Nella MotoGP in cui tutto è notizia c’è una notizia che non fa neanche più notizia: Michele Pirro ha firmato il rinnovo di contratto con Ducati e sarà il collaudatore della Rossa per altre due stagioni. Non fa quasi notizia perché è una sorta di evoluzione naturale, di passaggio scontato per due, Michele Pirro e la Ducati appunto, che ormai sono una cosa sola. Tanti anni insieme, partendo dalle macerie del dopo Valentino Rossi, fino a ricostruire le fondamenta, fino a tirare su i muri e, poi, mettere l’ultima tegola su un tetto sopra a cui salire, guardando tutti da più in alto di tutti. Quel tetto, oggi, è infatti il tetto del mondo e se la firma che si vede di più è quella di Pecco Bagnaia, sul mondiale vinto da Ducati (il primo dopo Casey Stoner) c’è tanto di Michele Pirro.
Per me – ci ha raccontato – è un orgoglio che non si consuma mai. Sono arrivato in Ducati quando la situazione era critica davvero, ma ho trovato un ambiente che voleva rinascere veramente. Ci siamo trovati, s’è creata una sinergia che è quasi magica e che ci ha permesso di non soffrire troppo le varie delusioni che arrivavano, fino a vivere sempre più gioie. Fino ai titoli costruttori e, lo scorso anno, fino alla vittoria di Pecco.
Adesso per te è arrivato anche il rinnovo del contratto…
Sì e mi fa molto piacere. Quella con Ducati è la storia che ho prima sognato e poi voluto e, quindi, sarebbe stato impensabile, per me, guardare altrove. Non mi vedo con colori diversi dal rosso ormai e la domanda da farsi, semmai, era se continuare o smettere proprio. Però adesso che è tutto così meraviglioso non mi andava proprio di smettere e anche fisicamente sto bene. Nella mia vita ho sempre scelto basandomi su quello che volevo e non su quanto mi offrivano: insomma, non ne ho mai fatto questione di soldi e di questo vado fiero. Voglio aiutare ancora Ducati in tutto quello che posso
Non solo Desmosedici quindi?
Certo che no. Forse lo sanno in pochi, ma la mia collaborazione con Ducati riguarda anche le moto che sono nel listino. In particolare, è chiaro, quelle più sportive, ma condividere le esperienze tra il reparto corse e quello del prodotto è qualcosa che in Ducati facciamo da sempre e che si riversa su tutta la produzione. Ora c’è stata anche la bellissima e accattivante esperienza della MotoE e devo dire che se all’inizio ero un po’ scettico poi ho finito per divertirmi tantissimo.
Continuerai anche con il Campionato italiano?
Penso che per fare bene il collaudatore sia necessario vivere da pilota. Non so se detto così è abbastanza chiaro il concetto, ma il confronto in pista, la rivalità, il lottare per qualcosa, ti fa stare sempre in quella tensione che serve per dare tutto anche quando non gareggi contro qualcuno e stai provando componenti o sviluppando il prototipo della MotoGP. Quindi sì, continuerò anche nel Campionato italiano, grazie a Barni che mi mette a disposizione la struttura e che ormai per me è una famiglia vera. E grazie anche alla Polizia di Stato, di cui faccio parte.
Ducati, Barni, Polizia di Stato. Per tutti e tre usi la parola “famiglia”…
Perché è quello che sono: le mie famiglie! Oltre alla mia famiglia vera, visto che nel frattempo sono diventato anche marito e padre…
E’ facile trovare la motivazione quando si vince sempre?
Se si vince spesso è proprio perché c’è la motivazione, senza motivazione non vai da nessuna parte. Quella un pilota impara a trovarla ovunque e non solo nell’arrivare davanti. A me, ad esempio, piace molto il messaggio che passa dalla mia partecipazione al Campionato Italiano, perché a volte si finiscono per vedere distanti i piloti della MotoGP, invece è come se mi sentissi un anello di congiunzione tra quelli che vorrebbero arrivare e quelli che sono arrivati. Mi piace l’idea di essere uno stimolo a crederci anche per i giovani piloti del CIV. Perché non è vero che i sogni non si realizzano.
Però è vero pure che oggi correre in moto è proibitivo per via dei costi e che molti finiscono per pensarci su due volte…
I costi sono esorbitanti e questo non posso negarlo, ma nel motorsport è così da sempre. Certo, bisognerebbe fare qualcosa per essere più accessibili, ma io temo che ci sia un problema più sostanziale con cui fare i conti. A volte ho l’impressione che i giovani di oggi vadano tutti alla ricerca dei piani b.
Che significa?
Significa che non esiste un pilota che non ha fatto sacrifici disumani per inseguire un sogno e non so quanto tra i ragazzi di oggi ci sia la consapevolezza di quanto ci si deve impegnare, di cosa si deve essere disposti a mettere sul piatto. L’ostinazione è un valore che conta. Posso parlare per me, ma credo valga un po’ per tutti. Non mi riferisco solo ai costi. Io, ad esempio, sono partito dalla Puglia e non è certo la regione di riferimento per le corse in moto. Però volevo fare il pilota e non ho mai preso in considerazione una qualsiasi altra prospettiva.
E’ stata dura?
Mi prendevano pure un po’ in giro, dicendomi che sarei dovuto andare a divertirmi con i miei coetanei piuttosto che stare lì a sognare entrando e uscendo dai pronto soccorso per le conseguenze delle cadute. Ma a me non fregava niente. A 16 anni ho preso su tuta e casco e sono andato a vivere da solo a Cesena. Non è stato mica uno scherzo e un piano b non ce l’avevo e non lo volevo nemmeno. Oggi senza piano b non so in quanti sono disposti a provarci. Magari sta nelle cose, nei tempi che viviamo e magari è anche più umano, però il valore che dai a un sogno si misura sempre e solo in sacrifici che sei disposto a fare, in impegno che riesci a metterci per andartelo a prendere quel sogno.
A proposito di sacrifici, l’altro giorno sei caduto al Mugello, rimediando un infortunio, e il giorno dopo eri di nuovo in sella. Come stai?
E’ il mio mestiere, è quello per cui vivo. Quando riesci a essere forte di testa, anche il dolore finisci per sentirlo di meno, ecco perché nella storia delle corse è pieno di piloti che sono riusciti a correre anche con le ossa rotte o in condizioni per cui altri sarebbero stati immobili a letto per settimane. E’ esattamente quello che dicevo prima. Quanto a me, va ogni giorno meglio. Sto lavorando molto per essere nelle migliori condizioni possibili al Mugello, visto che al GP d’Italia, come è noto, farò una wild card. Anche adesso, mentre parliamo al telefono, sto andando a fare fisioterapia. Poi partirò per Vallelunga.
Proverai qualcosa di nuovo sulla Desmosedici al GP d’Italia o avrai una moto uguale in tutto a quella degli ufficiali?
Non lo so, questa è una domanda che andrebbe fatta a Ducati. Però non penso che ci saranno grosse novità e, anzi, credo che potrò vivermela a pieno da pilota e è quello che spero. Il Mugello è un luogo magico e la Desmosedici è una gran moto e oggi il gap con gli altri è abbastanza consistente da potermi permettere, almeno credo, di non dover provare qualcosa di rivoluzionario in gara.
Che aspettative hai?
Divertirmi e fare bene. E’ così sempre ogni volta che partecipo a una qualsiasi gara. In più, questa volta, c’è l’esempio di uno che fa il collaudatore come me (ride, ndr) e che si chiama Dani Pedrosa: lui ha dimostrato che anche da wild card si può lottare lassù davanti.
Sugli altri piloti Ducati in vista del Mugello e in particolare su Enea Bastianini che ci dici?
Li vedo carichissimi e pronti a mettere più Desmosedici possibili davanti a tutti, possiamo farlo. Quanto a Enea, infine, l’ho visto piuttosto bene l’altro giorno nel test con la Panigale al Mugello e credo che la sua partecipazione al GP d’Italia non dovrebbe essere in discussione. Il suo infortunio è stato piuttosto delicato e ha richiesto tempo, ma credo che ormai siano maturi i tempi per rimettersi in pista, anche se l’ultima parola, come è giusto che sia, spetta sempre ai medici.
L’ultima e poi ti lasciamo alla fisioterapia: Jorge Lorenzo anche in queste ore ha detto che Marc Marquez lascerà la Honda per Ducati. Ci credi?
Al momento no. Poi, certo, se si dovessero allineare le stelle e creare tutte le condizioni necessarie, credo che non esisterebbe sulla faccia della terra qualcuno che non si chiederebbe se prendere o no Marc Marquez. Ma Ducati al momento non ha bisogno di Marc Marquez o di fare follie pur di prenderlo e francamente non so neanche quanto lui abbia davvero intenzione di non continuare con Honda. Vedremo…