Michele Pirro è a casa. Era convinto che ci sarebbe arrivato direttamente da Imola, dopo un bel po’ di settimane passate in giro per il mondo in sostituzione di Enea Bastianini sulla Ducati Desmosedici. Invece a casa c’è tornato dopo un passaggio obbligato in ospedale, in una sala operatoria, con quattro viti in più alla gamba e un percorso di riabilitazione da affrontare. Quello che è successo a Imola, nell’ultimo round del CIV, è noto a tutti e da giorni è anche motivo di discussioni infinite, soprattutto sui social. Il collaudatore della Ducati e pluricampione italiano di velocità ha già detto la sua, ma ha scelto di affidare ulteriori considerazioni a MOW, durante una telefonata che, chiaramente, è cominciata con la più doverosa delle domande
Michele, come stai?
Eh come vuoi che stia? Con una gamba distesa appena operata e tanta rabbia addosso. Anzi, più che di rabbia parlerei di delusione e amarezza.
Passeranno più o meno rapidamente del dolore fisico?
Il dolore fisico c’è, ma un pilota ha imparato a farci i conti e poi comunque ci sono i farmaci. Delusione e amarezza, invece, non solo non stanno andando a calare, ma crescono. Perché ho rivisto più e più volte le immagini di ciò che è accaduto a Imola e ogni volta sono più sconcertato dalla manovra fatta da Zanetti. Soprattutto perché prima della gara aveva dichiarato: o gloria o ghiaia. Insomma, un messaggio tremendo.
E a quali conclusioni sei arrivato dopo aver rivisto quelle immagini?
Meglio che non lo dico. Mettiamola così: era in trance agonistica. Non c’è altra spiegazione. Non un accenno di frenata vera, la ruota posteriore non si solleva per niente da terra. Già nella prima giornata dell’ultimo round aveva avuto comportamenti un po’ sopra le righe in pista, forse se gli avessero detto qualcosa il giorno dopo non sarebbe arrivato a tanto. Io posso capire un guasto improvviso, un malore o cose simili, ma le immagini parlano chiaro: aveva anche lo spazio per schivarmi. Ero sei decimi davanti a lui e in una staccata me li ha recuperati tutti, chiunque è salito anche una sola volta in vita sua su una moto è ben consapevole che è impossibile recuperare così tanto riuscendo poi anche a fare la curva. Molti colleghi, tanti anche della MotoGP, mi hanno chiamato in queste ore dicendo che nel rivedere le immagini anche loro non si capacitano di dove volesse andare e del perché non abbia almeno provato a schivarmi. Io capisco che vuoi vincere e ci sta, capisco anche la fame dei piloti, ma così è andare fin troppo oltre. E’ stata davvero una brutta pagina di sport, perché è partita da prima e anche dopo l’accaduto non è che sia andata meglio.
Che significa?
Significa che io ho finito la gara con una gamba rotta, per onorare fino in fondo il campionato anche sapendo che ormai il titolo era andato. Poi sono finito al centro medico e quando Zanetti è venuto a dirmi che non l’aveva fatto di proposito erano già passate tre ore. Se sei realmente dispiaciuto vieni a sincerarti di come sto già in pista, oppure vieni a aspettarmi al box dopo l’arrivo. Non ti presenti ore e ore dopo e dopo aver festeggiato il titolo. Siamo andati decisamente oltre.
Senti che questo titolo è più tuo che di chi lo ha vinto ai punti?
Del titolo, francamente, non mi importa niente. Io corro nel CIV perché le moto e le corse sono la mia passione e la mia vita e sapevo che prima o poi qualcuno mi avrebbe battuto: sono anni che il CIV è un tutti contro Pirro. Il titolo è l’ultimo dei miei pensieri: nello sport si vince e si perde e io non ho alcun problema a perdere. La rabbia, o comunque la delusione e l’amarezza sono per il come. E per quello che un certo tipo di comportamento ha generato e genererà.
Tipo?
Dalle cose piccole a quelle grandi. Potrei dirti che avrei potuto godermi qualche giorno con la mia famiglia e invece eccomi qua, con una gamba distesa, tanto dolore e quattro viti in più. E questa è sicuramente personale. C’ anche un discorso più generale e morale, tipo il messaggio che diamo ai giovani con dichiarazioni del tipo ‘o gloria o ghiaia’ e manovre come quella di domenica. Anche il fatto che nessuno sembra voler prendere provvedimenti mi lascia francamente molto perplesso. Ma per quello che è successo domenica a Imola si troveranno a pagare, paradossalmente, anche Pecco Bagnaia, Enea Bastianini, Jorge Martin e Franco Morbidelli.
Praticamente tutti quei piloti Ducati che l’anno prossimo guideranno la Desmosedici 2024 in MotoGP?
Esatto. Perché la prossima settimana avremmo avuto un test importantissimo con Ducati. Dopo le varie prove fatte, in questo test avremmo assemblato un po’ tutto per la moto 2024 da portare poi a novembre ai test con i piloti ufficiali. Tutto il lavoro inevitabilmente ritarderà e chiaramente, in una MotoGP dove non c’è un secondo da perdere e dove un mezzo passo falso si trasforma in clamorosi ritardi in pista non è un bene per nessuno. Mi rimetterò al lavoro già da oggi per tornare in sella prima possibile, ma è chiaro che almeno una ventina di giorni ci vorranno. Stiamo già riprogrammando tutto, ma un po’ di preoccupazione c’è.
Sarà una moto molto diversa da quella del 2023?
Sarà una moto migliorata sicuramente, ma è chiaro che non ci saranno rivoluzioni. La Ducati Desmosedici è già quasi perfetta, la 2024 punta semplicemente a essere un pochino più perfetta. Mettiamola così.
Quindi Marc Marquez, anche con la moto vecchia di un anno, potrà dare fastidio agli ufficiali?
Marco Bezzecchi vince con una moto vecchia di un anno, quindi penso proprio di sì. Io non so se Marc Marquez guiderà o meno una Ducati nel 2024, ma è chiaro che il talento di quel ragazzo non può essere messo in discussione. Poi ci sarà da vedere che tipo di feeling troverà. Non è sempre scontato e, soprattutto, non è per tutti uguale. E la differenza, spesso, la fanno i km messi sotto le ruote. Ti faccio un esempio: Enea Bastianini non è diventato un somaro, ma con tutte le sfortune che ha avuto non ha avuto modo di macinare abbastanza strada con la moto e quindi fa un pochina più fatica rispetto a Pecco o a Martin. Quindi è possibile che anche Marquez, laddove dovesse realmente arrivare, possa ritrovarsi a faticare un po’. Così come è possibile che il feeling sia subito ottimo e vada fortissimo sin dal primo giro. In questa MotoGP mezzo secondo significa essere primo o diciottesimo, il livello è così alto che è impossibile qualsiasi previsione.
In questa MotoGP ci si fa anche molto più male rispetto al passato, tanto che qualcuno evoca come indispensabile la figura del pilota di riserva. Tu che ne pensi?
Penso che con regole precise e più chiare ci si darà tutti una calmata e che, quindi, anche gli infortuni saranno di meno. Non dico che quella del pilota di riserva sia una figura inutile, se ne può anche discutere, ma prenderei in esame prima mille altre questione. Lo scorso anno, il primo con otto Ducati in pista, ero convinto che avrei fatto praticamente tutta la stagione in sostituzione una volta di uno e una volta di un altro, invece ho fatto solo le wild card previste. Quest’anno, invece, in alcuni fine settimana il solo Pirro non è bastato per rimpiazzare tutti i piloti Ducati infortunati. E’ un po’ un discorso di sorte, di fortune e di sfortune, non sai mai come andrà davvero e mettere un pilota di riserva, proprio come ruolo fisso, significa rischiare di tenerlo fermo tutta una stagione. E, come dicevo prima, in questa MotoGP servono i km sotto le ruote. Non tutti sono disposti a essere pronti sempre e a mettersi sempre in gioco.
In ospedale hai incontrato Marco Bezzecchi. Si dice che vuole provarci in Indonesia, ti ha anticipato qualcosa?
Partirà per l’Indonesia. Poi vedrà lì come andranno le cose. Che vuole provarci è sicuro. Ci siamo incrociati in ospedale, anzi ci siamo dati proprio il cambio in sala operatoria, uno entrava e l’altro usciva. Mi dispiace che si sia fatto male in questo momento della stagione, tra l’altro mentre è in lotta per il titolo, ma questa è la vita di noi piloti.