrea Pirlo. Il profilo perfetto per la panchina allo Stadium sarebbe Zinedine Zidane, poco personaggio, molto vincente, con un passato juventino, ma costa davvero troppo e alla Continassa preferiscono investire sul necessario rinnovo del parco giocatori, dopo gli acquisti di Kulusewski e Arthur. Nel frattempo però è esploso l’ennesimo caso Antonio Conte, che dopo aver conquistato il secondo posto (non inganni il solo punto di distacco dalla Juve, i giochi erano fatti da settimane) ha vomitato tutto il suo astio contro la società, Zheng e Marotta in testa, che non lo avrebbero protetto a sufficienza (non si capisce da cosa, però). Parole dure che potrebbero portare al licenziamento per giusta causa, e ancora una volta i beninformati ipotizzano ci sia dietro il desiderio del mister leccese di riprendersi la Juve, dopo il traumatico addio che continua a rodergli dentro, consapevole che in Italia quella società con quella organizzazione non si batte.
Si dice in giro (voci riportate, attenzione alle querele) che Conte stia “stressando” alcuni giocatori juventini per capire se ci sia l’intenzione di mandar via Sarri, ma quel che è sicuro è che Andrea Agnelli non se lo vuole riprendere e non solo per il prezzo. Altri dicono che in caso di addio di Conte (quotato al 50%, se vincesse Europa League le acque si calmerebbero) è pronto Massimiliano Allegri, ennesima iniezione di bianconero sul nerazzurro sbiadito del post-Mourinho (sono ormai dieci anni).
In attesa dell’agosto di Coppe che si giocherà come un mondiale, impegnate Juve, Napoli, Atalanta, Inter e Roma, tocca fare i complimenti al Milan di Stefano Pioli, al Napoli di Rino Gattuso, al Verona di Ivan Juric. E rammaricarsi per l’occasione non colta di riportare la A a 18 squadre. 20 sono troppe, il divario delle ultime in classifica eccessivamente marcato, 2 su 3 neopromosse (Brescia e Lecce) di nuovo retrocesse e quel che sta arrivando dalla B risulta sulla carta scarsamente competitivo.