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Gay nel calcio,
Marco Bucciantini: “La virilità serve
solo se fai l’attore porno”

  • di Filippo Ciapini Filippo Ciapini

21 febbraio 2021

Gay nel calcio, Marco Bucciantini: “La virilità serve solo se fai l’attore porno”
Il giornalista farà parte della nuova squadra dell'oramai punta di diamante dello sport targato Sky, il Club condotto da Fabio Caressa. Analisi e commenti post partita e ospiti di spessore, nello studio insieme al commentatore toscano ci saranno "Lo Zio Giuseppe Bergomi", Luca Marchegiani, Melissa Satta e Paolo Di Canio. Abbiamo intervistato Marco Bucciantini qualche mese fa, ecco cosa ci ha detto

di Filippo Ciapini Filippo Ciapini

Nonostante Sky abbia perso la sua gallina dalle uova d'oro ha cercato di ridisegnare la linea editoriale con il famoso programma condotto da Fabio Caressa. Fino a pochi mesi fa "Il Club" commentava e analizzava gli highlights della serie A e adesso, visti i mancati diritti televisivi del campionato italiano, ha acquistato quelli di Champions League, Premier League, Bundesliga e Ligue 1. Tra i nuovi ospiti fissi ci sarà il giornalista Marco Bucciantini. Noi lo abbiamo intervistato su un tema molto delicato, quello relativo ai calciatori restii di dichiarare apertamente la propria omosessualità. Abbiamo dato ampio spazio a questo argomento perché è inconcepibile come possa essere considerato ancora un tabù nel 2021. Marco Bucciantini ha sottolineato come sia un problema di convenienza che non riguarda soltanto il calcio e lo sport in generale, ma altri ambiti come la politica e l’economia, dove la virilità viene, purtroppo, associata al potere a discapito del talento. Questo “deludente immaginario collettivo”, secondo il nuovo opinionista del Club, non aiuta di certo i ragazzi a dichiararsi apertamente e soprattutto serenamente.

Nella chiacchierata, avvenuta la scorsa stagione, avevamo parlato anche dell'Inter, favorita per il campionato e che, qualche mese più tardi, si è laureata campione d'Italia.
 

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Marco Bucciantini

Bucciantini, perché gli omosessuali nel calcio fanno fatica a dichiararsi?

Forse è un tabù in tanti posti dove non conviene, è la convenienza che ha cambiato il mondo. La possibilità che ci siano nuovi diritti ha portato molte persone a venir fuori anche se secondo me parlarne non è una notizia, lo dico. Chi ha lottato ed ha avuto la forza per farlo adesso vive con serenità, ma non penso sia un problema circoscrivibile soltanto al calcio.

Cioè?

Nello sport si fa fatica perché è visto come un’esaltazione della mascolinità. Nelle donne è identificazione della parità di genere e per loro è stato ancor di più un gesto di libertà. Le donne sono avanti, nettamente avanti. Per gli uomini viene visto, purtroppo, come il negare un’affermazione di mascolinità. Ma questo è un tabù anche altrove, ho molta stima dei politici che l’hanno detto. Tutti i ruoli dove c’è un potere fisico, politico o economico. Il potere si associa al maschio duro e fanno quindi fatica a darne notizia per non andare contro l’immaginario collettivo. È uno sprofondo culturale del mondo d’oggi.

Anche calciatori come Lahm ed Ekdal hanno fatto intendere che il problema sia di convenienza…

Il potere fisico, economico o politico dipende dalle qualità non certo dalla virilità, fino a quando lo assoceremo alla mascolinità sarà purtroppo sempre un tabù. Omosessuale non significa meno virile.

Non lo trova folle questo bigottismo?

È peggio di folle, è deludente. Il mondo ha deciso le convenienze e un uomo perché debba essere un leader sportivo o politico allora deve essere un modo. Se ci fossero più coming out molti ragazzi potrebbero vivere in un mondo dove dirlo sarebbe più facile. I grandi hanno anche questo compito e lo ripeterò fino all’infinito, la virilità non è un valore, punto. Se devi fare l’attore porno sì, altrimenti non ti serve a niente. Sono le qualità che hanno reso i politici veri e capaci, stesso discorso per il talento negli sportivi, non di certo la mascolinità.

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Lukaku e Ibrahimovic

Cambiamo argomento, domenica c’è il derby di Milano, chi vede favorito?

L’Inter è una squadra fatta, in questo momento è quella da battere. Sono entrati in modalità di grande forza, si sono battuti da soli in coppa Italia e in questo momento hanno certezze tattiche. Si può permettere di aggiungere giocatori importanti ma non fondamentali come Eriksen. Il danese era frutto di idee non riuscite ad inizio campionato, adesso sembra aver trovato la quadra.

Il Milan invece?

Il Milan è squadra da tanto tempo anche se in queste settimane ha pagato l’appannamento fisico e mentale ed un organico ridotto all’osso. Contro lo Spezia, Bennacer, che per me è un giocatore strepitoso, non era al meglio e infatti si è infortunato nuovamente. Così come Chalanoglu che ha le qualità per essere determinante ma è fuori condizione. Meglio un asino vivo di un dottore morto, i rossoneri sono calati perché i titolari rientrati non erano al 100% ma appena lo saranno tornerà ad essere competitivo. Sarà una bella partita.

Sarà decisiva per lo scudetto?

Lo sarà se vince l’Inter perché diventa la netta favorita. Se invece toccherà al Milan dimostrerà di essere ancora in campo per la lotta. Credo però che il primo classificato è il favorito. Il campionato lo vince chi fa meglio non chi è più forte. A volte mi sembra meglio la Roma, altre l’Atalanta per l’intensità, il Napoli per come tratta la palla, la Juventus per le individualità. Vincerà chi farà le cose più giuste, chi verso la fine, dimostrerà nervi saldi.

Quale è la squadra quella che ti ha deluso in questa prima parte di campionato?

Probabilmente in questo momento ci sono Cagliari e Torino che sono troppo in fondo alla classifica. Il Cagliari non può avere così pochi punti in classifica. Ha una rosa fisica e di qualità, ha Godin che ha giocato finali di champions, Nainggolan e Rugani arrivati a gennaio, Joao Pedro che dopo Lautaro Martinez è la seconda punta più forte in Italia, hanno un grande portiere come Cragno. È misterioso che la somma di questi punti porti quella posizione in classifica. Ha anche sfortuna, ma non è una spiegazione.

Quale ti ha impressionato maggiormente?

Il Verona. È una squadra che gioca con coraggio e lo ha trasferito al gruppo e di conseguenza ai singoli. E’ un esempio di coraggio nello sport, tentano cose difficili e belle. Hanno sentimento per il calcio. Un organico che ha esaltato anche i singoli. Zaccagni sta facendo la stagione migliore della vita, Di Marco e Barak segnano a ripetizione e quest’anno sono tutti esplosi. La squadra di Juric quando difende sembra che proteggano la vita, quando attacca è un esercito giapponese pronto a vincere ogni guerra.

Oltre ai tre già citati, c’è un altro calciatore che ti colpito positivamente?

Ho un debole per come Luis Muriel tratta la palla. La sfera è tonda, rimbalza e va dove vuole ma quando la tocca lui diventa una cosa bella, fa sembrare tutto facile. È devastante.

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