Yamaha gli ha messo gli occhi addosso già da tempo, Honda, probabilmente, farebbe carte false per averlo dopo esserselo lasciato scappare in tempi non sospetti, e Ducati, di certo, ci farebbe più di un pensierino. Però lui, Joan Mir, ha giurato fedeltà a Suzuki ed è con la moto e la squadra che gli hanno permesso di vincere il mondiale nel 2020 che vorrebbe restare, anche se adesso i mal di pancia cominciano ad essere un po’ troppi e, troppo spesso, anche resi pubblici. Quello che il campione del mondo non ha digerito è stato, almeno a leggere le dichiarazioni di questi ultimi giorni, il fatto che Suzuki, rispetto agli altri marchi, non sarebbe stata in grado di migliorare in maniera significativa la moto rispetto alla stagione scorsa, con un gap dagli avversari che adesso è evidente e talvolta anche incolmabile.
“Amo Suzuki, ma ancora di più amo vincere – ha detto in una intervista alla Gazzetta dello Sport – Io vorrei restare, perché sento che la Suzuki è casa mia, ma voglio poter lottare ancora per il titolo mondiale”. Parole che hanno il sapore di un ultimatum, soprattutto in considerazione del fatto che il contratto del campione del mondo con la casa giapponese scadrà alla fine del prossimo anno. “Sarà molto importante vedere come finiremo l'anno e quanto in Suzuki desiderosi di vincere di nuovo. Sarà la chiave per decidere se restare o partire”. Servirà anche una persona in grado di prendere il posto lasciato da Davide Brivio: “Serve – ha aggiunto Mir - una persona seria, che crei armonia nella squadra e tra giapponesi ed europei. E non è facile trovarla”.
Il problema principale per il maiorchino, però, ha natura tecnica, tanto che ha lamentato, anche in passato, un gap troppo evidente sulla velocità di punta e un ritardo non giustificabile sull’introduzione dell’holeshot, che abbassa la moto consentendo performance migliori in rettilineo. “Il piano era ripetere il 2020. Sto andando più forte, ho più punti. Il problema è che anche tutti gli altri sono più veloci – ha spiegato - Non siamo migliorati come gli altri. Prima andando un po' meno al limite potevo raggiungere il podio, ora, anche se non sono molto lontano, non ho la possibilità di lottare per vincere. Alla Suzuki, abbiamo pensato che il pacchetto fosse sufficiente anche quest'anno per lottare per il titolo. Quando hanno visto che non era così, hanno iniziato a portare aggiornamenti, come il dispositivo di abbassamento”.
I problemi dovranno essere risolti e superati già dai test di Misano Adriatico, in programma per i giorni successivi al gran premio, in cui case e team, e quindi Suzuki compresa, saranno chiamati a provare molti dei materiali in preparazione per il 2022. Per Mir e Suzuki, però, prima c’è il GP di San Marino e c’è un mondiale che bisogna provare a vincere: “Dobbiamo migliorare la classifica, soprattutto per lottare per vincere le gare e mettere sotto pressione Quartararo, che è molto rilassato con 56 punti di vantaggio. Dobbiamo renderlo un po' nervoso. Serve qualcosa che sono convinto arriverà presto”.