Max e Lewis. Lewis e Max. Il re e lo sfidante. Hanno riacceso le luci sulla Formula 1, hanno portato i telegiornali, sportivi e non, a parlare in modo sempre più importante del nostro sport preferito. Negli anni scorsi, quando Hamilton vinceva con 4-5 gare di vantaggio il mondiale piloti, tutti i giornalisti sportivi e gli appassionati chiedevano più sorpassi, piú battaglia, piú guerra, piú lotta al limite dei limiti. Adesso abbiamo tutte queste cose, ma qualcuno non è del tutto convinto.
Volevamo la guerra, volevamo il "voglio vincere a tutti i costi", volevamo i sorpassi improvvisi e impossibili. Ma adesso che li abbiamo ci accorgiamo che c'è qualcosa che non va. Perché adesso, secondo qualcuno, Max e Lewis esagerano.
Improvvisamente la sportività è diventata più importante dello spettacolo. Eppure, è lecito chiedersi: quali sono i limiti tra spettacolo e sportivitá Com'è possibile dare lezioni morali e di "attenzione alla propria salute" a chi di fatto ha scelto di sorpassarsi ogni domenica a 300 all'ora? Non era proprio questo il "mondo della Formula 1" che volevamo, dopo il dominio quasi decennale di Mercedes?
Le regole in Formula 1 sono tantissime, infinite, con mille cavilli e sfumature da considerare. Michael Masi impazzisce ad ogni curva, ad ogni rettilineo, ad ogni ripartenza, ad ogni Safety Car. In molti citano Senna e Prost, e li paragonano a Max e Lewis, affermando che Senna e Prost a differenza dei nostri non si sono mai praticamente sfiorati nonostante la loro lotta perenne.
Ma la verità è che siamo stati noi, con la nostra continua richiesta di avere più spettacolo, è stata la Federazione, con l'estenuante e perenne modifica dei regolamenti, con il ripetuto tentativo di mettere le macchine sullo stesso livello, a volere tutto ciò. Siamo stati noi, e soprattutto la Federazione, a volere Jedda. Siamo stati quindi tutti noi - tifosi, commentatori e addetti ai lavori - ad aver voluto un'ultimissima gara a pari punti tra Max e Lewis, una gara che ci riporti a quella Suzuka 1998 e ad altri mille episodi (altrettanto rischiosi, o meglio "ad alto rischio") che non soltanto ci hanno fanno battere il cuore e urlare sul divano, ma che spesso hanno messo a rischio la sportività della gara e forse addirittura la sicurezza dei piloti.
Eppure nessuno, e dico nessuno, vuole davvero che tutta questa battaglia finisca, nessuno vuole che il limite non lo si vada a cercare, che non si cerchi di superarlo, ad ogni curva, ad ogni sorpasso. Perché è questo quello di cui si nutre questo sport, questo è quello che nello stesso tempo ci spaventa e ci attrae: la gara, la battaglia. Ad Abu Dhabi, ci scommettiamo, si combatterá ad armi pari, non ci saranno speronamenti e vincerà il migliore. E se non sarà così, ricordiamoci che la Formula 1 e forse lo sport in generale possono essere anche questo: oltre il limite e, qualche volta, oltre a ciò che è giusto e perfino sbagliato.