La prima fila dedicata ai figli e alla fidanzata. Al centro c’è la medaglia riservata alle leggende della MotoGP con il numero tre. A sinistra, invece, la moto con il numero 1, quell’Aprilia 250 con cui Max ha vinto tutto. Carmelo Ezpeleta si ferma a parlare con Max, Aleix Espargarò lo abbraccia. Arrivano piloti, team manager, meccanici: la sala stampa è stipata di gente. Gigi dall’Igna è seduto in prima fila, Jack Miller è per terra al suo fianco. Jorge Lorenzo, in piedi, applaude sorridendo. “Avevamo deciso di dargli il titolo di leggenda due anni fa, ma è stato complicato e volevamo farlo senza mascherine - esordisce Carmelo Ezpeleta, patron di Dorna - Ho la moto di Max nel mio ufficio, a Madrid. Lui è stato uno dei primi grandi piloti della nostra era e nominarlo MotoGP Legend è importante per tutti, anche per noi. Sta insegnando tanto anche ai giovani e lo ringrazio”.
Max è il 34° pilota della storia ad entrare in questo piccolo club esclusivo, ed è il 6° italiano dopo Carlo Ubbiali, Franco Uncini, Marco Simoncelli, Marco Lucchinelli e Valentino Rossi. Max vede un video sulla sua carriera, sorride e si emoziona: “Voglio ringraziare voi che siete qui, Carmelo, la Dorna. E ringraziare anche tutti quelli che l’hanno reso possibile, dalle case motociclistiche alle persone che hanno lavorato con me. In tanti mi hanno supportato in giornate buone e in altre meno buone, sono molto fiero di quello che abbiamo fatto insieme. La mia famiglia mi ha sempre supportato e sono felice di questo. Oggi sono qui anche i miei figli ed è bello che possano dire “mio papà è una leggenda”. (ride, ndr). Ora sono in una nuova fase della mia carriera, ho un team e ringrazio Husqvarna e sterilgarda per averlo reso possibile. Questa è una giornata fantastica che ricorderò sempre - continua il Corsaro - Ho trascorso gran parte della mia vita qui dentro è ho gran bei ricordi. Grazia a tutti: ingengeri, meccanici, telemetristi… È bellissimo avervi tutti qui e conta più di ogni altra cosa”. Dopo la cerimonia tira un sospiro: “volevate farmi piangere, eh?”.
Prima delle domande, a Max arriva un messaggio del Principe di Monaco (dove Max è residente, ndr.) Alberto II. Poi, felice, racconta: “Ogni anno è stato speciale, ma se voglio fare il romantico dico che il 2 tempi è stato imbattibili. Ci sono piloti della nuova era che non l’hanno mai provato, quando poi lo provano si innamorano. Il due tempi sarà sempre nel mio cuore, poi è anche vero che quando provi il nuovo quattro tempi capisci molte cose. Non è male neanche quello!”.
Poi Carlo Pernat gli chiede se cambierebbe qualcosa della sua carriera: “Ad essere onesto no, non ho rimpianti. Però certo, quando correvo ero un maniaco del lavoro. Ma le corse sono così e sono molto felice di quello che mi è successo, di come sia andata”.
Non manca, in chiusura, una riflessione sulle differenze tra la MotoGP di oggi e la 500 in cui si è trovato a correre: “Tutti adesso vogliono arrivare in fretta alla MotoGP, vent’anni fa c’era il timore di arrivarci. Erano moto poco gestibili e mi ricordo anche tanti infortuni di grandi campioni come Schwantz, Doohan e Rainey. Ci si arrivava piano piano, io non avevo la voglia di arrivarci in fretta perché non era così facile. Dopo il quarto titolo era quasi obbligatorio, così ho fatto il passaggio e ho scoperto che era più semplice di come l’avevo pensato. Per me quella prima gara è stata una sorpresa, mi sono trovato su di una moto giusta al momento giusto. Ricordo che nelle prove ufficiali, in Giappone, ho dato un secondo e sette a Doohan, che aveva chiuso terzo: tanta roba. Poi quando ha cominciato a difendersi ho capito che era una categoria complicata, ma è stato un bel momento”. Max Biaggi ha colto l'occasione per tornare a guidare una moto da GP al Mugello: correrà un giro in sella alla sua storica Aprilia appena trenta minuti prima dello spegnimento dei semafori per la MotoGP.