"Se dovesse rompersi di nuovo l’omero la sua carriera sarebbe definitivamente finita quindi non so se rischierà ancora come faceva prima. Lui non ha mai avuto paura ma bene o male qualcosa cambierà". A dirlo non è un ultras del motociclismo, un tifoso sfegatato anti-Marquez, ma uno che di acqua, sotto i ponti, ne ha vista passare eccome, dentro ai paddock: Carlo Pernat.
Un parere, quello espresso dal più famoso dei manager della MotoGP, che coincide con il pensiero di molti, fra gli addetti ai lavori. Perché se c'è una cosa che si è sempre detta, più o meno a denti stretti, è che la spericolata capacità - come dice Terruzzi - di "sguazzare nel rischio" di Marquez, sarebbe derivata, in tutti questi anni, anche dalla fondamentale assenza, in carriera, di incidenti realmente gravi, di quel male fisico che porta la mente di un pilota a chiudere involontariamente il polso di quel tanto che basta per non essere più veloci come prima.
Certo, Marquez in passato ha rischiato grosso, subendo anche lesioni temporanee piuttosto serie, come il problema alla vista accusato a seguito del forte trauma procuratosi nelle prove del Gran Premio di Sepang del 2011, ai tempi della Moto 2, che gli provocò un periodo di “diplopia verticale” (vista doppia) e che lo costrinse a un lungo stop e a un successivo intervento chirurgico. O come nel caso dell'incidente che lo vide coinvolto al Mugello, quando, già in MotoGP, nel 2013, perse il controllo della sua Honda RC213V, alla staccata della San Donato, tirando una gran facciata a 337,9 Km/h - incidente che, come da lui stesso dichiarato, ha rappresentato l'unica volta in cui abbia avuto realmente paura in vita sua (beato, o matto, lui).
Come Valentino Rossi, dopo il Mugello 2010?
"Marc è comunque un campionissimo, vincerà comunque anche dopo, ma di certo non sarà più lo stesso", prosegue, Pernat, non potendo evitare di evocare, in chi segue le gare da un po', quello che secondo alcuni è successo anche a Valentino Rossi, dopo l'incidente che gli causò la frattura scomposta ed esposta di tibia e perone, nelle prove del GP del Mugello del 2010. Non a caso, quello conquistato l'anno precedente è, ad oggi, l'ultimo titolo firmato dal campione di Tavullia.
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Credi che quello che è successo a Marquez possa in qualche maniera essere paragonato all'incidente di Valentino del 2010?
Sono due cose molto diverse. Quello di Rossi è stato un incidente grosso ma Valentino non ha forzato eccessivamente per recuperare. Marquez dopo questo incidente lo ha fatto... lui, la Honda, i medici, non lo so. Quello all'omero è un infrtunio molto brutto. Se ci ricadi, rischi anche di non correre più. Sono due situazioni tendenzialmente diverse. Sono due incidenti grossi, ma Valentino se l'è curato, Marquez è andato a cercare una cosa che secondo me non doveva fare.
Qualcuno, però, sostiene che l'incidente di Valentino sia stato uno spartiacque nella sua carriera. L'anno prima ha vinto il titolo, poi non ci è più riuscito. Credi sia realmente così e, soprattutto, pensi che possa succedere la stessa cosa a Marquez?
Capisco l'osservazione e col senno di poi comprendo che qualcuno la possa muovere, ma secondo me non ci sta. Valentino ha dimostrato ancora molto e comunque devi considerare che l'anno successivo Valentino ha cambiato moto, compagnia, tutto l'insieme di cose. Certo è che quello che è successo a Marquez, secondo me, in testa ti lascia qualcosa. Non ti fa correre come hai corso prima, andando oltre il pericolo. Quante cadute ha fatto Marquez lnegli ultimi tre o quattro anni? Una cinquantina? Credo che dovrà stare attento. Sarà un Marquez al 100% meno qualcosa. Che poi sia il 10%, il 3%, il 5%, il 20%, non lo so, ma la mia impressione è che non possa più fare quello che ha fatto fino ad oggi.