Chiuse le porte del calciomercato è giusto dire una cosa. La qualità della serie A 2021/22 è superiore a quella dello scorso anno. Nonostante l’esodo dei top player come Romelu Lukaku, Cristiano Ronaldo e Achraf Hakimi sembrava poter destabilizzare l’intero panorama italiano e vince ha finito per esaltarlo. E pur di brutto. Perché è vero che non ci sono più campioni, ma come ha detto Maurizio Sarri: “Non contano i calciatori ma le idee”. Parole più giuste non c’erano. Perché i nostri top player quest’anno sono gli allenatori. Massimiliano Allegri, Filippo Inzaghi, Josè Mourinho, Luciano Spalletti, Maurizio Sarri, Gian Piero Gasperini e Stefano Pioli per le big.
Ma anche Vincenzo Italiano, Alessio Dionisi, Aurelio Andreazzoli, Sinisa Mihajlovic, Ivan Juric, Eusebio Di Francesco e Roberto D’Aversa per quanto riguarda il centro classifica. Tutti con idee diverse per le loro rose. Da chi preferisce il tiki taka a chi sfrutta le verticalizzazioni veloci, chi con tre passaggi vuole che la propria squadra vada al tiro e chi preferisce un gioco più attendista. Ci sono squadre che sfruttano “il puntero” e altre che giocano con gli esterni, squadre che sfruttano la forza fisica del proprio centrocampo e organici che hanno soltanto mezzali di qualità. Ma dove lo troviamo un campionato del genere?
E poi ci sono i calciatori. Lo ripetiamo, la perdita dei top player potrebbe aver apparentemente tolto la qualità degli organici, ma invece no. Tralasciando gli arrivi dei vari Tammy Abraham, Felipe Anderson e Olivier Giroud di turno adesso ci sarà finalmente quel famoso spazio per i giovani che tanto abbiamo bramato nelle nostre chiacchiere da bar. Finalmente potremmo vedere il potenziale di Raspadori, l’Inter ha blindato il giovane Satriano, Pellegri al Milan partirà come riserva ma avrà il suo spazio, la cantera della Roma e della Lazio. Le scommesse sconosciute di Genoa, Empoli, Fiorentina e Salernitana con Bajrami, Cambiaso, Maleh e Ruggeri, i talenti “green” che devono confermare la loro titolarità come Carboni del Cagliari, Vignato del Bologna, Daamsgard alla Sampdoria ed Erlic dello Spezia.
C'è anche chi deve riscattare una stagione altalenante o smentire i propri detrattori. Sandro Tonali al Milan, Dejan Kulusevski della Juventus, Patrick Cutrone e Marko Pjaca, Kean, Castrovilli e Orsolini. Tutti grandi promesse ma che, almeno per quanto riguarda lo scorso anno, non hanno saputo reggere alle pressioni mediatiche e, soprattutto del campo.
Infine c’è la competitività delle prime otto squadre. Il palese indebolimento della Juventus e il conseguente rafforzamento delle concorrenti hanno aumentato le incognite su chi vincerà lo scudetto, mai così incerto forse da una quindicina di anni. Al momento l’Inter sembrerebbe in vantaggio per il secondo campionato vinto consecutivamente ma attenzione anche al Napoli, che nonostante abbia fatto due acquisti soltanto con Luciano Spalletti ha finalmente un’identità di gioco chiara. Josè Mourinho va dove c’è la possibilità di vincere e la Roma, autentica regina del mercato, sembra essere tra le più accreditate per alzare un trofeo. E ancora l’Atalanta rimane la mina vagante di sempre, il Milan ha una rosa lunghissima così come la Lazio che con Mattia Zaccagni, arrivato sul gong finale, può davvero dire la sua. Ma non la serie A non si ferma qui.
Gli ultimi posti per l’Europa, o Conference League, sono insidiati dalle ruspanti Fiorentina, Sassuolo e Cagliari che pur essendo un gradino sotto per interpreti, hanno tutte le carte in regola per ammazzare le grandi. Non è un caso che la Juventus sia stata lasciata per ultima. Questo periodo è forse il più difficile che i bianconeri stanno passando. L’acquisto di Manuel Locatelli è un ottimo inserimento per un centrocampo che faticava a creare azioni da gol mentre Moise Kean, al momento, non è neanche lontano a rimpiazzare Cristiano Ronaldo che, volente o nolente, garantisce almeno trenta gol stagione. Questa annata sarà il vero banco di prova di Massimiliano Allegri. Se conquisterà il suo settimo scudetto con una rosa nettamente inferiore a quelle precedenti allora potremo parlare davvero di uno dei migliori allenatori in circolazione, se non il migliore. Ma bando alle ciance, soltanto il campo confermerà quanto detto fino ad ora. Perché come direbbe lo stesso mister bianconero: “I discorsi li porta via il vento, le biciclette i livornesi”.