Terra di delusioni e redenzione, Montecarlo. Per tantissimi che in queste strade iconiche hanno corso, sbagliato, fallito, ma per un pilota della Formula 1 moderna in particolare. Daniel Ricciardo a Monaco vive, come molti altri piloti sulla griglia, con il cuore e tutto il resto diviso in due: metà in Australia, a Perth, e metà qui, tra le iconiche curve del Principato.
Questo weekend Daniel, per ricordarlo a tutti e a se stesso, ha voluto scriverlo anche sul casco speciale: queste sono le mie strade. Di casa, certo, di quotidianità e di tutte quelle cose lì, normali, ma anche e soprattutto strade in cui la sua carriera ha preso bivi inaspettati, punti di svola che tutti abbiamo impressi nella mente.
Perché Monaco ricorda Ayrton Senna, le grandi imprese sotto la pioggia, ricorda Michael Schumacher e gli altri grandissimi, i successi più vicini nel tempo di Nico Rosberg, ma nell'era moderna della Formula 1 più recente quando si pensa a Montecarlo è impossibile non pensare a lui.
Quando nel 2018 Daniel Ricciardo è riuscito, nonostante un problema al motore, a vincere il Gran Premio di Monaco, la parola che ha usato per descrivere il successo è stata solo una: redenzione. Per quel motore che sembrava non volerlo portare a fine gara, con un 25% in meno di potenza negli ultimi infiniti giri, per quella scuderia che nel 2018 aveva ormai scelto un'altra punta di diamante, un nuovo bambino prodigio su cui giocare tutto, lasciando a un talento come Ricciardo il ruolo di secondo pilota alle spalle di questo idolatrato, giovanissimo, Max Verstappen.
E poi redenzione per la sconfitta insopportabile che sempre lì, sempre a Monaco, si era consumata due anni prima, nel 2016. Il sabato la gioia della sua prima pole in carriera, la domenica un ampio margine di vantaggio sulla Mercedes di Lewis Hamilton. Il solito trenino di Montecarlo e una vittoria, per l'australiano, che sembrava già scritta. Poi l'errore. I meccanici che durante il pit stop escono tardi, e Ricciardo che si ritrova fermo per un tempo che sembra infinito ad aspettare, e a guardare mentre - impotente - perde la sua occasione d'oro.
Un giorno insopportabile, assurdo per una gara spesso così prevedibile come quella del Principato. Ma anche la spinta della redenzione che, due anni dopo, ha segnato l'ultimo successo di Daniel con la Red Bull. Poi sfide intrecciate, cambi inattesi, decisioni, errori e rivincite. Ma con il cuore, almeno un po', sempre qui a Monaco, dove questo weekend ci si prepara per tornare sulle strade di casa. Terra di gare prevedibili, di lunghi trenini in cui chi ha guadagnato la pole si trova vincitore della gara, ma anche terra di imprese storiche, grandi delusioni e infinite redenzioni.