Chi meglio del campione Mick Doohan, in qualità di pilota ex Honda, può dire la sua sul marchio giapponese? E se poi si lascia andare a “confessioni” sul suo rapporto con Marc Marquez, anche meglio. Intervistato da Marca, l’australiano conosce la Honda di prima mano, che se la moto che guidava lui negli anni ’90 non ha più, ovviamente, niente a che fare con quella attuale. Doohan assiste ai GP come spettatore. Con Marquez ha avuto sempre un buon rapporto, anche se la situazione è un po’ cambiata: “Ad essere onesti, non parliamo più molto. Sta facendo un ottimo lavoro, ma purtroppo la moto non va molto bene. Non posso aiutarlo. Lo vedo. L'altro giorno ero a Barcellona, ma ora si è trasferito a Madrid. Poi è arrivato il weekend di Le Mans, ma posso dire che sono un grande fan di Marc, quello che riesce a fare con la moto è incredibile. È in grado di ottenere il massimo dalla sua moto e di mantenerla, ma purtroppo deve spingere troppo ed è difficile per lui ottenere la consistenza che aveva prima. In ogni caso, è ancora relativamente giovane, quindi speriamo che la Honda torni o che possa trovare un altro posto”.
Doohan chiaramente non si sente di consigliare direttamente a Marquez se lasciare o meno la Honda, ma un suggerimento glielo dà: “Non sono al suo posto per conoscere le operazioni interne alla Honda e il tipo di impegno che c'è. Se fossi al suo posto, vorrei sapere al 100% quanto Honda si impegni a sviluppare la moto nella giusta direzione. Non solo verbalmente, ma anche materialmente. Se non sono in grado di farlo, me ne andrei”. L’identificazione con l’attuale campione c’è: “È la stessa cosa che è successa a me. Ogni anno mi lamentavo e parlavo con altri costruttori, ma sono rimasto con la Honda perché vedevo che stavano continuando il loro sviluppo. Non si trattava solo di soldi, perché stavano andando bene dal punto di vista finanziario, ma dell'intero pacchetto. Altri piloti non hanno avuto quello che ho avuto io in termini di impegno nello sviluppo della moto. Se Honda non si impegna, allora, come ho detto, bisogna guardare altrove”.