Ci siamo: sabato 4 novembre 2023 (alle ore 21 italiane) si gioca al Maracanã di Rio de Janeiro Boca Juniors-Fluminense, la finale della Copa Libertadores, ennesima sfida tra Argentina e Brasile. Per il Boca la vittoria significherebbe la settima Copa e condividere con l’Indipendiente il primato di Libertadores vinte, per il Fluminense sarebbe la prima volta in un trofeo atteso più di sessant’anni; per gli argentini vincerla nello stadio brasiliano per antonomasia non avrebbe prezzo, idem per i carioca trionfare dove gioca le partite casalinghe e che condivide con i rivalissimi del Flamengo sarebbe la combo perfetta.
Due vecchie conoscenze
In finale si sfideranno due vecchie conoscenze del calcio europeo: Edison Cavani e Marcelo. Edison Cavani giocherà con i Xeneizes, i genovesi, così vengono chiamati i giocatori del Boca, soprannome nato grazie alla colonia genovese nel quartiere La Boca di Buenos Aires, i cui tifosi nel 1907 scelsero i colori della loro squadra in base ai colori della bandiera della prima nave che avrebbe attraccato nel porto di Baires: la prima ad arrivare batteva bandiera svedese. Ecco spiegata la scelta dei colori gialloblu. Marcelo sarà in campo con i Pó de arroz, i polvere di riso così chiamati perché nel 1914 a Carlos Alberto, il primo giocatore mulatto del Fluminense, venne cosparso il viso di questa polvere per sbiancargli la faccia: il trucco durò pochi minuti, i tifosi avversari anche qualche sostenitore del Flu iniziò a protestare per la sua presenza. Razzismo allo stato puro. Fu Carlo Alberto di fatto ad aprire la strada a campionissimi come Leonidas, Garrincha e Pelè. In onore di tutto ciò, nelle partite importanti i tifosi del Fluminense sono soliti lanciare in aria il borotalco; Lebron James non ha inventato niente.
La Libertadores è qualcosa di unico
The Observer, il Superclásico tra Boca Juniors e River Plate occupa il primo posto in una lista ideale dei cinquanta avvenimenti sportivi da vedere prima di morire. Una rivalità totale, che molto spesso ha raggiunto momenti di autentica follia, sia che si giochi alla Bombonera, lo stadio del Boca o al Monumental, lo stadio del River. Da questi aneddoti si evince come la Copa Libertadores sia qualcosa di unico e sia la competizione per squadre di calcio più epica, più romanzata, più incredibile, molto più sentita e meno legata al business rispetto alla Champions League europea. Del resto non è un caso che i più grandi narratori di calcio siano l’uruguagio Eduardo Galeano e l’argentino Osvaldo Soriano: il calcio in Sudamerica è una faccenda terribilmente romantica, in grado di suscitare passioni più che altrove e di generare rivalità totali, una su tutte il Superclásico tra Boca Juniors e River Plate, le due principali squadre di Buenos Aires. In un famoso articolo pubblicato dal periodico britannico
Il Superclásico ha visto cose che noi umani…
Un paio di esempi? Nel 2015 la partita fu sospesa dopo il primo tempo perché i giocatori del River furono attaccati con uno spray urticante. Niente in confronto a quanto successe nel 2018: la gara di ritorno della finale dovette essere disputata addirittura a Madrid – nella capitale spagnola, proprio così - perché i tifosi estremisti del River Plate avevano assaltato il bus che stava portando la squadra del Boca allo stadio, bombardandolo con bengala e con tutto ciò che trovavano per strada. Speriamo fili tutto liscio sabato prossimo a Rio, dove sono attesi almeno 100mila tifosi del Boca, gran parte dei quali sprovvisti di biglietto. Il Maracanã ha una capienza di 78.838 posti, più che dimezzata rispetto alla capienza del dopoguerra, quando non si erano ancora resi obbligatori i posti a sedere.
Il calcio è una questione di vita o di morte?
Si narra che in alcune partite l’Estádio Jornalista Mário Filho – questa la vera denominazione del Maracanã – sia arrivato a contenere sino a 200mila spettatori; per la precisione furono 199.854 i presenti il 16 luglio 1950, quando l’Uruguay sconfisse il Brasile contro ogni pronostico nella partita decisiva del girone finale che assegnava la Coppa del Mondo, provocando tra gli spettatori 56 morti e 34 arresti cardiaci, così come le cronache locali non mancarono di riferire di diversi suicidi. Il calcio in Sudamerica va oltre ogni ragionevole dubbio e fa impallidire il celebre assioma di Bill Shankly, leggendario allenatore del Liverpool dal 1959 al 1974: “alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d’accordo. Il calcio è molto, molto di più”.
Finale in diretta su Mola Tv
Dove vedere la finale della Copa Libertadores di sabato 4 novembre? Su Sky? Su Dazn? In chiaro sulle reti Rai o Mediaset? Nossignori. La finale sarà trasmessa da Mola Tv, un servizio di streaming video on demand e over-the-top indonesiano, di proprietà dell’azienda indonesiano Djarum, i proprietari del Como 1907, che milita in serie B ed ha come main sponsor proprio Mola Tv. Abbonarsi costa 3,99 euro al mese e nel suo bouquet figurano la Libertadores, i campionati argentini, brasiliani, la Eredivisie e tanto altro. In questo articolo siamo partiti dal Sudamericana e siamo arrivati in Indonesia, passando anche per Como: proprio vero, le vie del calcio sono davvero infinite.