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No, gli eroi non sono tutti giovani e belli: Aleix Espargarò è vecchio e senza speranze

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

26 giugno 2022

No, gli eroi non sono tutti giovani e belli: Aleix Espargarò è vecchio e senza speranze
Ad Assen, per il GP d’ Olanda, Aleix Espargarò ha corso la gara della vita. Quando si è trovato 15° per colpa di un altro non ci ha creduto e ha spinto, guidando come un assassino per tutta la gara e chiudendo 4° ai piedi del podio. È un miracolo sportivo alla Marc Marquez, alla Valentino Rossi dei tempi migliori. Solo che lui, a differenza loro, non è mai stato un campione

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Aleix Espargarò non ci ha mai creduto. Quando gli dicevano che era un sopravvalutato, che parlava troppo, che l’affare della sua carriera era stato trovare un manager capace di rifilare clamorose fregature proponendolo come pilota, spesso per fare da seconda guida limitandosi a risultati dignitosi. Aleix non ci ha creduto alla soglia dei 200 GP disputati senza mai una vittoria, nemmeno sotto una pioggia battente o con un cambio moto a scombinare la classifica. Non ha creduto a chi diceva che l’Aprilia, in MotoGP, era come un canotto nel mezzo dell’Oceano e che per lui sarebbero stati un paio d’anni a mezzo servizio prima della pensione, già allestita con un paio di figli e la passione per la bicicletta in un paradiso fiscale.

C’era da aspettarsi che non avrebbe creduto nemmeno ad una gara finita nella ghiaia di Assen, dopo essere stato sbattuto fuori da un Fabio Quartararo in pieno eccesso di autostima. E infatti ha dato tutto, anche quello che da lui non era lecito aspettarsi. Aleix Espargarò ha tenuto la moto come la cloche di un aereo che si schianta, l’ha riportata in pista e ha cominciato a picchiare. Da quindicesimo che era è arrivato quarto con un dei più bei sorpassi che si siano mai visti nella cattedrale del motociclismo: all’ultimo giro, su due piloti assieme, all’ultima variante prima del traguardo. Roba da lacrime agli occhi, da non dormirci per settimane.

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Massimo Rivola ha raccontato che Aleix ha fatto una di quelle gare che lui guardava in TV con Valentino. E ha ragione, per correre così - mentre le bandiere con la croce di Sant’Andrea ti ricordano che piove - devi essere un fuoriclasse. Devi nascere per fare quello e quello soltanto, perché non passi metà dei piloti più veloci al mondo senza credenziali adeguate. Aleix, anche oggi, non ci ha creduto. Ha dato il gas, quello soltanto, fino alla fine. Valentino Rossi e Marc Marquez quella roba e l’hanno fatta vedere a vent’anni, da assoluti favoriti al mondiale. Il capitano d’Aprilia il prossimo 30 luglio ne festeggia 33 e non è mai stato un vero favorito, non lo è nemmeno adesso che si trova a 21 punti da Fabio Quartararo e arriva in una delle sue piste preferite, Silverstone, come unico pilota in griglia ad essere sempre andato a punti. Gli eroi non son tutti giovani e belli: uno è vecchio e senza speranze, almeno secondo il resto del mondo. Solo che lui, Aleix Espargarò, non ci ha mai creduto. E finirà per convincere anche tutti noi.

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