Non sta bene e la Honda non lo aiuta. Si potrebbe riassumere così, senza lasciar intendere che ci sia un po’ di polemica di mezzo, l’intervista che Marc Marquez ha rilasciato a motogp.com. Una presa di coscienza o, se vogliamo, un’analisi sullo stato delle cose, con piena fiducia, comunque, verso se stesso e verso la squadra, con l’otto volte campione del mondo che, pur consapevole che adesso la strada è tutta in salita, non intende abdicare in favore dei giovani piloti che in questi due anni in cui è stato fuori dai giochi si sono presi lo scettro del paddock. “Io non voglio essere la migliore delle Honda, io voglio essere il migliore del mondo” – ha spiegato il fenomeno di Cervara, specificando, però, che la Honda dovrà necessariamente aiutarlo.
“La moto non era abbastanza competitiva quando sono arrivato ad inizio stagione – ha spiegato Marquez - Prima della pausa estiva ci trovavamo in una situazione che non comprendevamo del tutto. Ecco perché stiamo testando diversi telai e concetti per capire qual è la strada. Sono anche onesto e su alcuni circuiti guido una moto del 2019, esattamente la stessa che ho lasciato perché è quella con cui mi sento meglio. In Germania ho corso con un assetto 2019 e ho vinto la gara”. Non una bella situazione, quindi, anche perché le soluzioni per la prossima stagione hanno, al momento, solo le caratteristiche di tante scommesse. Certezze acquisite non ce ne sono e gli ingegneri giapponesi sono al lavoro per consentire a Marquez e agli altri della Honda di giocarsela in pista con un mezzo che sia al pari degli altri. “Ci manca almeno un decimo al giro – ha concluso il Cabroncito – dobbiamo essere veloci in tutti i circuiti, non solo in alcuni”.
Anche perché, al di là delle obiezioni di tutti i piloti Honda, nel suo caso c’è un aspetto che non può essere tralasciato: il braccio lo limita ancora. Lo limita tanto e non si sa ancora per quanto. “Non riesco a fare quello che facevo prima – ha spiegato – è come se la testa dice una cosa e il corpo non riesce a seguirla. A Silverstone, ad esempio, sono caduto proprio per questo. Con Pecco ad Aragon, invece, il margine di sorpasso per me è stato maggiore che in altre occasioni, ma volte andavo lungo e lui tornava sotto. Ora ho bisogno di guidare in questo modo, ho bisogno di avere un margine perché non sono pronto per una lotta serrata: sento di non avere il 100% del controllo. Alcuni giorni lavoro all'80% e altri al 60%, ma più dell'80% mai”.
Non è una affermazione leggera, anche perché, come più volte ribadito dagli addetti ai lavori, nessuno può sapere oggi se Marc Marquez riuscirà mai a recuperare davvero quel 20% che sente di non avere più. Ci lavorerà e lo sta già facendo, ma non è così scontato che riuscirà a raggiungere l’obiettivo, vista la serietà dell’infortunio con cui ha dovuto fare i conti. Tanto che lo stesso Marquez sta cercando anche di cambiare approccio, soprattutto per non perdere la serenità adesso che i risultati fanno fatica ad arrivare.
“Quando vinci e i risultati arrivano ogni fine settimana è molto facile rimanere motivati – ha concluso - È molto facile dimenticare il resto e i commenti negativi. Ma quando sei in una situazione difficile, sembra che tutto ti colpisca e ti ferisca di più. H o imparato ad affrontare in modo diverso molte situazioni. Soprattutto ho capito che devo stare attento con il mio corpo. Quando soffri con le tue condizioni fisiche, soffri anche dal lato mentale ed è difficile. Penso sempre al mio braccio, perché il dolore c'è e non posso guidare come voglio e non appena provo qualcosa che prima mi riusciva, ora cado. È difficile capire come evitare alcuni fallimenti dovuti al fatto che non riesco più a fare quello che vorrei fare”.