Vince lui, ancora lui, sempre lui. La stagione è un'altra, quella iniziata in Bahrain questo weekend, ma sembra quasi un prolungamento di quello che abbiamo vissuto per tutto il 2023. Doppietta Red Bull al via del campionato, con gli avversari là, lontani, a sperare in un errore o un problema per le monoposto del toro, che conquistano l'ennesimo successo mentre sul podio suona l'inno olandese. Max Verstappen sorride mentre lo ascolta, con lo sguardo rivolto verso l'alto, l'aria più rilassata che mai. C'è l'ombra di un'emozione sul suo volto, il segno di qualcosa che in questo inverno turbolento forse è cambiato. Lo stesso Max, la stessa squadra, lo stesso gradino del podio, ma un successo arrivato dopo settimane dominate da un caos mediatico devastante. Guarda in alto e nessuno, come sempre, sa davvero che cosa gli passa dietro agli occhi chiari, un punto di domanda per chiunque questo ragazzo titanico e straordinario provi a decifrarlo. Felicità? Tranquillità ritrovata? Fierezza? Chissà qual è il mistero che non ci concede.
A guardarlo da qui, dal paddock del Bahrain, Max però - in quel suo atteggiamento che ci è ormai familiare - rimane sempre lo stesso. Quando una domanda non gli piace alza le spalle e prende fiato prima di rispondere. Lo ha fatto ad ogni richiesta di presa di posizione sul caso Horner in questi ultimi giorni, ripetendo sempre le stesse poche parole: la concentrazione è altrove, ha giurato, perché la squadra pensa alla macchina, al campionato, alle performance. Una bugia, certo, perché in un fine settimana come quello che si è appena concluso in Red Bull si è pensato tanto, tantissimo, anche a Chris Horner, all'indagine interna Red Bull e a quella mail anonima arrivata in sala stampa nel pomeriggio di giovedì, un colpo di pistola in grado di rimettere tutto in discussione dopo la conclusione del caso il giorno precedente.
Ma dentro alla bugia di Verstappen, sul fondo di quel desiderio di pensare sempre e comunque solo ai risultati, c'è la volontà assoluta di andare avanti. Serve chiarezza sul caso, servono risposte concrete alle tante, troppe domande che si moltiplicano da giorni nel paddock e fuori (prima di tutto per il rispetto della dipendente coinvolta e per l'integrità di un ambiente come quello della F1 che non deve tollerare mancanza di trasparenza in situazioni come queste), ma tornare a correre - per Max e per la sua squadra - questo weekend era davvero l'unica via di salvezza per dedicarsi ad altro, uscendo dalle dinamiche del caso. Correre di nuovo, correre per vincere. Nessuna via di mezzo, proprio come lo scorso anno. Una dimostrazione di intenti, uno schiaffo in faccia a chi pensava di trovare in Bahrain una Red Bull indebolita, attaccabile. Verstappen ha risposto a modo suo, in pista, quello che a parole non vuole raccontare, mettendo ancora una volta sul piatto la grandezza di un pilota che fatichiamo a capire.